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Interviste

Diego Schwartzman: “Mi chiedono se sono infortunato: rispondo che è la mia mente ad essere infortunata”

L'ormai ex tennista argentino si racconta senza peli sulla lingua in occasione del suo ultimo torneo. Traduzione di Elena Leccardi

Last updated: 27/12/2024 13:50
By Redazione Published 25/12/2024
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9 Min Read
Diego Schwartzman - Shanghai 2023 (X @atptour)
Diego Schwartzman - Shanghai 2023 (X @atptour)

di Sebastian Varela, pubblicato da Clay il 27 agosto 2024

NEW YORK – Diego Schwartzman ha ricevuto una sorpresa inaspettata. Ha giocato la sua ultima partita di un Grande Slam in uno stadio iconico come il Grandstand degli US Open e ha ricevuto un omaggio dagli organizzatori.

Ora, l’argentino guarda al futuro. “Voglio aiutare il tennis in America Latina organizzando tornei”, ha confessato Schwartzman in un’intervista con CLAY, avvenuta durante le qualificazioni di Wimbledon, dopo una sconfitta molto diversa rispetto a quella di New York. Ha detto addio a Londra senza tributi o grandi folle; al Queens lo ha fatto con l’affetto di uno stadio pieno, il riconoscimento del suo avversario, Gaël Monfils, e dei regali da parte della USTA.

In questa intervista ha parlato della nuova fase della sua vita e di come voglia aiutare il tennis nella sua regione a riconquistare il terreno perso negli ultimi anni, a livello globale. “Stiamo lavorando per avere un torneo durante la settimana in cui si svolgeva l’ATP di Cordoba; non sarà un 250, ma speriamo di avere un altro buon evento”, ha dichiarato nell’intervista Schwartzman, che disputerà il suo ultimo torneo professionale a Buenos Aires a febbraio.

è finita…

Purtroppo, il serbatoio si è svuotato. Il tennis ti obbliga a mantenere un livello molto alto di pazienza e consistenza per fare bene. L’impegno verso la routine deve essere forte e io non me la sentivo più, quindi non ha molto senso continuare, perché sono sempre stato un giocatore che amava il tennis. Amo quello che facevo, ma solo se posso farlo bene e con l’intensità necessaria. Farlo al 50% delle mie capacità… preferisco davvero restare a casa e godermi la vita lì.


Cosa è cambiato da quando hai annunciato il ritiro?

Ci sono state molte emozioni, sì, ma allo stesso tempo mi sento molto bene, sono felice; ho iniziato a godermi un po’ di più lo stare a casa, ho anche iniziato a riguardare i risultati che ho ottenuto nella mia carriera. Sono stato in grado di prendere la decisione da solo, di capire il mio corpo, la mia testa e sapere che era da un po’ che ero esausto, che non potevo più sostenere ciò che avevo sempre fatto molto bene. Ho preferito prendermi una pausa, continuare a giocare qualche torneo che mi piace ma già preparandomi al futuro.


Sono successe molte cose nella tua vita. Hai fatto la proposta di matrimonio alla tua ragazza e ti sposerai l’anno prossimo.

Questo mi rende molto felice, perché è anche una nuova fase. Penso che a poco a poco sto chiudendo dei capitoli e iniziandone di nuovi, e questo fa parte della vita. La verità è che il modo in cui mi sono allenato e preparato in tutti questi anni è stato molto radicale; ho smesso di fare molte cose che avrei potuto fare, ma che sicuramente non mi avrebbero portato a quello che sono stato nel tennis, a ciò che sono riuscito a raggiungere per me stesso e per il team che avevo. Quindi, con il tempo, questo mi ha dato molto, e oggi voglio iniziare a godermi altre cose. So che, se mi godessi queste altre cose, non potrei mantenere ciò che facevo in campo, quindi non avrebbe molto senso.


Vuoi avere dei figli?

Sì, ma più avanti. Sì, sì, abbiamo dei piani per prendercela con calma, per goderci il momento insieme, costruire un percorso insieme a Euge e allargare la famiglia, ma c’è ancora molta strada da fare. Come hai detto, ci sono molte cose in ballo, e adesso dobbiamo lasciare che il tempo passi.


Quali sono i momenti più speciali della tua carriera?

Ho avuto diversi momenti, ho avuto molta costanza durante i vari anni. Quando guardo indietro, ci sono stati molti momenti in cui mi sono sentito incredibile, sicuro di me e mi sono divertito. Il 2020 è stato molto speciale, perché è stato un mix di situazioni molto strane. Da un lato, eravamo nel pieno della pandemia, e non dimenticherò mai che non riuscivo a smettere di vincere partite. Quell’anno e mezzo ha finito per stremarmi, è stato molto faticoso.


C’è stata qualche reazione all’annuncio del tuo ritiro che ti ha sorpreso?

Molte persone mi chiedono se mi sto ritirando a causa di un infortunio, e non mi sono mai infortunato; rispondo loro che è stata la mia mente a infortunarsi. Ho passato momenti fantastici, tutto ciò che ho raggiunto è stato molto più di quanto immaginassi, il tennis mi ha dato molto più di quanto mi aspettassi, e da questo lato anche i giocatori lo sanno, lo capiscono, quelli che mi sono vicini e anche quelli che mi hanno osservato da più lontano sanno che tutto questo poteva portare a quell’esaurimento, e che è una decisione saggia. Penso che ci siano anche molti che, alla fine, non hanno il coraggio di fare quel passo decisivo anche se lo sentono da tempo, e io ho sempre voluto che fosse la mia decisione, alla fine.


Sei uno di quelli che hanno alzato la voce contro le decisioni prese dall’ATP che hanno danneggiato il Sud America, hai ricevuto qualche riscontro su questo?

Sì, in effetti stiamo cercando lentamente di lavorare, di vedere se riusciamo a organizzare un torneo in quella settimana in cui si teneva l’ATP di Cordoba. L’idea è di avere un buon torneo in quella settimana; non sarà un ATP 250, ma speriamo che prima di Buenos Aires ci sarà un buon evento. Speriamo che ciò possa accadere e, durante l’anno, mi piacerebbe molto poter aiutare il tennis nella regione organizzando tornei professionistici di ogni tipo. Credo che dare opportunità ai giocatori sia fondamentale, e lo si vede per esempio nel caso dell’argentino Horacio de la Peña, le opportunità pagano. Oggi vediamo molti giocatori che sono entrati nella Top 100 e giocano nei migliori tornei, grazie al fatto di aver partecipato a più tornei nella regione qualche anno fa nel circuito che Horacio ha organizzato.


Sembra una strada piuttosto in salita.

È difficile, soprattutto ora, con la situazione economica in cui vivono i nostri paesi, è complicato generare quei soldi. Ma penso che, se l’ATP facesse uno sforzo per capire la situazione nella regione e anche capire il numero di giocatori che vi sono in Cile, Perù, Argentina e tutti i paesi vicini, il Brasile? È una regione forte! Quindi, penso che potremmo trovare un modo in cui alcuni fondi privati, insieme all’ATP, possano cominciare a formare tornei, e spero di poter far parte di questo un domani, a partire dal prossimo anno, aiutando a creare questo tipo di opportunità per i giocatori. Mi piacerebbe davvero essere lì, voglio contribuire all’organizzazione di tornei. Mi hanno sempre aiutato, quindi se potessi aiutare un po’, sarebbe fantastico.

Traduzione di Elena Leccardi


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