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Interviste

Un tocco umano

Tenete lo champagne in fresco per Anna Kalinskaya

Last updated: 01/02/2025 1:18
By Redazione Published 11/01/2025
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19 Min Read
Anna Kalinskaya - Berlin 2024 (X @wta)
Anna Kalinskaya - Berlin 2024 (X @wta)

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Stile e bellezza sono due delle passioni di Kalinskaya al di fuori del campo. Quando le viene chiesto di nominare i suoi marchi preferiti, risponde: “Adoro Chanel e Miu Miu. Mi piace molto quello che hanno fatto con le gonne da tennis, abbinate alle sneakers. Direi che questi due sono i miei preferiti.” Ammette inoltre di avere una vera ossessione per le scarpe: “Mi piacciono le scarpe… moltissimo.” Quante paia possiede? “Tantissime,” ripete, guadagnandosi il soprannome di “Imelda Marcos del tennis”. “Ho visto che ad Alex De Minaur [il tennista australiano] è stato chiesto se ha più di 100 paia di scarpe. Ha detto di sì, e penso di averne sicuramente più di lui, se combini tacchi alti e scarpe sportive normali.” Probabilmente lui non ha tacchi alti, suggerisco. “Beh, chi lo sa?” dice con un sorriso ironico. Sembra competitiva, persino sulla quantità di scarpe. “Sono sicura che, tra le ragazze del circuito, vinco io.“

Un altro interesse di Kalinskaya è visitare musei e gallerie. Ha già trovato il tempo, prima di Wimbledon, per un’escursione al Natural History Museum di Londra, e discutiamo di una possibile visita alla Tate Modern. A Roma, racconta, voleva vedere il Vaticano. Per l’arte o anche per motivi religiosi? “Per l’arte.“

E riguardo al tennis? “Mi piace guardare il tennis maschile,” dichiara. “Penso che abbiano più opzioni di colpi e più tattiche.” Ha un giocatore preferito? “Non lo dirò,” risponde, girando la testa con un sorriso provocatorio. “Prossima domanda!” Non è, assicuro, un tentativo di farla parlare di Sinner. Può nominare chiunque voglia. “No, è troppo pericoloso,” dice ridendo, prima di cedere finalmente: “Okay… Roger.” Una risposta astuta e sicura. Ma c’è un’osservazione pungente. Quando le chiedo se ci fossero giocatori che ammirava da bambina, risponde: “Nadal. Ero ossessionata da lui. Ma poi ha perso una partita contro Roger. E sono diventata una fan di Roger. Rafa ha avuto alcuni match point e ha perso. Ero così delusa. Dopo di allora non l’ho mai più guardato.“

Spietata. Ma Kalinskaya non ha paura di dire ciò che pensa, almeno quando si parla di tennis. Anche lei ha subito sconfitte difficili, come quella contro Pegula a Berlino, dopo essere stata in vantaggio con sei match point. Tuttavia, ha dimostrato grande sportività, dicendo alla sua avversaria nel discorso da finalista sconfitta: “Se giochiamo così ogni volta, sarò felice per entrambe.”
Per quanto riguarda le sconfitte, cerca di mantenere una prospettiva filosofica. “Guardo sempre al quadro generale. Guardo più agli aspetti positivi della sconfitta a Dubai. Non mi sentivo bene lì, ma mi sono spinta fino alla finale e ho quasi vinto il torneo, quindi per me è stato incredibile. Certo, è deludente perdere, e ora ho perso un’altra finale [a Berlino], essendo così, così vicina, ma questo è il gioco. Spero di poter usare questa esperienza per una finale più importante a Londra o magari agli US Open.“

Quando le chiedo come lavora sul suo lato mentale, alza gli occhi al cielo con un’aria stanca ed emette un piccolo sospiro. “La parte mentale è super difficile,” ammette. “Ti perdi tante cose stando in tour; ti manca la famiglia, non puoi avere una vita normale, sei sempre in viaggio… È uno sport molto impegnativo. Non combatti solo contro l’avversaria, combatti contro te stessa. E per me è molto importante avere intorno persone positive e di supporto. È la chiave… Alla fine siamo solo esseri umani, e desideri avere qualcuno che ti capisca.“

***

La settimana successiva a Wimbledon, Kalinskaya inizia alla grande, superando l’ungherese Panna Udvardy al primo turno, la ceca Marie Bouzkova al secondo e la connazionale Liudmila Samsonova al terzo, il tutto senza perdere nemmeno un set. Sul campo, Kalinskaya è l’incarnazione della grazia, generando potenza con apparente facilità e senza emettere alcun grido, mentre i suoi colpi piatti e penetranti scivolano sulla superficie veloce. Sugli spalti siedono la sua allenatrice argentina Patricia Tarabini e un premuroso Jannik Sinner, quasi angelico in una felpa bianca immacolata che gli copre il volto, intento a mantenere un basso profilo. Anche Kalinskaya appare calma e contenuta, con celebrazioni della vittoria ridotte al minimo. Uscendo dal campo, viene circondata da un piccolo gruppo di fan in cerca di autografi e selfie.

Ma al quarto turno, contro la campionessa di Wimbledon 2022 Elena Rybakina, durante il debutto di Kalinskaya sul Centrale, la situazione precipita. La fragilità umana di cui parlava si manifesta chiaramente nel secondo set, quando chiama il medico e alla fine è costretta a ritirarsi a causa di un infortunio al polso. Il suo obiettivo principale, “restare in salute“, subisce così una battuta d’arresto. “È molto frustrante, molto triste,” dice nella conferenza stampa post-partita. “Probabilmente è il mio torneo preferito. Ma sono umana e non posso controllare completamente il mio corpo. Devo accettarlo, capire cosa sta succedendo, recuperare e prevenire situazioni simili in futuro.”

Mi torna in mente qualcosa che mi aveva detto in quel giardino accogliente prima del torneo. “Ogni settimana, più o meno, perdi, ma devi andare avanti. Il giorno dopo puoi già avere un altro torneo. E devi ricaricarti, recuperare e dimenticare. È importante imparare dalle sconfitte. A volte non hai molto tempo, ma anche questo è un’opportunità. Perché ci sono tanti tornei e hai un’altra possibilità.“

Ci saranno altri tornei, altre possibilità nei Grand Slam. Quando Kalinskaya parla di vincerne uno, lo fa in termini di “quando” piuttosto che di “se“. E dopo ci sarà una festa. (Come Kasatkina mi informa con sicurezza: “Anna sa come organizzare una festa come si deve.”)
Quando le menziono che Novak Djokovic, dopo aver vinto un Australian Open, ha festeggiato mangiando un singolo quadratino di cioccolato, Kalinskaya sembra inorridita. “Davvero? Io di sicuro berrò un bicchiere di champagne quando vincerò un Grand Slam,” dice. Forse due? “O una bottiglia… e non chiedermi quante paia di scarpe comprerò.“

Traduzione di Jenny Rosmini

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