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Interviste

Alcaraz torna sulla finale olimpica: “Le lacrime? Volevo mostrare al mio Paese come mi sentivo”

Giunto a Porto Rico per un'esibizione con Tiafoe, Carlos Alcaraz si racconta ai media locali parlando anche di chi lo ha preceduto: "L'apice della rivalità di Nadal, Federer e Djokovic non è replicabile"

Last updated: 03/03/2025 9:51
By Cipriano Colonna Published 01/03/2025
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6 Min Read
Carlos Alcaraz - Australian Open 2025 (X @AustralianOpen)

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Carlos Alcaraz ha raggiunto l’isola caraibica di Porto Rico, come da agenda personale, dato che nel fine settimana sarà protagonista di un match d’esibizione insieme a Frances Tiafoe. Il tennista spagnolo ha già fatto sapere, a rendere ancora più speciale la partita che lo attende, che si tratta della primissima volta in cui ha l’opportunità di visitare le bellezze del paesaggio portoricano.

Chiaramente, nella prospettiva agonistica questa tappa rappresenta invece il giusto intermezzo per avvicinarsi al secondo grande blocco della stagione dopo l’Australian Open: il Sunshine Double. Un’occasione per continuare ad allenarsi e limare gli ultimi dettagli prima della partenza per la California: ovviamente però, per quanto il costante miglioramento del proprio gioco sia sempre all’ordine del giorno per professionisti di tale calibro, non mancheranno di certo aspetti come la gioiosità e il divertimento, tipici dei caratteri e dei rispettivi stili tennistici sia di Carlos che di Frances che troveranno la loro massima espressione proprio in una circostanza amichevole.

I media locali hanno approfittato della contingenza favorevole nell’avere uno dei migliori giocatori al mondo, che difficilmente ricapiterà a breve, per porgli una serie di quesiti riguardanti il campo ma anche il di fuori. Alla domanda dell’inviato del quotidiano El Nuevo Dia su chi potrebbero essere i nuovi Big Three in grado di prendere il testimone di Federer, Nadal e Djokovic, la risposta di Carlitos è chiarissima: “E’ molto complicato. Loro hanno posto l’asticella del tennis e di ciò che si può fare ad un livello stratosferico. Ci sono molti tennisti capaci di vincere Slam, di battere i migliori. Giovani, tra i quali mi includo, che possono davvero lottare per grandi obiettivi. Ma raggiungere l’apice della rivalità tra Rafael, Roger e Novak è praticamente impossibile. Avremo le nostre battaglie, io avrò le mie con grandi avversari ma una rivalità come la loro non è replicabile“.

Alcaraz appare sempre come un ragazzo umanamente molto solare, allegro, grato alla vita per le opportunità che gli ha donato e che lui si è guadagnato con merito allevando con il sudore il suo prezioso talento. Tuttavia, ci sono momenti della carriera di un atleta di quel livello che nonostante possano essere vissuti da una persona capace di vedere sempre il bello nelle cose, di guardare ogni volta il bicchiere mezzo pieno; ti costringano a dover fare i conti con sentimenti ed emozioni che non pensavi avresti provato in quel determinato frangente.

Il ventunenne spagnolo è poi il tipico ragazzo che non maschera ciò che prova, non tenta di camuffarlo: esterna ciò che sente, nel modo in cui lo avverte, esprimendosi assecondando la sua personalità. Come dimenticare, quel silenzio così rumoroso – rotto d’improvviso da un pianto disperato – nell’intervista a caldo rilasciata sul Philippe Chatrier ad Alex Corretja dopo la sconfitta nella finale olimpica contro Djokovic.

Un KO che segnò profondamente Carlos, a tal punto da lasciargli cicatrici che ne avrebbero compromesso il rendimento per diversi mesi successivi. Una batosta emotiva, un durissimo colpo da digerire che per forza di cose obbligò il murciano a dover fare i conti con se stesso, con la gestione della propria emotività e con le ripercussioni che le emozioni possano avere in termini di pressione. E difatti, l’iberico intervistato per il canale YouTube “Molusco Tv“, stimolato sull’episodio, ricordando quella partita ha esposto una profonda riflessione in merito: “E’ stato un momento difficile, perché alla fine il mio obiettivo dall’inizio dell’anno era vincere la medaglia d’oro. Quando poi è arrivata la settimana olimpica, sentivo che fosse quasi necessario conquistarla. Una necessità a cui non potevo mancare. Ma quando ti imponi di avere la necessità di fare qualcosa, quel pensiero sarà sempre nocivo in campo da sostenere senza che ci siano conseguenze negative. Purtroppo, però, in quella situazione non fui in grado di allontanare quel pensiero. Anzi, ne fui completamento investito. Naturalmente, dopo una sconfitta del genere, appena quindici minuti dopo aver mancato un obiettivo a cui tenevi moltissimo, è complicato mettere tutto in una prospettiva più ampia e non soffermarsi a ciò che è successo pochi istanti prima. Subito dopo la fine della partita, avevo in testa un solo ricorrente pensiero: di aver deluso il mio Paese che credeva in me dove milioni di spagnoli si aspettavano che vincessi la medaglia d’oro. Ed è per questo che nel momento dell’intervista ho lasciato andare tutto ciò che avevo dentro, dando libertà ai miei sentimenti dinanzi alle telecamere. Volevo mostrare al mio Paese come mi sentissi in quel momento, credevo fosse necessario come se glielo dovessi“.

Dichiarazioni mature di chi ha compiuto un percorso di auto-analisi, comprendendo come da grandi poteri derivino grandi responsabilità che spesso possono anche far vacillare certezze emotive che credevi incrollabili.


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TAGGED:Carlos Alcaraz Garfiaolimpiadi parigi 2024
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