Jannik Sinner: quanto pesa la sua assenza?

Sinner non è a Miami e la sua assenza si sente, non solo per il tennis italiano, ma per l’intero circuito. In primis perché è il campione in carica che non potrà difendere il suo titolo, poi perché, oltre ogni partigianeria, un torneo senza il numero 1 al mondo non è mai la stessa cosa.
Appurato ciò, tutto questo fa bene o no al circuito?
Medevedev nei giorni scorsi si era espresso così, a precisa domanda: “Nel complesso l’assenza di Sinner, che ultimamente vince un torneo su due o forse anche un po’ di più, sicuramente fa comodo in termini di risultati non solo a me, ma a tutti”. Chiaro no? Manca il numero uno, manca il più forte soprattutto su queste superfici, può essere un bene per i suoi competitor. O no?
E’ lo stesso Medvedev, a darci una risposta che potrebbe sembrare involontaria, ma che in realtà non lo è: “ [….]Nello stesso tempo, visti i miei ultimi risultati, non mi preoccupo tanto di lui, perché negli ultimi tornei non l’ho nemmeno affrontato perché non sono andato abbastanza lontano…“
Ecco l’altro aspetto fondamentale di questa storia: l’assenza del più forte abbassa l’asticella della competizione, restituendo valori che non sono quelli corretti in una situazione di “normalità” del circuito. È di sicuro uno stimolo che manca, più che un’opportunità. Cos’è lo sport professionistico, se non il desiderio di competere fino al più alto livello?