Nella giornata di mercoledì 23 aprile Aleksandar Kovacevic scenderà in campo al Mutua Madrid Open 2025 contro Juan Manuel Cerundolo e lo farà con qualche possibilità di passare il turno. La sua stagione non è stata così brillante, eppure ha vinto qualche settimana fa il Challenger di Cap Cana, dove è stato intercettato da Sebastian Varela, collega di ‘CLAY‘ e ‘RG‘. Lo statunitense si è aperto in una lunga ed interessante intervista in cui in primis gli è stato chiesto cosa avrebbe fatto nel caso in cui non fosse diventato un tennista.
“Realisticamente avrei lavorato nella finanza, magari in un posto noioso. Ma se potessi sognare di fare qualcos’altro, sarei sicuramente uno snowboarder. La cosa che preferisco al mondo è stare su una montagna innevata, qualunque cosa io stia facendo, che si tratti di snowboard o semplicemente di relax. È decisamente più rilassante stare in montagna, sulla neve. È un modo per fuggire dal mondo reale, dalla mia vita normale. Il tennis mi ha dato tanto nella vita, ma a volte sembra anche un lavoro. La competizione è entusiasmante, ma può anche essere orribile. Non è bello perdere una partita per 6-4 al terzo set. Vincere è una sensazione fantastica. Mi piace giocare, ma apprezzo anche le poche pause che ci prendiamo. Non sono molti i tennisti che lo dicono, ma a volte ci piace anche non giocare“.
E sul rapporto con il tennis ha ammesso: “Ho odiato il tennis, soprattutto quando ero bambino, è ancora un rapporto di amore-odio. Il tennis può portarti in luoghi molto bui, soprattutto quando passi molto tempo in viaggio. Il tuo umore dipende tanto dal fatto che tu vinca o perda. E se perdi molto, mentalmente potresti trovarti in un posto in cui non vorresti essere. A volte vorresti avere un lavoro normale, in cui le bollette le paghi indipendentemente dalla vittoria o dalla sconfitta. Quando ero bambino, non avevo sempre la motivazione per giocare, i miei genitori mi hanno dovuto spingere. Crescendo mi sono reso conto di avere talento e mi sono detto di vedere fino a dove sarei potuto arrivare. E ho cominciato a pretendere di più da me stesso”.
Poi un interessante commento sui momenti bui nel tennis: “Il tennis è uno sport solitario. Non hai compagni su cui contare e quando passi una brutta serata, nessuno può prendere il tuo posto. È difficile, ma non viviamo la vita più brutta in assoluto. È una bella vita, non posso lamentarmi più di tanto, ci sono persone che stanno morendo in altre parti del mondo. Parlando della mia vita, se perdo otto o nove partite di fila, per me non è facile. Verso la fine dell’anno scorso non me la cavavo bene né dentro né fuori dal campo. Non ero riuscito a vincere due partite di fila dallo US Open. Quando la tua vita ruota intorno ad un solo sport e non stai ottenendo buoni risultati, significa che stai passando un brutto momento”.
E sul giorno più bello in carriera Aleksandar Kovacevic non ha dubbi: “Forse quando ho giocato contro Djokovic sul Centre Court del Roland Garros nel 2023, è stato incredibile. Da bambino era il mio idolo, lo è ancora, è il miglior tennista di tutti i tempi. Ovviamente ci sono Federer e Nadal, ma si sono già ritirati. Djokovic non credo che abbia altri 10 anni nel circuito, quindi poterlo affrontare su un campo così grande e in un torneo importante è un’occasione che non capita molto spesso. Per me è stato un privilegio e ne sono molto grato. Mi piacerebbe vedere tutto quello che fa e quasi copiare qualcosa. La rivalità tra i Big Three ha ispirato molte persone. Penso che sia questo che Alcaraz e Sinner stanno iniziando a costruire“.
Molto preoccupante la questione scommettitori: “Quando ho iniziato a girare nel circuito, in realtà mi faceva ridere parecchio. Capisco i giocatori d’azzardo, perché ho parecchi amici che giocano d’azzardo su cose stupide, continuano a perdere soldi su blackjack o altro. Ma se fossi un giocatore d’azzardo non so se mi verrebbe mai in mente di scrivere ad un giocatore per raccontargli di aver perso dei soldi per colpa sua. Che io vinca o che io perda ricevo sempre messaggi da qualcuno che dice che ucciderà la mia famiglia. Anche la mia ragazza ne riceve e mi dice di essere stata minacciata. Non che io voglia minimizzarlo, ma li ricevo ad ogni partita e si diventa immuni“.
Infine una chiosa sul pickleball: “Odio il pickleball! Penso che sia una versione piuttosto sciocca del tennis, non ne ho la minima stima. Come attività ricreativa va bene, è un modo accessibile per fare attività fisica, è divertente da fare in famiglia. Posso prendere mio nonno e in 20 minuti imparerà. Ma come sport serio è una presa in giro. La maggior parte dei giocatori che raggiungono un buon livello in questo sport provengono dal tennis, perché non sono riusciti a farcela“.
