A. Bublik b. [7] A. Rublev 6-4 0-6 6-4 (di Cipriano Colonna)
L’Arantxa Sanchez Stadium, nella seconda domenica del Mutua Madrid Open 2025, viene inaugurato dal nono confronto diretto tra Andrey Rublev e Alexander Bublik, in quello che di fatto è a tutti gli effetti un derby russo considerate le chiare origini russe del kazako per adozione tennistica ma nativo di Gatcina (situata nell’Oblast di Leningrado). I precedenti sorridono al n. 8 ATP che conduce 5-3. L’ultimo incrocio risale allo scorso febbraio, praticamente poco meno di tre mesi fa, quando sul cemento di Dubai Andrey trionfò per 6-3 6-4. Non si però mai affrontati sul rosso, questo duello sarà dunque una novità nel loro personale raffronto agonistico: si sono infatti incontrati per ben quattro volte sul veloce indoor, in due circostanze su erba e negli ultimi due incroci sul cemento outdoor. Fra l’altro, curiosamente, ad eccezione dei primi due scontri molto lontani nel tempo e disputati nel ‘250’ di Mosca – nel 2016 nel tabellone cadetto mentre tre anni più tardi in quello principale – e dell’unica sfida Slam in ottavi a Wimbledon 2023 con successo moscovita al quinto, si sono sempre fronteggiati in ATP 500. Quantomeno finora.
La partita disputata con il solito chiaroscuro madrileno tra luci ed ombre, che però per quanto sia di caravaggesca memoria nel tennis è bel fastidio per chi sta in campo, ha premiato al termine di un andamento alquanto pazzoide e imprevedibile il russo trapiantato in Kazakistan. E’ difatti Bublik a trionfare per 6-4 0-6 6-4 in 1h24′ e sarà lui ad affrontare in ottavi il vincente della sfida fra Ben Shelton e Jakub Mensik, in un torneo in cui vanta l’ultimo quarto ‘1000’ disputato in carriera che riuscì a centrare proprio al suo debutto assoluto alla Caja Magica quattro anni fa (nel 2024 ci andò di nuovo molto vicino, perdendo in ottavi al termine di due set serrati con Medvedev). 24 aces totali, 12 a testa, con numeri irreali in battuta per il kazako escludendo la pausa del secondo set: 93% (14/15) di punti vinti sulla prima nella frazione iniziale e un doppio 83% (10/12) di conversione con prima e seconda nel terzo. 33-19 (Bublik) e 31-13 (Rublev) i due differenziali tra vincenti e gratuiti.
Dunque eliminato anzitempo il campione del 2024, che probabilmente paga un ingresso a rilento nel torneo, con il bye all’esordio e il ritiro di Monfils, impedendogli di ingranare a pieno regime.
IL MATCH
Vince il sorteggio Rublev che sceglie di iniziare l’incontro servendo. Entrambi su questa superficie sfruttano alla perfezione il loro caccia-bombardiere di prime copiose. Non si contano neanche, talmente ne vengono accatastate una sull’altra con una costanza mortifera per le risposte avversarie, le prime vincenti che si susseguono senza soluzione di continuità. Nella remota ipotesi che poi qualcosa ritorni di qua dalla rete tranquilli che arriva un frigorifero di dritto a ripulire qualsiasi dubbio alzando zolle di terra come fosse il vento di un tornado. Sasha ci delizia fin dal primissimo game di ribattuta con un paio di perle dal lato sinistro con recuperi in corsa abbinati a sbracciate lungolinea a prendere in controtempo l’avversario. Al contempo, nei suoi turni di servizio Bublik regala almeno sempre un doppio fallo ma si giunge al 2-2 con zero scossoni e i fondamentali d’inizio gioco a dominare.
In ambedue le metà campo è chiaramente riscontrabile nello scambio un deciso punto di forza e uno altrettanto debole: la diagonale dove insistere nel campo russo è certamente quella bimane, nel corrispettivo kazako l’obiettivo è non dare tempo al diritto di frullare. Inoltre, vincerà la partirà chi riuscirà a sfruttare meglio la ballerina seconda di servizio del rivale. In questo preciso contesto tecnico, però, se il Top Ten in campo cerca invano di farla saltare con un leggero kick, spesso e volentieri Alexander per non saper né leggere né scrivere tira una randellata a occhi chiusi. Sta di fatto che nel quinto game, l’ex top 20 mondiale sale in cattedra: gioca un game in risposta, complice le morbide seconde russe, sensazionale. Sempre in anticipo, sempre impattando con attitudine aggressiva: arrivano anche le righe vincenti e il giocoliere Sasha comincia ad irretire il suo avversario con le proprie micidiali e stordenti variazioni: 4-2. A questo punto, ecco il frame esclamativo sul parziale: Bublik trascina Rublev vicinissimo alla solita crisi di nervi, lo ubriaca di palle corte che Andrey non legge mai. Ne arrivano tre in uno stesso game e il kazako vola sul 5-3. E se Alexander è in questa versione, divertendosi in campo con il suo innato talento manuale istintivo ma soprattutto riuscendo ad affiancarci una tenuta mentale solida – aspetto che naturalmente è per lui una rarità altrimenti non sarebbe sprofondato quasi fuori dai primi 80 – il match-up diventa distruttivo per il russo.
In particolare, rendimento straripante al servizio: sostanzialmente quando il quartofinalista del 2021 mette la prima non si gioca, 14 punti su 16 prime (88% di trasformazione) con 6 aces e 17 vincenti. Finisce 6-4 in 29 minuti per Bublik, eppure il russo non sta fornendo una prestazione così al di sotto dei suoi standard, anzi: basta dare uno sguardo ai numeri per capirlo, perde la prima frazione pur avendo messo più prime del kazako (71% contro il 62% di Sasha), di cui il 76% concretizzate, e con un seconda alla fine non così attaccabile: 57% di punti vinti. Si riparte ma ormai si è compreso perfettamente un assunto: il Bublik sceso quest’oggi in campo è di quelli da corsa, continua a sfornare genialate: strettini di dritto, ribattute bloccate poi immediatamente seguite da accelerazioni senza senso, risposte bimani in allungo che terminano all’incrocio delle righe.
Ma conosciamo tutto dello sport del Diavolo e anche dei nostri “Polli”: il kazako parte a razzo nel secondo, salendo subito 0-40. Ecco che si palesa la tripla chance per “ammazzare” la partita. Tuttavia, qui Andrey veste alla perfezione i panni del Top 10 e con grande caparbietà rimonta punto dopo punto: il russo addirittura concede anche una quarta possibilità con uno smash gettato via malamente. Ma Bublik è deciso a non chiuderla, a voler rianimare un avversario agonizzante: e alla fine questo scenario si materializza. Cambia tutto, la partita assume tutt’altra direzione. Arrivano 11 punti di fila di Rublev che si staglia 3-0. Situazione totalmente ribaltata, adesso a svalvolare è il kazako che è come se non accettasse il fatto di aver sfruttato quelle innumerevoli occasioni di veleggiare sereno verso la conquista del match. Due doppi falli in fila, iniziano a giungere i primi mugugni dagli spalti e allora vai con il monologo di servizi da sotto: 4 consecutivi tra altri doppi errori e comode rifiniture del russo. Un’altra sequenza di punti russi, un bel poker, porta a leggere un 5-0 in 18 minuti. Il bello e brutto di Sasha, dalla qualità eccelsa del suo tennis nei momenti prime ad una testa che si accende e si spegne, ad un atteggiamento troppo facilmente influenzabile dai frangenti gara. Il match della pazzia, del “tutto può succedere” sta tenendo fede alla nomea delle aspettative.
Bisogna comunque sottolineare come già ad inizio set fosse palese appurare la discesa del livello del servizio kazako e pariteticamente un Rublev che iniziava a leggere meglio le traiettorie di Bublik. E’ bagel, è 6-0 in 23 minuti con un misero 18% sulla seconda per Alexander e ben 10 gratuiti contro i 13 vincenti russi. Inizia il terzo set, però, e incredibilmente tutto ricambia nuovamente: capacità irreale del kazako di ritrovare concentrazione e focus agonistico, dopo aver cincischiato per una frazione dormiente, in un battito di ciglia. Adesso si prende tutti i secondi possibili per servire, non batte alla velocità della luce senza di fatto interrompere quasi il movimento tra una battuta e l’altra come accadeva nel secondo. E se Alexander è centrato, il suo tennis in queste condizioni rapide diventa ingestibile per il russo: si ritorna così d’incanto alle dinamiche della prima frazione, il servizio del n. 75 ATP torna a ruggire, le varianti del suo gioco a scherzare l’allievo di Safin. Sono 7 punti consecutivi for Kazakistan per il 2-1 e servizio Bublik. E’ tornato a martellare come un forsennato in battuta, le smorzate sono un autentico orgasmo sportivo: preparate benissimo ed eseguite sempre con una precisione straordinaria (4-2).
L’unico vero sussulto emotivo il set finale ce lo regala nell’ottavo gioco, quando il kazako si complica la vita con un doppio fallo sul 30-15 e poi con un’altra da dover giocare subito dopo: ebbene, come ne esce Sasha: semplice rovescio in controbalzo sulla riga, Bublik nella sua sintesi più pura. Superato quel piccolo svarione, non ce n’è più per nessuno: ha perso appena 9 punti in battuta nei due parziali vinti (5 nel primo e 4 nel terzo). Sigilla infatti la sua prestazione, come sempre ondivaga, con un game quasi perfetto: quattro punti diretti al servizio con anche il fiocco finale del dodicesimo ace messo a referto nella partita. Un altro 6-4, durato appena 3 minuti in più del primo, per guadagnarsi l’ostacolo Shelton o Mensik.
Bublik svela il segreto della vittoria: “Tenere il servizio, spezzare il ritmo per quanto possibile. Non posso giocare meglio di Andrey, è un atleta incredibile, migliore di me sotto tutti i punti di vista se parliamo di lavoro, ma io sono quello che crea, l’artista di certe cose. Per me era importante tenerlo lontano dalla sua etica del lavoro e portarlo nel mio campo e ha funzionato perfettamente questa volta”.