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Reading: Rassegna Stampa – Il Divino, Il Peccatore e Il Santo Padre
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Rassegna stampa

Rassegna Stampa – Il Divino, Il Peccatore e Il Santo Padre

La rassegna stampa di giovedì 15 maggio 2025: Magnifico (Azzolini). Il talento infinito di Musetti (Piccardi). Il Peccatore e il Santo Padre (Soffici). Tutti i colori del tifo (Erbì). Magia Musetti (Semeraro). Musetti da impazzire (Crivelli). Musetti spettacolo (Ercoli). Musetti sontuoso (Martucci)

Last updated: 15/05/2025 12:11
By Cipriano Colonna Published 15/05/2025
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43 Min Read


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Magnifico, Lorenzo affossa Zverev e si regala Carlitos (Daniele Azzolini, Tuttosport)

La festa di Musetti si unisce ai cori dei tifosi del Bologna. Vittorie da festeggiare, con il calore che meritano. Lorenzo è in semifinale, la prima a Roma, la terza quest’anno nei Masters 1000. Un principe del Foro, uno dei più forti sulla terra rossa. E una mano tesa a Sinner, che proverà oggi la scalata ai piani alti del torneo. Sarà la prima volta anche per lui e la prima per due italiani nella stessa edizione degli Internazionali. Comunque vada, sarà una gran bella conclusione. Bella come la vittoria su Zverev, giunta in un match difficile, ricco di scambi e di rebus da risolvere. Musetti ha avuto qualcosa in più nei momenti conclusivi dei due set. Uno scatto, una smorzata, e Zverev è colpevole del suo difetto
più grande. Non ci ha creduto fino in fondo. Musetti sì, invece. «Uno dei match più belli della mia carriera Sapevo che con le palle corte avrei potuto metterlo in difficoltà, con il campo umido, per spezzargli il ritmo». E Zverev a dare forma al match, nelle battute iniziali. linee essenziali, mai troppo ricercate, ma condotte in prima persona, sempre badando al sodo. Una schicchera clamorosa di servizio, il rovescio che tiene lontano Musetti, e qualche fortunata incursione a rete, malgrado la volée di dritto non sia mai stata il suo forte. Il primo break è suo, forgiato su pochi scambi Arriva nel terzo game, e Musetti evita di prendersela Sembra più preoccupato di un problema alla vista che non lo lascia in pace dall’inizio del confronto. Non mette a fuoco la palla, comunica al proprio team, e non sa spiegarsi il perché. E la prima volta in questo torneo che gioca di sera, con la luce artificiale. Non manca però di aggiustare il tiro, e comincia a far muovere di più il tedesco, qualche volta è lui a prendere l’iniziativa, e lo fa in termini espliciti, disturbando Zverev nella quiete che conta di essersi costruito intorno. In realtà, Musetti si sta ponendo al centro degli scambi, e forse senza rendersene conto il tedesco finisce per giocare comodo, preoccupato, costretto più a inseguire che non a propone. Si prepara il contro break, che arriva puntuale nell’ottavo game. Musetti si porta sul 4 pari, ma sul 5-5 Zverev toma avanti con un break che nasce senza dare eccessivi segnali, forse un po’ aiutato da qualche disattenzione dell’italiano. Non è finita. Musetti annulla quattro set point e ottiene Il break che lo riporta in partita e al tie break Pazienza e solidità, le nuove armi di Musetti. Messe a punto di recente, ma non così invadenti da mettere da parte le magie che il ragazzo di Carrara ha sempre dispensato nei suoi match. Il pubblico è entusiasta, Musetti si è tirato su a suon di smorzate e nel tie break continua a stordire il tedesco con drop shot che quello neanche vede partire. Il tie break è quasi un monologo. Lorenzo fa valere la qualità del proprio tennis e chiude 7-1. Zverev appare intontito. E il quarto confronto fra i due e Musetti non è mai stato un avversario facile per lui. Una vittoria su ritiro dell’italiano, nel 2022, poi due successi di Lorenzo l’anno scorso, il più doloroso per il tedesco nei quarti di finale dei Giochi Olimpici, a Parigi, Roland Garros. Ma non c’è, nei primi game della seconda frazione, il prevedibile decollo di Musetti. Sascha si rilancia andando a cogliere il punto più bello del match: smorzata di Musetti, contro smorzata e nuovo drop dell’azzurro, che il tedesco raccoglie rapido e piazza a un palmo dalla riga. Musetti tiene il proprio servizio tra qualche sofferenza in più. E il match si stabilizza sui binari della parità. Lo strappo arriva al nono gioco. Musetti avanti 0-30 sul servizio di Zverev, poi ripreso, e di nuovo in testa con un rovescio lungo linea che ha qualcosa di magico. Break Lorenzo va a servire per la vittoria che vale la semifinale. Il pubblico intona cori già prima dell’ultimo game. Ma va bene così. Lorenzo li merita. Vince. Ora dovrà affrontare Alcaraz. «Fino alla fine», scrive il Muso juventino sulla telecamera «Montecarlo, il ko con Carlos è stata una lezione. Per me lui è un esempio, un modello. Però adesso rimaniamo in 4, arriva il bello: avrò i tifosi dalla mia parte». Il sogno continua.

Il talento infinito di Musetti manda in confusione Zverev (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Sembrava tutto perduto. Sascha Zverev in possesso di quattro set point: sarebbe bastata una sola di quelle saette di servizio che viaggiano stabilmente sopra i 210 km all’ora, provenienti da un’altitudine di 198 centimetri, per interrompere la favola di Lorenzo Musetti, il ragazzo della nouvelle vague azzurra a cui gli dei del tennis hanno assegnato così tanti talenti che per mettere ordine in quella moltitudine di scintille scoppiettanti è servito tempo, come a un supereroe terrestre che debba imparare a gestire i suoi poteri. Ma le strade di Musetti al Foro Italico sono infinite, non a caso è il primo giocatore italiano a raggiungere la semifinale, nella stessa stagione, in tutti e tre i Master 1000 sulla terra battuta […]. E infatti Lorenzo, passivo all’inizio del match al cospetto del tedesco alfiere di quella Next Gen che non è mai riuscita a rompere l’egemonia dei Big Three, non è rimasto a guardare. Ha annullato il primo set point con un passante di dritto, il secondo con un tracciante inside out, il terzo con la combinazione palla corta-passante […], la quarta con una smorzata di rovescio, dopo aver anestetizzato una battuta made in Germany che viaggiava a 217 all’ora. Poi, rimesso in equilibrio il set […], si è preso il tiebreak mandando in totale confusione il tedesco: costretto a rimandare palle con rotazioni sempre diverse, Zverev è andato in tilt, commettendo cinque errori su otto punti […]. Negli highlight della partita entra di diritto il drop shot scaturito da una finta di dritto, soluzione tipicamente musettiana. Figlio di una terra di confine, toscano di Carrara e pregiato come il marmo delle cave dove lavora papà Francesco […], ma ancorato a La Spezia dove ha imparato a giocare con il maestro giusto […], Musetti giustifica il nuovo best ranking, n.8, mentre dal vicino Olimpico arrivano i boati della finale di Coppa Italia. Là l’ospite d’onore è Jannik Sinner, la punta dell’iceberg del tennis italiano, mentre sul centrale infuocato Lorenzo lotta per prendersi la sua meritata fetta di storia in un torneo di cui agguanta la semifinale in cima a una rincorsa sporca di terra rossa cominciata a Montecarlo […], proseguita a Madrid […] e completata a Roma, il Master 1000 casalingo di cui oggi Jasmine Paolini proverà a meritarsi la finale e Jannik Sinner la semifinale. Come Musetti, che ieri sera ha confezionato il suo terzo capolavoro consecutivo con Zverev dopo i quarti all’Olimpiade di Parigi, sulla strada della medaglia di bronzo, e Vienna sul veloce indoor l’anno scorso. Dai risultati sul campo alla tranquillità interiore, raggiunta anche grazie alla paternità e all’amore della compagna Veronica, nulla è stato semplice nella carriera di Musetti. Ha approfittato del cono d’ombra creato dalla luce abbacinante di Sinner per crescere con i suoi ritmi, certo, però è stato anche tanto criticato: non andava bene la sua apertura esagerata del dritto […], in campo imprecava troppo […], avrebbe dovuto trovarsi un super coach al posto del maestro di circolo che l’ha scoperto e covato come il pulcino più nobile della nidiata del 2002. Soffrendo […], Lorenzo sta diventando grande a modo suo. Qui a Roma ha eliminato Daniil Medvedev con una lezione di tattica interrotta dalla pioggia sul match point, conclusa tre ore dopo […], e insegnato a Zverev come si gioca a tennis sulla polvere di mattone, la materia che esalta il suo estro. «Due set intensissimi, non credevo esistessero emozioni così forti… Ho preso l’energia dal tifo» ha chiosato. In semifinale trova Carlos Alcaraz. Ma ci pensiamo domani.

Il Peccatore e il Santo Padre (Caterina Soffici, La Stampa)

Sinner and the Saint, il Peccatore e il Santo Padre. Il gioco di parole si presta alla perfezione per giocarci sopra e anche le poche battute scambiate tra Leone XIV e Jannik: potrei andare a Wimbledon […] dice il papa. Vuole giocare? gli chiede Jannik. Meglio di no, nelle stanze del Vaticano, con gli specchi e tutte quelle vetrate. E però, al di là dei calembour, rimane la domanda: perché il nuovo Papa ha voluto incontrare Jannik Sinner? Perché per il primo incontro “ufficiale” con un “personaggio pubblico” ha scelto un giocatore di tennis? Non certo perché Jannik popolare e l’eroe nazionale è tornato dopo mesi difficili ai Masters di Roma. Forse bisogna concentrarsi su questa parola, che ho già usato varie volte in queste poche righe: il gioco. Il gioco è roba da bambini. E i bambini sono l’innocenza. Il gioco è il legame con l’eterno, con il trascendente, con quella parte dell’anima che l’essere umano impara poi a nascondere, quando cresce. Il gioco è felicità, è leggerezza, è un modo di risolvere i conflitti, perché trascende i confini. Nel gioco dei bambini c’è una connessione con altri luoghi e altri mondi, e sono quelli che si avvicinano di più all’universale, a una contentezza immotivata che è la stessa che proviamo di fronte a un tramonto sul mare, sulla cima di una montagna, in un bosco fitto di alberi. E gli occhi di un bambino sanno vedere il mondo senza cattiveria, senza conflitto, senza arroganza. Provate a buttate una palla in mezzo a un gruppo di bambini: inizieranno a tirare calci e a giocare, in ogni parte del mondo. Perché nel gioco c’è la possibilità, tutto può accadere. Nella fantasia del gioco esistono anche i mostri. Ma quello i bambini lo sanno già che i mostri esistono, sanno che stanno nel buio e negli armadi, ma con il gioco capiscono che i mostri si possono sconfiggere. Questo incontro, questa roto ci mostrano un papa bambino. O meglio, il lato bambino del Papa. Il cuore di un bambino è limpido, è soave e oscilla come un campo di grano, sussulta per il volo di un uccello e va dove quello degli adulti ha smesso di andare. Ci ho messo una vita a imparare a disegnare come un bambino, diceva Picasso. Credo che volesse dire proprio questo. Ritrovare l’innocenza, riconnettersi con i sogni, senza i quali la vita è piatta e piuttosto insopportabile. Forse il Papa, che ha scelto un nome importante e altisonante, voleva significare proprio questo. Spogliarsi delle vestigia papali, per ricordare al mondo i bambini sanno qualcosa che i grandi hanno dimenticato. Bergoglio lo faceva alla sua maniera, questa forse è la maniera di Prevost. Impareremo a conoscerlo, come ha detto. Forse voleva ricordarci che i bambini devono giocare […], che sono tutti Piccoli Principi e che come scriveva Antoine de Saint-Exupéry hanno più i grandi da imparare dai bambini che viceversa: “Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinché vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa. Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi“. […]

Jannik e la grande festa del Foro. Tutti i colori del tifo (Elvira Erbì, Tuttosport)

Tutti pazzi per Jas. Tutti pazzi per Jannik. Tutti pazzi per Lorenzo. Ma anche tutti pazzi per Carlitos. Al Foro, se sei bravo diventi idolo. Pollice sue ti becchi l’applauso, sempre […]. E la […] follia del tennis coinvolge intere generazioni. Ovvio, i più scatenati sono i bambini, incredibilmente scaltri nella caccia all’autografo: e va bene qualsiasi gadget per la firma, se non addirittura il proprio corpo. Palline e palloni gialloblù, selfie a go-go e appostamenti degni di uno James Bond della racchetta. «Vai a destra, scendi le scale, ti affacci sulla ringhiera, e li becchi quando si allenano», il suggerimento sgorga così, tra un chiacchiericcio e una richiesta di informazioni. I momenti istituzionali del primo pomeriggio sono facili da. mettere a fuoco, quando il campione è chiamato a giocare con i piccolini, ma se ti avvicini all’ultimo sei fregato. Si forma la barriera umana e se non sei alto almeno quanto il cestista Wembanyama la visuale ti è preclusa. Per carità, c’è chi si è attrezzato con bastoni e pertiche, ma non è la stessa cosa. Vuoi mettere avere Sinner a portata di gridolino? L’emozione dei tennisti in erba, poi, fuoriesce incontrollabile. C’è chi non riesce a metterla di là […]e c’è chi invece fa il colpo della vita e si rotola dalla contentezza. Con Tsitsipas, ad esempio, una ragazzina è quasi svenuta, per la carica emotiva esponenziale. Ma Stefanos è stato davvero gentile. Come Zverev, il biondone che sorride dall’alto e che si porta appresso un fan d’eccezione: Mats Hummels, il centrale della Roma che si aggira divertito di qua e di là. E poi i colori del Foro. Un arcobaleno della passione. Domina l’arancio. Sinneriani si nasce e si diventa, comunque è un trionfo. Cappellino, maglietta, carota in mano: ogni elemento crea il sistema. Uniti per Jannik, sparsi per Sinner. Il popolo ha una fede e la intona con il coro creato ad hoc alle Atp Finals di Torino: olé olé olé, Sinner Sinner, olé olé olé, Sinner Sinner… I musettiani ci sono, eccome, basta scovarli: amano la tecnica, la gentilezza e il… bio parco. Se stai sotto la passerella, ti capita di vederli lassù, gli dei del Foro, e l’agitazione regna sovrana. Se poi filmano loro stessi con il telefonino, allora scatta la ola, scatta il delirio, scatta il saluto a oltranza. La collettivizzazione del tifo […] domina gli Internazionali. Roma è la città dove tutto è cominciato: torniamo a conquistarla […] ! La gente e il fattore campo: d’accordo la pressione, ma giocare qui è un divertimento, se usi le contromisure. Uno spasso totale, ti immergi nell’amore più genuino, coinvolgente. Gli eccessi possono emergere, ogni tanto, ma sono messi all’angolo, isolati. E poi oltre il tricolore, ecco l’altra nazionale. Ci sono i polacchi (delusi) di Iga Swiatek: la regina, più che ridere, piange. Meno male che è risorto Hubert Hurkacz a ridare linfa ai biancorossi. I tedeschi di Sascha sono lineari: grandi e grossi, birra in mano e via alla ricerca dell’adone Zverev, idolo del decennio, sportivo dell’anno reiterato. Gli argentini […] puntano su Francisco Cerundolo, a prescindere dalla sconfitta […] con il numero 1. Però molti indossano la maglia di… Lionel Messi. Draper si porta dietro l’onda britannica: a Roma per turismo e per sostenere […] Jack, dopo aver creduto in Fearnley […]. The end. I più composti sono i vichinghi che seguono Casper Ruud: dalla Norvegia con… gentilezza. I francesi, tanti e chiassosi nei campi secondari, hanno goduto e strepitato per quel genio e sregolatezza di Moutet. Fatica invece a incendiare i cuori il più giovane Fils. Che visto dal vivo, però, emana una certa ieraticità: sereno, bel fisico, sorriso pronto e la calma come amica. Quando l’allenatore gli impone la seduta supplementare, glielo fa capire che non lascerà il solco per terra. Va bene dare l’assalto alla Top Ten, ma con giudizio. Sono numerosi e scatenati pure i fan di Aryna Sabalenka: tra uno shottino e l’altro di Saint Germain fresco e frizzante, sognano a occhi aperti un ‘a tu per tu’ con la valchiria bielorussa. Tanto non costa nulla. E gli americani? Si scaldano più per Papa Leone che per Tommy Paul, invero. Il pontefice tennista che riscriverà la laicità di questo sport: con o senza… Sinner.

Magia Musetti (Stefano Semeraro, La Repubblica)

Sinner dal Papa, Musetti in Paradiso. Lorenzo in una serata memorabile batte 7-6 6-4 il numero 2 del mondo Sascha Zverev e conquista la terza semifinale consecutiva in un Masters 1000 di questa stagione dopo Monte-Carlo […] e Madrid, la prima di un italiano a Roma dal 2007 di Filippo Volandri. E anche la prima volta in 58 anni che l’Italia, grazie a Jasmine Paolini oggi in cerca della finale contro la sorpresa Stearns, riesce a piazzare un giocatore fra gli ultimi quattro sia nel tabellone maschile sia in quello femminile degli Internazionali: era il 1967 e ci riuscirono Nicola Pietrangeli e Lea Pericoli. La notizia vera è che, da Magnifico a Vincente, da Bello e Impossibile a Spettacolo Affidabile, la transizione di Lorenzo è completata. Da quando è entrato nella top ten non per caso, ma a forza di risultati, il Muso sembra un giocatore diverso, continuo, fiducioso, braccio d’oro e neuroni blindati. A 23 anni il Musetti Show è una gioia per gli occhi che ha raggiunto il break-even anche nella concretezza, e sulla terra vale un posto fra i primi tre del mondo. Seduto in tribuna accanto a Stefano Domenicali, se ne è accorto anche Sinner. In mattinata aveva scambiato battute e pareri tennistici con Leone XIV, in serata, anche se oggi alle 19 lo aspetta un ‘quarto’ tostissimo con Casper Ruud, ha tifato per il compagno di Davis. Habemus Italia, una grande Italia; magari c’entra la mano di Dio ma il merito è soprattutto del corpo e della mente dei nostri. La racchetta tatuata sull’elettrocardiogramma è il marchio di fabbrica del Muso e il programma del primo set. Zverev è il primo a scattare Lorenzo e la fantastica notte di Roma Batte Zverev 7-6 6-4 con un match di classe, testa e tattica È in semifinale dove trova Alcaraz “Con questo sostegno non potevo che lottare fino alla fine” avanti nel terzo game, ottiene il break con una gran volée e lo conferma al game successivo (3-1). Lorenzo è troppo passivo e resta dietro fino all’ottavo game, poi è il tedesco a regalargli l’occasione giusta: doppio fallo e due errori di diritto, il sigillo lo mette Musetti con uno splendido passante. Quando sceglie l’arte, variando effetti e altezze, costringendo l’avversario ad un continuo ricalcolo, Lorenzo mette sabbia nel gioco da fondo di Zverev; quando tenta di sfondare gli va decisamente peggio e infatti due game più tardi Sascha mette di nuovo la testa avanti. La compagna Veronica trepida, Corrado Barazzutti si consiglia con coach Tartarini. Sul 6-5 il set sembra deciso: 40-0 e servizio Zverev. Il Musetti di qualche tempo fa si sarebbe sfarinato mentalmente, il Muso edizione 2025 tiene duro, annulla i primi tre set point, poi un altro ai vantaggi, tre diritti vincenti e un drop shot, Zverev a sorpresa cede il servizio. E nel tie-break crolla: il Muso lo disassa a forza di smorzate, lasciandogli la miseria di un punto. Il secondo set è un testa a testa fino al pari, poi Musetti sfodera la bacchetta magica: si procura la palla break che vale un mondo con un passante lungolinea di rovescio dei suoi, poi costringe all’errore un Sascha ormai frastornato. E chiude in crescendo, passante, palla corta e diritto al volo, regalandosi una nuova sfida con Alcaraz. «Una partita lottata, due set tiratissimi. Ma con questo sostegno non potevo che lottare fino alla fine, come ho scritto sulla telecamera». Come avrebbe detto Fulvio Bernardini, antico allenatore del Bologna che a pochi metri dal Foro ieri sera è rinato dopo mezzo secolo di frustrazioni: così si gioca solo in Paradiso. […]

Musetti da impazzire (Roberto Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Nella sua grandezza, il genio disdegna le strade battute e cerca regioni ancora inesplorate. Nel tennis monocromatico e monocorde di oggi, dove ormai prevale la ragione di chi picchia più forte, Musetti è arte allo stato puro, capace di estrarre dalla tavolozza i colori della meraviglia: quelle palle corte che devastano le certezze di ogni avversario, ad esempio, meritano di stare in un museo. E il premio al talento celestiale è la semifinale di Roma […] nel tripudio di una folla adorante, che esulta per un altro capolavoro del Rinascimento azzurro e adesso vede spalancarsi davvero le porte verso il sogno più grande: una finale tra Lorenzo il Magnifico e il Divino Sinner. Intanto Muso, che era già diventato l’unico
italiano dell’Era Open a raggiungere almeno i quarti di finale nei
tre Masters 1000 sulla terra dello swing europeo dopo Montecarlo
e Madrid, riporta il tricolore in semifinale al Foro quattro anni dopo Sonego. E dal 1990, anno dell’introduzione di questa categoria di tornei, è il 9° giocatore a conquistare tre semifinali di fila nei 1000 sul rosso. Insomma, adesso il raffronto è solo con i grandi Maestri della racchetta, e la vittoria su Zverev, il numero 2 due del mondo nonché campione in carica e trionfatore a Roma anche nel 2017, schiude le porte del paradiso: «E’ fantastico, grazie al supporto del pubblico che mi ha aiutato fin dal primo punto». Nuovo corso Fu proprio il successo contro il tedesco nei quarti […] all’Olimpiade di Parigi 10 mesi fa […] a portare Lorenzo in un’altra dimensione, ad avviarlo alla consapevolezza che le eccelse qualità da sempre possedute ora potevano combinarsi con la forza dei pensieri e la solidità del campione maturo, che non arretra più, non si
commisera più, ma va a conquistarsi la gloria come un condottiero senza macchia e senza paura. Da allora, Muso ha un record di 22 vittorie e appena 4 sconfitte sulla terra, ma soprattutto ha raggiunto un obiettivo concreto e simbolico allo stesso tempo, la top ten, che segna il discrimine tra l’eccellenza e il superomismo tennistico. Con il successo di ieri, sale al numero 8, sua miglior classifica classifica, e non è un dettaglio da poco: significa che al Roland Garros eviterà tutti i big fino ai quarti. Ma forse bisogna cambiare prospettiva: tra i big, adesso, c’è pure lui. E la solita partenza a rilento, con il break subito già nel terzo game e forse favorito da qualche problema di visuale notturna con le lenti a contatto […], è soltanto un piccolo intoppo presto disinnescato con tutte le armi a disposizione di un arsenale sopraffino. Il contro break arriva nell’ottavo game, sublimato da un favoloso passante di dritto. La diagonale di destra è quella che consente a Lollo di tenere il ritmo e di controllare la manovra, ma contro il secondo della classifica Atp, in una partita che vive su sottili equilibri, ogni distrazione è una rasoiata: Zverev gli strappa di nuovo la battuta sul 5-5 e può andare a servire per il set. Il vecchio Musetti si sarebbe macerato nella rabbia, questo estrae dal cilindro le magie del predestinato: annulla quattro set point con tre dritti vincenti e poi una palla corta, meritandosi il tie-break dove fa impazzire il tedesco con una palla diversa dall’ altra a ogni scambio e quel back corto e basso di rovescio che Sascha non riesce mai a gestire. Obiettivi Nel secondo set il livello sale ancora, i game di servizio diventano una sentenza, Zverev sicuramente è meno remissivo soprattutto con il dritto e trova più profondità. Ma di là c’è un genio, appunto: nel nono game, un passante di rovescio tagliato giocato in pratica dai teloni e un altro rovescio lungolinea di un’ eleganza abbacinante che lascia fermo il rivale valgono al Muso il break dell’apoteosi, raggiunta nel game successivo, con la scritta «Fino alla fine» sulla telecamera che ora diventa il mantra dei prossimi giorni e pure della carriera: «Forse nel primo set non sentivo benissimo la palla, ma ho lottato, sono rimasto dentro il match e dopo aver vinto il tiebreak ho preso tanta fiducia. Sto giocando lo stesso mio tennis di sempre, ma ho le idee più chiare su cosa devo fare. Ho un’altra mentalità e con questo livello è giusto che debba puntare ad ogni torneo». L’affresco dei desideri.

Musetti spettacolo (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport Stadio)

Non è mai stato “se”, era “quando”. Non è più “quando’, è adesso. Nella none di Roma, Lorenzo Musetti è diventato grande. Semifinale a Wimbledon e bronzo olimpico: i segnali c’erano già tutti. Ma oltre ai singoli risultati, c’è qualcosa che è cambiato nel modo in cui interpreta, soffre e risolve le partite. Il conto delle vittime illustri nell’ultimo mese sale a quattro: un altro Top 10 va giù. E Alexander Zverev, numero 2 del mondo, battuto 7-6(1) 6-4 per conquistare un posto in semifinale. Non è il caso di parlare di vittorie “sporche”, è semplice concretezza. I colpi di genio del carrarese non sono più lampi isolati, ma veri e propri colpi di grazia. […] Zverev parte sicuro, forte delle certezze ritrovate nel bel successo contro Fils. Il piano iniziale è quello delle ultime sfide, nonostante i ko ai Giochi Olimpici e a Vienna: puntare sulla diagonale di rovescio, inchiodarlo e poi affondare. In un primo momento funziona: paga e vale il break tedesco nel terzo gioco. Lorenzo non ci sta. Tira fuori il grimaldello e comincia a testare ogni combinazione possibile per fare partita alla pari. Provare a girarsi di dritto e spingere non paga subito, ma le variazioni sì: il back funziona, così come i costanti cambi d’altezza. Il rovescio di Zverev soffre sulle palle basse, il dritto su quelle alte. L’allievo di Tartarini inizia a vincere punti dalla lunga durata, ma al contempo lascia il segno con i colpi di inizio gioco. Il contro-break vale il 4-4, Zverev torna all’assalto con un nuovo break e vola 40-0 con tre set point. Sembra fatta, ma “Muso” non stacca la spina come in passato, salva tre set point più un quarto e alla prima occasione si regala il tie-break 11 tredicesimo game è una lezione del carrarese. Nei primi tre punti, Zverev picchia tutto ma non si sgancia dallo zero. Poi l’italiano piazza due smorzate decisive, prende il largo e chiude 7-1 in un’ora e 11 minuti. […] Zverev riparte d’impulso, tenta con la forza bruta, ma si incarta nel doversi guadagnare quasi ogni punto sulla lunga durata; con un rivale che tocca ogni zona del campo con le proprie soluzioni. Nel secondo game il teutonico fallisce una chance di break, da quel momento la contesa torna su ritmi costanti e binari già percorsi: c’è equilibrio. Sul 4-4, Musetti regala al Centrale due punti da highlights con il rovescio: un passante in back e una saetta lungolinea. E palla break, non si può sbagliare. Musetti alza la parabola e conquista lo scambio andando a rete: 5-4. Dopo un cambio campo incandescente, va tutto come deve andare. Game, set and match. […] «Dall’inizio è stata una settimana fantastica, ho sentito l’adrenalina dal primo punto. Vincere su questo campo è speciale e con questo pubblico non si può mai mollare», la gioia di Musetti, sesto giocatore azzurro in semifinale agli Internazionali nell’Era Open, quattro anni dopo Sonego. Dallo scorso luglio il suo record sulla terra è di 22 vittorie e 4 sconfitte. Dopo Montecarlo e Madrid, arriva la terza semifinale “1000” consecutiva. Non solo il bel gioco, anche i numeri sono dalla parte di Lorenzo. Domani l’attesa semifinale contro Carlos Alcaraz, suo rivale promesso. Muso è tornato a guardarlo negli occhi, come facevano da piccoli. A Montecarlo, dopo un set perfetto, si era arreso a un problema alla coscia. Stavolta, però, dalla sua ci sarà il pubblico tricolore e un sogno chiamato Foro Italico: “Fino alla fine“.

Musetti sontuoso Zverev s’inchina (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Straordinario, fantastico, appassionante, magico, irresistibile. Lorenzo Musetti si reincarna in Adriano Panatta e col suo tennis champagne, il rovescio a una mano e gli sconvolgenti sali scendi fa impazzire il Centrale di Roma strapieno di 10.500 anime impazzite e un campione come Sascha Zverev. Così, irrompe nelle sue prime semifinali di Roma, domani, contro Carlos Alcaraz. Mentre oggi pomeriggio Jannik Sinner, al rientro dopo i famosi 3 mesi di forzato stop, chiede strada a Casper Ruud per portare due italiani negli ultimi 4 del più importante torneo di casa. […] Il 23enne di Carrara rispetta il pronostico che lo vede favorito contro il bi-campione di Roma: l’ha battuto l’anno scorso, al Roland Garros olimpico e sul cemento di Vienna ed è lanciato dalla finale di Montecarlo, dalla semifinale di Madrid e da queste giornate romane per la prima volta da top ten […] e nelle migliori condizioni di forma di sempre. Ma ci aggiunge il pathos delle imprese, cedendo un break, chiedendo aiuto al medico perché nel primo match con le luci artificiali vede le traveggole, sciorinando il suo cocktail di smorzate e fendenti, sfoderando il suo sfavillante rovescio lungolinea, recuperando il break, subendone un altro, salvando 4 set point in un game di risposta da cineteca contro uno dei servizi più forti del Tour e poi dominando il tie-break per 7-1. «Avrebbe meritato di più lui quel primo set, ho avuto un po’ di fortuna, non sentivo bene la palla», dirà. «La differenza l’avete fatta voi che mi avete sostenuto dal primo punto», dirà anche al pubblico. Ma poi sì che la sente la palla. «Ho preso fiducia, sono cresciuto», ammette dopo il 6-4 decisivo, deliziando con colpi che non si vedevano da sua maestà Roger Federer. Vale la pena insistere. Come scrive sulla telecamera in campo: «Fino alla fine». Con un bel cuore accanto. […] Certo, Alcaraz fa paura. La sua straordinaria qualità non si misura con lo stop a Jack Draper, il giocatore più caldo al vertice, ma con l’estrema, sconvolgente, facilità con cui alterna colpi straordinari ed imparabili, fra fendenti longilinea di dritto e smorzate melliflue che nasconde fino all’ultimo secondo, e con la capacità di cambiare marcia e volar via imprendibile. Come dal 2-4 al 6-4 del primo set e dalle due palle-break che salva da campione sul 3-4, volando al nuovo 6-4. Il re del Roland Garros 2024, favorito per il bis, si concede sempre troppe pause e gigioneggia più del dovuto, ma la sua superiorità tecno-fisica lascia a bocca aperta. E, con la semifinale di Roma, è sicuro di sorpassare Zverev al secondo posto della classifica: “AI Roland Garros non troverò Jannik prima della finale, è positivo, ma sinceramente non ci avevo pensato. Ero più concentrato su come approcciare il match dopo aver perso con Draper a Indian Wells: stavolta non ho pensato che era un match importante ma solo a divertirmi, ad affrontare il gioco con gioia”. Con applausi al pubblico. […] Fra le donne è rivoluzione. Dopo la regina della terra rossa, Iga Swiatek, cade quella della classifica mondiale, Aryna Sabalenka. Decapitando il torneo. Se però la polacca era in crisi, la bielorussa scivola in una serata-no, senza gambe, provata dal braccio di ferro contro Kostyuk e fortemente sollecitata dalla potenza da fondo e del servizio della cinese Qinwen Zheng. La numero 8 del mondo che finora aveva battuto sei volte su sei, ma non aveva mai incrociato sulla terra. II 6-4 6-3 è meritatissimo e propone stasera Zheng alla semifinale contro Gauff, nel pomeriggio Paolini-Stearns.

Tutti pazzi per Musetti ora c’è Alcaraz (Massimo Calandri, La Repubblica)

“Fino alla fine”, scrive “Lollo” a fine partita sulla lente della telecamera che lo inquadra. Ieri sera si è guadagnato un posto speciale, nel cuore dei tifosi italiani. Non è solo per la vittoria sul numero 2 del mondo, Sascha Zverev, che lo proietta verso una suggestiva semifinale con Carlos Alcaraz, in programma domani. E stato il modo in cui è arrivata. Con una prima frazione avventurosa e bellissima, perduta e ritrovata, nel corso del quale Musetti ha annullato 4 set point al tedesco prima di annichilirlo tra smorzate e passanti, in un esaltante tie-break. Sotto 40-0, e poi vantaggio Zverev, ha aggredito il servizio dell’altro, campione in carica: non con l’incoscienza di chi non ha più nulla da perdere, ma con il coraggio del campione certo della propria qualità. Lorenzo ne ha da vendere, di qualità. Il rovescio a una mano, roba da specie in via di estinzione: sono rimasti solo in tre, nel circuito, ed eseguirlo […]. La palla corta, il pallonetto. L’eleganza, l’imprevedibilità. Con questo ragazzo, non ci si può annoiare mai. Questa volta, poi. Nel tie-break ha lasciato all’avversario un solo punto. Zverev è uno di quei campioni assoluti […] che se non ha mai vinto uno Slam, qualche problema deve avere: ancora scosso dal recupero di “Lollo”, il tedesco sul 4-4 del secondo set ha ceduto il servizio. Musetti ha chiuso game, set e partita con una strepitosa volée. «Una partita veramente lottata, tiratissima sono riuscito a restare lì sino alla fine. Come si fa su questa superficie, la terra: lottando sino all’ultimo respiro», ha spiegato al termine dell’incontro. «Sono orgoglioso di avere così tanta gente che mi ama e mi supporta. E di aver staccato il biglietto per le semifinali». Ha spiegato di essere stato in difficoltà all’inizio. «Ma poi ho ritrovato efficacia nel servizio, tornando in partita». C’erano tre precedenti, tra i due: 2-1 per Musetti. “Lollo” era arrivato qui a Roma dopo esser entrato per la prima volta nella Top10 […] e con l’obiettivo di restarci a lungo. Meglio: di continuare in questa irresistibile crescita. Per la terza volta consecutiva, dopo Montecarlo e Madrid, ha raggiunto le semifinali di un torneo sulla terra rossa. Nel Principato, che poi è casa sua […] aveva perso in finale da Alcaraz: “Carlitos” nel pomeriggio ha superato in due set […] con alcuni colpi di straordinaria bellezza ed efficacia, però pure con le solite amnesie, il britannico Draper. Jasmine e Sara, Sara e Jasmine: ancora loro, la coppia perfetta. I consigli di Erravi hanno fatto ritrovare calma e lucidità alla Paolini, che oggi alle 15 nella semifinale del singolare affronta l’americana Stearns. Ieri le due hanno superato in doppio e sempre al super tie-break, come nel match precedente, il duo Gauff-Eala: giocheranno in semifinale con Andreeva-Shnaider, battute lo scorso anno nella finale per l’oro olimpico a Parigi. «Voglio affrontare Sinner in finale», aveva detto Zverev alla vigilia. Gli è andata male. Ora sono tutti gli italiani a sognare di vedere Jannik in finale con «Lollo».


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