Continua a Roma la scarsa fortuna di Tsitsipas nei confronti di Arthur Fils; il quasi ventunenne francese ha di nuovo battuto l’atleta greco, portando il confronto diretto a quattro successi su quattro. Concedendo all’ateniese che l’ultima vittoria del giovane transalpino nello scorso aprile a Barcellona è giunta per ritiro di Tsitsi, con quella di domenica Fils firma la sua prima affermazione piena ai danni dell’ateniese sul clay, avendo vinto le prime due sul duro di Anversa (2023) e Basilea (2024).
Il primo set vinto da Stefanos è anche il primo successo parziale nei confronti di Arthur, ma la rimonta subita deve aver riacceso in lui la frustrazione di fronte all’incapacità di superare un rivale di alcuni anni più giovane. E così l’atleta greco ha forse sentito il bisogno di mettere i puntini sulle “i” al momento dei saluti di rito dopo il matchpoint.
Nel settimo game del secondo set Stefanos risolve uno scambio ravvicinato con un rovescio al corpo di Fils, che colpisce il francese, che ha già voltato la testa alla rete, a una spalla. Nessuna polemica da parte sua, mentre Tsitsipas fa ampi gesti di scusa con le braccia. Il pubblico lo fischia, ingenerosamente dal momento che episodi di questo genere sono tutt’altro che infrequenti. Da quel momento Fils comincia a cercare, e a trovare, la simpatia della folla romana chiedendone il sostegno. Il suo atteggiamento è forse leggermente provocatorio, ma anche qui rimaniamo nelle cose che possono succedere durante un match, i piccoli accadimenti che danno vita a una reazione da parte di uno dei giocatori.
Al termine del match Tsitsipas tiene però a chiarire che non aveva avuto alcuna intenzione di colpirlo in faccia o al corpo e cerca spiegazione al comportamento del rivale, nella sua opinione forse arrabbiato per la pallata e desideroso di rifarsi mettendogli contro il tifo romano. La discussione è in realtà piuttosto pacifica e si basa sostanzialmente sul nulla, ma il pubblico fischia l’atteggiamento dell’ateniese.
Perché Stefanos ha voluto fermarsi a parlare, dal momento che non era successo niente di particolare e Fils non era affatto adirato per il tiro al corpo? Forse il problema è proprio in questo: Fils non era adirato. Il francese non ha fatto un plissé, ha raccolto con sportività o comunque sapendo che tutto fa parte del gioco e Stefanos è rimasto interdetto. Torna alla mente Gullit quando racconta dell’atteggiamento che teneva quando subiva un fallo: “Prendevo un calcio e mi alzavo subito come se nulla fosse successo, così chi mi aveva picchiato non capiva come io stessi realmente, non capiva cosa provassi. In quel momento aveva paura di me”.
Certo il tennis non prevede contatto fisico, ma, al di là di ogni considerazione ironica, quando una provocazione non va a segno si può verificare una reazione-boomerang nella psiche di chi si attende una replica che non arriva.
Il body shot esiste e lo sanno anche i migliori: Djokovic a Shanghai nel 2014 ha scelto nientemeno che Federer come obiettivo, Norrie ha invece bersagliato l’asso serbo già voltatosi al polpaccio a Roma nel 2023, e il serbo, molto scocciato, è stato target anche di Nadal a Cincinnati nel 2013. Nel doppio la pratica è anche più frequente, anche perché le sagome sono due. Andrea Vavassori si è ultimamente lamentato della violenza dei colpi di Ben Shelton, spiegando che l’impatto della pallina del mancino americano gli aveva causato un’infrazione alla costola; Ben è rimasto imperturbabile e anzi è parso divertito quando ha mostrato un segno sul suo corpo, come a dire “si danno e si ricevono”. Si può capire Andrea ma non si può dare torto al giovane statunitense.
Quel che rimane del siparietto romano tra Fils e Tsitsipas è la curiosa attitudine del tennista greco ad alienarsi le simpatie popolari in maniera improvvisa, come quando non regge alle continue provocazioni di Kyrgios a Wimbledon 2022 e spedisce pericolosamente una pallata sui teloni, o quando a Toronto 2018 si lamenta con il giudice di sedia per essere stato disturbato durante una prima palla di servizio al punto che un Nadal infastidito gli concede di ripetere il colpo. È la finale, Stefanos sta servendo per rimanere nel match ma Rafa non ha voglia di perdere tempo e concentrazione; ci par di leggere, ma forse è solo una nostra fallace sensazione, la concessione che si fa al fratellino per non sentirlo più frignare. Chi vince la finale? Nadal, who else?
L’ultima citazione, la più bella perché vorrebbe suonare come il messaggio positivo tra una pallata sulla spalla e una sul polpaccio, chiama in causa Casper Ruud, il gentleman tra i migliori e speriamo di non fare un torto a nessuno dal momento che né Sinner né Alcaraz hanno nulla da invidiargli in questo campo. Durante un incontro di quarti di finale a Barcellona 2022, Ruud conduce 6-4 5-4 e usufruisce di un matchpoint sul servizio di Pablo Carreno Busta; lo spagnolo scende a rete e si trova a dover fronteggiare il passante del norvegese, che può colpire più o meno dalla linea di servizio.
Il norvegese prova la soluzione a uscire ma viene intercettato e nel prosieguo dello scambio si deve arrendere; Pablo vincerà con il punteggio di 4-6 7-6(8) 6-3. Ruud ha preferito cercare il punto vincente piuttosto che colpire alla figura? Secondo noi al recente campione di Madrid (la Spagna toglie, la Spagna rende) la soluzione al corpo non è nemmeno venuta in mente, gli manca l’opzione. Ma a noi piace così, imperfetto e gentile: don’t be rude, be Ruud. Vabbè, ma questa è vecchia…