La storia degli Internazionali d’Italia affonda le proprie radici nell’anno 1930, quando tutto ebbe inizio, presso il Tennis Club Milano di Via Arimondi. Il Foro fu inaugurato nel 1932, ed il prestigioso torneo si trasferì a Roma soltanto nel 1935. A quasi un secolo di distanza dalla nascita degli Internazionali d’Italia, l’azzurro Jannik Sinner giocherà l’atto decisivo per il titolo contro Carlitos Alcaraz, sperando di riportare in alto il tricolore dopo 49 anni dall’ultimo trionfo. Ripercorriamo, dunque, tutte le finali disputate dagli atleti italiani nelle passate edizioni, partendo dalla prima in assoluto, disputata nel 1930, anno in cui il padrone di casa Uberto De Morpurgo si arrese ad un passo dalla vittoria finale, sconfitto dallo statunitense Bill Tilden, che gli concesse appena quattro game (6-1 6-1 6-2).
Prima di definire il trasferimento degli Internazionali al Foro Italico, furono due le conquiste azzurre sotto il cielo di Milano: il primo trionfo tricolore nella storia del torneo fu celebrato dal genovese Emanuele Sertorio, il quale sfiorò – nella stessa edizione – anche la vittoria in doppio, accompagnato da Giovanni Palmieri, nonché vincitore della competizione nell’anno 1934 l’ultimo disputato nella città milanese.
Nel 1935, il torneo sbarca finalmente al Foro, e il nativo della Capitale “Giovannino” – così veniva chiamato da tutti -, si ripete tornando in finale a suon di sigarette spente al termine di ogni match, ma questa volta non replica l’impresa, perdendo da favorito contro lo statunitense Wilmer Hines. La Seconda Guerra Mondiale sospese gli Internazionali d’Italia per bene tredici edizioni (dal 1936 al 1949), e fu soltanto nel 1951 che un azzurro tornò a lottare per il titolo al Foro, Gianni Cucelli, sconfitto in tre set dal cecoslovacco Jaroslav Drobny, in seguito naturalizzato britannico.
Quattro anni dopo, nel 1955, andrà in scena il secondo derby della storia (dopo la finale del 1934), con protagonisti Fausto Gardini e Giuseppe Merlo. A trionfare è il milanese Gardini, ad alzare bandiera bianca, invece, è il connazionale, costretto a ritirarsi per i lancinanti crampi. Merlo riavrà la sua chance due anni più tardi, ma il suo destino s’incrocerà con uno degli azzurri più iconici e vincenti del tennis tricolore: Nicola Pietrangeli. Il nativo di Tunisi non risparmiò Merlo, portando a casa il terzo ed ultimo derby decisivo della storia del Foro. La finale del 1958, però, fu tremendamente amara per colui che diventerà la leggenda vivente del tennis, perdendo un duello epico contro Mervyn Rose, il quale la spuntò in cinque set.
Il fato fu più che benevolo col grande Pietrangeli, che in un’edizione speciale degli storici Internazionali, giocati a Torino nel 1961 – per il centenario dell’Unità d’Italiana – sconfisse uno degli atleti più forti dell’epoca, Rod Laver, prendendosi così la rivincita della finale persa con Rose e conquistando il suo secondo titolo contro il tennista capace di completare due “Grand Slam”. L’ex numero tre del mondo ebbe un’ulteriore occasione di conquista, nel 1966, ma l’australiano Tony Roche spense i suoi sogni dominando la finale per tre set a zero.
Incominciò un’epoca complicata per il tennis italiano, offuscato per quasi un decennio dall’avvento di nomi ingombranti del calibro di Nastase, Laver, Borg e Newcombe. L’Era Open vide tornare in auge il movimento azzurro, trascinato da Adriano Panatta, riconosciuto e celebrato per un Palmares da capogiro, impareggiabile prima dell’ascesa di Jannik Sinner. Il 1976 fu un anno d’oro per il tennista capitolino, conquistatore del Roland Garros e degli Internazionali d’Italia, dove sconfisse in finale Guillermo Vilas, numero uno del tabellone. Il Foro Italico si trasformò in una bolgia in quel 30 maggio del 1976, quando si assistette alla titanica impresa dell’azzurro, affatto intimorito dal fortissimo sudamericano, partito bene poi rimontato dal grande Panatta. Fu questo, l’ultimo glorioso trionfo di un azzurro agli Internazionali d’Italia, poi succeduto da due finali – entrambe perse – nel 1977 e nel 1978, da Antonio Zugarelli e dallo stesso Panatta.
“Tonino” Zugarelli, outsider in quel del Foro, si spinse sino alla finale affrontando Vitas Gerulantis, nativo di Brooklyn e dotato di grande velocità e sensibilità sotto rete. L’azzurro venne stordito dai colpi del rapido avversario nel primo parziale, tornando a galla nel secondo, perso poi al tiebreak. Lo statunitense sembrava ormai in procinto di mettere le mani sul trofeo, ma l’orgoglio di Zugarelli venne fuori nel terzo set, aiutato da un Gerulantis affaticato per gli immani sforzi dei match precedenti contro Gottfriend e Panatta. Il Foro inneggia il nome del beniamino di casa, tornato in forze e vincitore del terzo set. Sarà un set serratissimo quello che consegnerà nelle mani di Gerulantis il titolo degli Internazionali d’Italia 1977, e Zugarelli, tradito da una volée sul set point a favore, dirà: “Se avessi vinto quel punto il torneo era mio, perché Gerulaitis era morto”.
Il 1978 vedrà protagonista, ancora una volta, Adriano Panatta, che vendicherà prestissimo il connazionale Zugarelli, sconfiggendo al primo turno Gerulaitis, ma sarà costretto ad arrendersi – ad un passo dal titolo – allo stile inconfondibile dell’icona svedese, Bjorn Borg. Una finale epica, terminata al quinto set, che chiuderà amaramente il triennio tricolore al Foro Italico, destinato ad un digiuno infinito.
47 anni dopo, l’altoatesino Jannik Sinner ritenterà l’impresa, domenica, dinanzi ai diecimila del campo centrale, per entrare ancora di più nella storia e tingere d’azzurro la Capitale.