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Editoriali del Direttore

Dopo Roma: magari sbaglio, ma non sono convinto che Alcaraz sia più forte di Sinner

Alcaraz più forte di Sinner? Lo dicono i diversi record, il bilancio dei confronti diretti, la gente, gli occhi. Ma non tutto quel che ricordo e credo di sapere

Last updated: 22/05/2025 13:09
By Ubaldo Scanagatta Published 19/05/2025
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13 Min Read

Se Carlos Alcaraz dovesse giocarsi la sua partita della vita contro Jannik Sinner sceglierebbe la terra battuta per giocarsela. Se Jannik Sinner dovesse giocarsi la partita della vita contro Carlos Alcaraz non sceglierebbe la terra battuta, ma il cemento e… meglio se indoor. Se dobbiamo dar retta e importanza preponderante ai risultati nudi e crudi dei loro duelli diretti, senza minimamente provare ad analizzare come essi siano maturati, oggettività vuole che Carlos Alcaraz debba essere considerato più forte di Jannik Sinner.

Carlos non è solo in vantaggio 8 vittorie a 4 in 12 sfide, ma ha vinto tutti gli ultimi 4 duelli, i 3 del 2024 e questo a Roma del 2025. Sulla terra rossa, dopo aver perso la finale di Umago (ma aveva vinto quella del challenger di Alicante nel 2019 quando i due erano bambii e Carlos è più bambino di Jannik), Carlos ha vinto un anno fa la semifinale del Roland Garros al quinto set rimontando uno svantaggio di due set a uno  e ha vinto a Roma 7-6,6-1. Sostenere quindi oggi che, a prescindere dal fatto che Sinner sia n.1 del mondo da 50 settimane e abbia un consistente vantaggio su Alcaraz in termini di punti ATP (+1530: 10.380 contro 8.850), Sinner sia più forte di Alcaraz nei “testa a testa” pare più un discorso – ribadisco: quantomeno se si guarda ai soli dati – da tifoso che da analista e critico oggettivo.

Sempre i numeri, il divario nei punti ATP, dicono che Sinner è stato molto più continuo di Alcaraz, altrimenti non avrebbe accumulato un tale gap. Sinner aveva vinto 26 partite di fila, 14 nel fine anno del 2024, 12 quest’anno, tra i 7 match di Melbourne e i 5 di Roma, prima di inciampare su Alcaraz. Curiosamente – e spero proprio di non sbagliarmi nello scrivere questo pezzo al volo senza il tempo di fare ricerche al di fuori della mia memoria – i due hanno vinto lo stesso numero di tornei (ma di diversa qualità, i 4 Slam in 3 diverse superfici e i 7 Masters 1000 di Carlos sono più dei 3 Slam e dei 4 Masters 1000 di Jannik) e hanno perso lo stesso numero di finali: 19 titoli vinti da ciascuno dei due e 6 finali perdute.

E sempre i dati dicono che le vittorie di Sinner, con gli altri tennisti top-ten, erano state anche belle nette, senza perdere un set. Quest’ultimo dato non si è tradotto in punti ATP ma ha significato una notevolissima supremazia su tutti i giocatori affrontati, fatta eccezione per Alcaraz. Provo adesso ad astrarmi da quel che dicono i numeri e a fidarmi prima degli occhi, dei miei occhi, poi delle mie conoscenze. Gli occhi del vecchio cronista dicono che il tennis di Carlos Alcaraz è più vario, più bello, più imprevedibile, più entusiasmante, più completo (servizio a parte), più elegante e raffinato da vedersi.

Ma forse proprio perché assai più brillante il tennis di Alcaraz è quasi sempre stato anche più discontinuo, meno solido di quello certamente più ordinato, più preciso, più tatticamente ragionato del tennis di Sinner. Tante volte il tennis di Alcaraz è sembrato incarnare i difetti di certi junior talentuosi e un tantino narcisisti…al punto da preferire il rischio di un colpo spettacolare a scapito di un colpo più umile, più semplice, più pragmatico e concreto. Tutti i punti valgono un 15, anche se ce ne sono alcuni che capita di doverli giocare in momenti più importanti e apparentemente decisivi, motivo per cui bisogna anche sapere scegliere quali rischi correre, quando puntare alla perfezione e quando invece affidarsi al tennis percentuale.

Sinner fin da giovanissimo ha quasi sempre dato la sensazione di saper fare le scelte più giuste. Alcaraz a volte sì e  volte anche no, nonostante abbia sempre avuto al suo angolo un “consigliere” che chiamare esperto del tennis percentuale è dir poco: Juan Carlos Ferrero. Un numero del mondo il cui modo di pensare e impostare tennis era forse più simile a quello di Sinner che a quello di Alcaraz.

Chi ha più potenza nei colpi? Sinner o Alcaraz? Se mi dovessi fidare, con gli occhi, dei muscoli, direi Alcaraz. Colpi, in specie il dritto, più esplosivi. Però chi ha giocato contro Sinner mi ha sempre detto che i suoi colpi pesano come mattoni, piegano il braccio a chi non ce l’ha solidissimo. E si riferiscono tanto al dritto, spaventoso quando decide di schiacciarlo dall’alto in basso tipo simil-smash, che al rovescio giocato con il salto. Il rovescio lungolinea di Sinner spesso è un vero tracciante. Per giurare però sulla maggiore o minore pesantezza dei colpi di uno o dell’altro dovrei averli provati e purtroppo non mi accadrà mai …e anche se mi accadesse di certo loro non non scatenerebbero contro di me tutta la loro potenza per…non far del male a un vecchietto.

Sarà banale dire – perché è un discorso che vale per tutti – che tutti e due hanno bisogno di essere al 100% perché si possa valutare la vera qualità del loro tennis. Ma io credo che nell’arco di un anno i giorni in cui un tennista riesce a scendere in campo al 100% della propria condizione atletica e psicofisica sono pochissimi. Come dice e ripete di continuo Sinner ogni giorno,ogni partita e all’interno di ogni partita anche quasi ogni spezzone di partita è o può essere diverso. Per questo motivo i giudizi assoluti conseguenti a una partita, e che molti appassionati esprimono a sostegno di una tesi o di un’altra, secondo me vanno presi con il bilancino.

Oggi non ho fatto che leggere che “è evidente che Alcaraz è molto più forte di Sinner sulla terra battuta”. Qualcuno ha magari accennato al fatto che Sinner ha avuto due setpoint di fila ne primo set, sul 6-5 per lui e servizio Alcaraz, e “chissà come sarebbe girata e finita la partita se ne avesse trasformato uno”. Già, in quei due setpoint Alcaraz ha sparato un servizio esterno a 199 km orari per  annullare il primo setpoint e poi ha giocato un toppone alto ben liftato sul rovescio di Sinner che ha sbagliato. Diopo di che, sul 40 pari, Sinner ha sbagliato prima un dritto e dopo poco un altro prima di ritrovarsi al tiebreak.

 Alla fine quel conta è il risultato, incluso quello del tiebreak nel quale un Alcaraz che non ha certamente nel servizio il colpo più importante ha invece messo a segno due ace fra secondo e terzo punto per salire 3-0 dopo il primo minibreak iniziale. E anche se lo stesso Alcaraz si è mangiato quel vantaggio con un doppio fallo sul 4-2, ecco che un net ha costretto Sinner a venire avanti per farsi scavalcare da un lob cui è seguito un errore per una veronica mal riuscita che avrebbe fatto inorridire il Panatta dei tempi migliori. Però quel net…Vabbè, ci sta.

Tre rovesci poderosi e possenti in rapida successione hann consentito a Sinner di annullare, sul 4-6, il primo setpoint, ma poi l’artista Alcaraz si è inventato un bel dropshot sul secondo set point e ha chiuso al volo sul faticoso recuper di Sinner. Una mezzoretta più tardi avrebbe chiuso il matchpoint del 6-1 con lo stesso schema. Pareva un replay.

Allora ecco la conclusione dei più: Alcaraz, dominatore schiacciante in tutto il secondo set – con Sinner che ha perso a zero il game di battuta nel secondo game del secondo set e a 15 nel quarto (ma ci sta che uno che può servire come Sinner perda 8 punti su 9 quando è al servizio, al di là dei meriti di Alcaraz?) – è troppo più forte di Sinner. Ecco, adesso datemi pure del tifoso italiota di Sinner: io sono persuaso che quello di domenica non era il miglior Alcaraz, ma tantomeno Sinner era vicino al miglior Sinner.

E, datemi ancora e di più, del tifoso che stravede per Sinner, ma anche se sono convinto che Sinner soffra particolarmente certi colpi e caratteristiche di Alcaraz – i topponi, le smorzate, la lucidità sotto rete, la seconda palla di servizio con tanto kick ad uscire sia da destra nei punti pari sia da sinistra nei dispari – sono anche persuaso che il miglior Sinner abbia armi sufficienti per dar fastidio, e parecchio fastidio ad Alcaraz. Ma, e ho visto con attenzione tutti i loro duelli (tranne quello di Alicante), secondo quanto ricordo salvo che a US Open 2022 quando Sinner ebbe il matchpoint – e quindi non si può parlare davvero di manifesta inferiorità!-  e a Pechino 2024 quando ha perso 7-6 al terzo, in diverse altre occasioni che finiscono per influenzare in modo significativo il bilancio dei confronti diretti e le osservazioni che ne conseguono (Indian Wells 2024, Roland Garros 2024, Roma 2025) è innegabile che Sinner non poteva difendersi al meglio della proprie possibilità. Sono tre partite perse che alterano, e non di poco, il bilancio dei loro testa a testa. Non si può dire che se Sinner fosse stato bene, ben allenato e preparato, avrebbe vinto quelle tre partite, ma – ripeto, una cosa è certa e non vado a caccia di alibi per Jannik che non è un mio sponsor – Jannik non ha potuto battersi ad armi pari con Carlitos.  

A Indian Wells come a Roma Carlos è stato umile e bravo, gli va riconosciuto, a giocare un match più solido del solito, senza alti e bassi, aggredendo da fondo ma con juicio, senza strafare, attendendo il momento buono perché uno Jannik ancora corto di match incorresse in errori insoliti per il miglior Sinner.

Adesso tanti, non solo Musetti, non solo Sinner, dicono che Alcaraz, campione in carica, è il grande favorito del Roland Garros. I due rivali non potranno incontrarsi prima della finale.

Da quanto ho scritto sopra si dovrebbe dedurre, esaminando gli altri confronti dei nostri FAB 2 con i vari top-ten, che forse corre più rischi prima della finale il non sempre continuo Alcaraz che il generalmente solido Sinner. E allora, se si dovesse giocare l’8 giugno il tredicesimo duello fra Alcaraz e Sinner so che leggerei che Alcaraz è favorito, e per il loro bilancio personale e per il diverso record nei match sui tre set su cinque (più favorevole allo spagnolo). Ne riparleremo allora. Intanto che i FAB 2 ci arrivino. Sarà importante, nel caso, anche il come.


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