Tiafoe ha torto
Dirlo in maniera così netta potrebbe quasi sembrare ingeneroso, ma è questa la realtà dei fatti. E lo stesso storico di Tiafoe a livello Slam è in realtà un’ulteriore prova che va contro ciò che lui stesso ha affermato. L’americano vanta infatti due semifinali, entrambe allo US Open, e altri due quarti di finale. Su 35 partecipazioni. E, contando che ci sono da aggiungere tre eliminazioni agli ottavi di finale, vuol dire che Frances ha perso l’83% delle volte prima del quarto turno. Un po’ pochino per avanzare pretese sui trofei più ambiti del tennis.
Tiafoe è chiaramente un campione preso ad esempio per spiegare la situazione, non è detto che tra i “tutti” includesse anche sé stesso. Se vogliamo spezzare però una lancia a suo favore, un minimo fondo di verità, di certo i numeri fatti registrare dai Fab Four negli Slam sono irraggiungibili. E vedere Sinner o Alcaraz sconfitti prima delle semifinali, un po’ come succedeva ai dominatori degli “anni di vuoto” prima dell’avvento definitivo di Federer nel 2004, non appare ancora così impossibile. E, onestamente, le 23 semifinali Slam consecutive di Federer, le doppie cifre di vittorie di Djokovic in Australia e di Nadal a Parigi, sono irripetibili.
Ma semplicemente perché la situazione a cui la precedente generazione aveva abituato non è sostenibile a lungo termine. Certi numeri sono impensabili, anche per giocatori di prima fascia come sono Jannik e Carlitos, o i giovani ancora in rampa di lancio. Abbiamo visto come il livello medio di oggi sia più alto rispetto a qualche anno fa, e dunque di sicuro anche la competizione a cui sono costretti i top nei grandi tornei si è fatta più agguerrita. E ciò sicuramente giova allo spettacolo, e in parte anche all’incertezza. Ma solo fino agli ottavi, ai quarti. Quando poi la pallina scotta, emergono sempre i soliti.
Ci aspetta un nuovo dominio?
Dunque, dati e sensazioni alla mano, è abbastanza semplice ribattere in maniera contestuale alle parole di Tiafoe: non è vero che tutti possono vincere gli Slam. Sì, nel periodo preso da lui come esempio ci fu effettivamente una possibilità diffusa di portare a casa titoli importanti: tra il 2000 e il 2004 ci furono ben 12 vincitori Slam diversi su 20 Slam giocati. Alcuni dei quali, come Gaudio, Johansson e Albert Costa, non avrebbero mai potuto sperare in un’altra epoca di alzare un trofeo così importante. Ma paragonare quel periodo a questo sarebbe assolutamente sbagliato.
Così come si è fatta più competitiva la base della piramide, sono di un’altra pasta anche i primi della classe. Sinner e Alcaraz hanno già vinto più Slam di Safin, Roddick, Hewitt e Ferrero. Che sono stati i principali riferimenti di quegli anni, nella finestra tra il tramonto di Sampras e Agassi e l’arrivo di Federer e Nadal. Gli ultimi due anni, e probabilmente anche il prossimo, saranno la congiunzione tra l’epoca dei Big Three e l’epoca dei nati nel 2000, guidati dall’altoatesino e dal murciano.
Dunque capiterà ancora di vedere dei vincitori a sorpresa nei 1000. E qualche giocatore di “secondo piano” approfittare di un buco per sgattaiolare fino ad una semifinale Slam. Ma a vincere, il 2024 lo ha confermato, l’inizio di 2025 lo ha sottolineato, sono in fin dei conti sempre gli stessi, i più forti. E probabilmente è anche giusto così. Anche, perché, val sempre la pena ricordarlo, un giocatore del calibro di Alexander Zverev uno Slam ancora non lo ha portato a casa. E le primavere diventano sempre più.
Quindi, finché un n.2 al mondo, oro olimpico e pluricampione 1000 rimarrà a digiuno di Major (qualunque sia la sua colpa) o qualche giovane rampante riuscirà ad iscrivere il suo nome negli albi d’oro più ambiti, sarà difficile affermare con seria convinzione che gli Slam siano terreno di caccia generale. In fin dei conti, esclusa la famosa finestra in mezzo al nulla dei primi anni 2000, nell’Era Open non c’è mai stato un periodo in cui ci fossero concrete chance di vittoria per così tanti giocatori. Sono stati infatti solo 57 i vincitori Slam dal 1968 in avanti, su 228 tornei di questo livello giocati. La democrazia appartiene al tennis solo in certe misure. Alle cene più ricche partecipano sempre (e quasi solo) i più potenti.