Emil Ruusuvuori a cuore aperto. Il tennista finlandese torna a parlare dei suoi problemi di salute mentale in una sentita intervista rilasciata ai microfoni dell’ATP. L’ex numero 37 del ranking è stato lontano dai campi per circa sei mesi – e la pausa forzata gli è costata diverse posizioni in classifica, ora è 254 – ma l’origine di tutto risale a tre anni fa, come ha precisato lui stesso: “Tre anni fa a Miami ebbi il primo vero attacco di panico. Non riuscivo a respirare, la mia mente era impazzita… qualche giorno dopo portai Sinner al terzo set, ma nessuno poteva immaginare ciò che stavo vivendo. A Montreal mi ritirai con la scusa di un virus intestinale e da quel giorno non toccai più la racchetta per quattro mesi e mezzo”.
Una storia di cadute e risalite quella di Ruusuvuori che nella sua breve carriera ha anche disputato due finali a livello ATP. Ma nel momento in cui sembrava poter spiccare il volo la realtà lo ha riportato con i piedi per terra. Ha dovuto lasciare il tennis, poi è ripartito, con fatiche enormi, e adesso è nei bassifondi della classifica cercando di lottare nei tornei minori, con risultati altalenanti.
“Negli ultimi dieci anni la mia vita è stata molto costante. Pensavo sempre alla prossima partita, al prossimo torneo. Tutto era in movimento, ma all’improvviso non c’era più niente. Non provavo più gioia in niente. Non stavo più competendo in campo, stavo lottando per alzarmi dal letto – a essere onesto mi sono anche chiesto se volessi davvero vivere. È stato spaventoso. E ancora peggio è stato vedere come tutto ciò abbia colpito le persone a me più vicine (…) Sono riuscito a realizzare il mio sogno e diventare un tennista. Proprio perché ce l’ho fatta, pensavo che avrei dovuto fare di tutto per continuare. Non parlavo dei miei problemi mentali perché lo vedevo come una debolezza. E forse è proprio questa la parola chiave. Per me, nello sport, non dovevano esistere, e mostrare vulnerabilità significava non essere abbastanza forte.
In ultima analisi un pensiero rivolto al prossimo, a chi come lui soffre degli stessi problemi, a chi si tiene tutto dentro. “Se la mia storia aiuterà anche solo una persona, allora sarà valsa la pena. La mia speranza è che la gente capisca che bisogna prendersi cura della propria mente e di sé stessi. Questo è fondamentale. Se non stai bene, non c’è niente di più importante che aiutare te stesso. Non tenerti tutto dentro”.