Pro e contro del sistema tradizionale
Nel mondo in cui molti di noi sono cresciuti, nel quale la potenza di calcolo degli elaboratori non consentiva l’implementazione di queste tecniche, prima di mettere in vendita i biglietti per un evento veniva deciso un listino prezzi e tipicamente quel listino era fisso, i prezzi rimanevano sempre gli stessi. Per gli eventi molto popolari, ciò poteva voler dire avere un “tutto esaurito” con molti mesi di anticipo, e la comparsa di agenzie terze che facevano incetta di biglietti (con o senza la connivenza degli organizzatori, ma questa è tutto un’altra storia) e li rivendevano a prezzi molto maggiorati, di fatto facendo incontrare domanda e offerta al “giusto” (dal punto di vista economico) prezzo, svolgendo esattamente la stessa funzione che svolge il dynamic pricing.
In questo momento il tennis in Italia sta vivendo un momento straordinario, e ovviamente ciò si riflette nella domanda dei biglietti degli Internazionali. In uno scenario con un listino prezzi fisso, probabilmente sarebbe accaduto quanto segue:
- I prezzi dei biglietti sarebbero stati alla portata di molti più appassionati di quanto non sia effettivamente accaduto, aumentando ancora di più la domanda e quindi la pressione sullo stock esistente di biglietti;
- Sarebbero stati avvantaggiati gli appassionati dello zoccolo duro, pronti a comprare i tagliandi con mesi di anticipo per organizzare le loro giornate al Foro Italico;
- L’accesso all’acquisto dei biglietti sarebbe stato limitato dalla disponibilità degli stessi;
- Siccome siamo in Italia, avrebbero avuto accesso più facile ai biglietti gli appassionati con gli “agganci giusti”, probabilmente favorendo una distribuzione ben poco trasparente;
- La disponibilità a prezzi molto superiori a quelle di listino attraverso le agenzie di rivendita sarebbe comunque esistita, dal momento che queste agenzie tendono avere gli “agganci giusti” di cui sopra;
- La FITP avrebbe incassato molto meno, e considerando che ben più della metà dei fondi a disposizione della Federazione provengono dagli introiti degli Internazionali, ciò avrebbe significato meno iniziative federali, probabilmente minori livelli occupazionali e minori risorse per sostenere iniziative come SuperTennis.
Pro e i contro del sistema “dinamico”
I prezzi variabili adottati dalla FITP durante le ultime edizioni invece hanno proposto questo scenario:
- Una parte consistente degli appassionati è stata tagliata fuori dalla possibilità di acquistare i biglietti desiderati, essendo costretta a ripiegare sulle qualificazioni, sui ground oppure a rinunciare del tutto all’escursione al Foro;
- Chi ha prenotato con largo anticipo, a scatola chiusa, magari approfittando pure dello sconto del 20% per i tesserati, ha ottenuto i biglietti ai prezzi migliori, anche se probabilmente superiori a quelli del passato;
- Chiunque ha avuto accesso all’acquisto dei biglietti – bastava un collegamento a internet e una carta di credito (adeguatamente rifornita);
- La FITP ha internalizzato i profitti che sarebbero andati quasi interamente alle agenzie di rivendita biglietti, incassando molto di più, potendo quindi finanziare l’attività federale e le sue tante iniziative.
- Jannik Sinner è lo sportivo italiano più noto tra quelli in attività
- ATP Toronto, Fritz: “Mi sento mio più a mio agio. Diallo gran giocatore, ma non è facile giocare qui”
- WTA Montreal, Pegula: “Devo ritrovare continuità prima dello US Open, ho giocato game orribili”
- Lo spirito guerriero di Svitolina: dal febbraio 2022 non perde (quasi) mai contro tenniste russe
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Qual è il male minore?
È evidente che in questo momento sarebbero necessari due, tre, quattro Fori Italici per accogliere tutti quelli che vogliono un vedere da vicino Sinner, Paolini e compagnia. Qualcuno deve rimanere fuori: come scegliere questo qualcuno?
Come abbiamo provato a spiegare, la risposta non è così semplice. Un approccio più che condivisibile potrebbe essere quello di fermarsi al primo dei punti elencati qui sopra e trarre le necessarie deduzioni: la FITP ha come scopo principale la promozione del tennis, e questo vuol dire che l’evento principe del calendario tennistico in Italia deve essere mantenuto alla portata di tutti. Spremere ogni euro possibile da chi vuole partecipare alla festa degli Internazionali non si confà alla missione della FITP e quindi questo approccio non è accettabile.
Come detto, è un’opinione che ha una sua dignità, ma bisogna poi sopportarne le conseguenze: i biglietti verrebbero distribuiti principalmente attraverso il sistema degli “agganci giusti”; il bilancio della FIT sarebbe molto più vicino ai €30 milioni di inizio secolo che non ai €200 milioni attuali, con tutto ciò che ne consegue per chi viene finanziato da questi profitti (SuperTennis incluso).
Per chi contesta l’alternativa, opponendosi al principio di vendere lo stesso posto a prezzi completamente diversi, si può obiettare che, soprattutto per un torneo di tennis, più ci si avvicina alla data dell’evento più si dispongono di informazioni che consentono di valutare meglio il valore di un biglietto, in particolare nel corso dell’ultimo mese. Prima viene resa nota l’entry list, poi si sa chi è infortunato o meno, si capisce o si intuisce chi potrebbe rinunciare. E man mano che ci si avvicina, si conosce il tabellone, i risultati dei turni preliminari, le previsioni del tempo e, il giorno prima, l’ordine di gioco. È davvero irragionevole che chi compra il biglietto il giorno prima, sapendo esattamente chi andrà a vedere, paghi molto di più di chi l’ha comprato mesi prima a scatola chiusa?
Lasciando perdere i motivi di bilancio che spingono fortemente in una direzione, la questione è decisamente soggettiva, non ci sono risposte assolutamente giuste o assolutamente sbagliate. A noi pare che il sistema attuale scelto dalla FITP forse rappresenti un male minore rispetto a quello “tradizionale”, per quanto detto qui sopra e anche per un altro motivo: in un momento così trascendente del tennis italiano, effettuare la selezione attraverso il pricing piuttosto che attraverso l’accesso e la motivazione consente di far partecipare all’evento persone che magari non appartengono allo zoccolo duro, creando un’opportunità di aumentare la base degli appassionati o, nella peggiore delle ipotesi, di attingere a risorse economiche che non sono quelle degli appassionati esistenti che già pagano tesseramenti, tasse d’iscrizione, campi, palle, quote di associazione ai circoli etc…
Il sistema di distribuzione tradizionale con “listino fisso” tende a insistere sempre sulle stesse persone, rafforzando l’immagine di “sport da circolo privato” che il tennis sta così faticosamente cercando di togliersi di dosso.
Con questa (lunga) disquisizione speriamo di aver dato qualche informazione in più e qualche spunto di ragionamento su una questione tanto controversa quanto personale, nella speranza di aiutare i lettori a darsi le proprie risposte con un po’ più di cognizione di causa.