A poche ore dalla sua più importante vittoria in carriera al Bitpanda Hamburg Open, Flavio Cobolli si è presentato al Roland Garros con il trofeo in mano. Forse ce l’ha in mano da 24 ore e non lo vuole mollare, forse no, ma certamente quello giunto a Parigi all’ultimo minuto per cause di forza maggiore è un Cobolli dallo stato d’animo diametralmente opposto a quello visto solo pochi giorni prima a Roma.
“Giocare così bene ad Amburgo è stata una sorpresa un po’ per tutti, me incluso. Un risultato inaspettato che mi sono sudato con i denti, come scritto in telecamera, e aver alzato quel trofeo è stato importante, essersi risollevati così dopo un inizio di stagione molto difficile”.
“Sono un po’ confuso ora, perché è il mio secondo torneo vinto in carriera e non mi era mai capitato di arrivare subito in un altro torneo con il trofeo, oltretutto un torneo importante come questo che secondo me è uno dei più belli del mondo.”
“E sicuramente ora mi vedete molto più contento di quanto non mi abbiate visto nel corso di quest’anno – ha aggiunto – abbiamo fatto diverse chiacchierate nei mesi scorsi durante le quali non ero troppo felice, ora le cose sono sicuramente cambiate”.
Ripensando alla cavalcata di Amburgo, Cobolli ha ricordato le vittorie in semifinale contro Etcheverry e in finale con Rublev: “Con Etcheverry ero molto teso, mentre in finale ero molto tranquillo, ero più testo stamattina a colazione, non so perché. La partita più difficile è stata la finale, per come ho gestito le difficoltà in tutti i momenti, anche se in semifinale sono riuscito a recuperare una situazione di svantaggio”.
Ad Amburgo c’era anche un amico speciale a bordo campo a fare il tifo per lui: “Edoardo [Bove] sta bene, mi è venuto a trovare ad Amburgo in occasione della finale, spero di vederlo in campo presto”, ha detto Flavio del giocatore della Fiorentina vittima di un malore in campo lo scorso mese di dicembre.
Vincere un torneo alla vigilia di uno Slam, quando c’è tanta attenzione mediatica intorno al tennis fa sì che luci dei riflettori splendano ancora di più, e può essere un po’ disorientante: “Mi piace avere tutte le attenzioni su di me. Non ci sono abituato, perché non mi è mai capitato, ma mi piace”.
Mentre il Direttore Scanagatta chiede a Cobolli quali sono i suoi pregi e difetti come tennista, passa di lì Andrey Rublev, l’avversario sconfitto nella finale del giorno prima, che gli stringe la mano, lo abbraccia e lo apostrofa con un simpatico “cabrón” in spagnolo, che vuol dire più o meno “idiota”.
“Il mio punto di forza è la tenacia e la voglia di lottare contro chiunque – riprende Cobolli – sono un agonista nato. Credo di essere bravo dal punto di vista tecnico anche se ci sono tante cose su cui devo migliorare, sia dal punto di vista tecnico sia mentale”.
La prima prova del nove dopo la vittoria in un ATP 500 arriverà martedì, con il primo turno contro l’ex campione dello US Open Marin Cilic, entrato in tabellone come lucky loser: “Ora bisogna pensare a Cilic, che è un grande campione è che richiederà il 100% del mio tennis. Ora devo preoccuparmi di recuperare fisicamente [dopo Amburgo], non mi sono allenato qui per cui nei prossimi due giorni dovrò capire ora cosa devo fare e come giocare la partita di primo turno”.