Difficile non cadere nel banale per via del suo cognome, ma Matteo Gigante ha messo in campo una prestazione onestamente che lascia a bocca aperta. Una partita perfetta contro Stefanos Tsitsipas per ottenere per la prima volta in carriera un terzo turno Slam, al Roland Garros. Una vittoria storica, di quelle che possono cambiare le carriere. Ed infatti l’azzurro è apparso raggiante nella conferenza post match.
“Sicuramente avevo impostato la partita sul rovescio“, spiega Matteo, “è dove fa più fatica. Ma allo stesso tempo ho avuto la convinzione di andare veloce con i piedi e togliergli il tempo mandando la palla più veloce per mandarlo fuori giri. La forza di oggi è sicuramente stata quella di rimanere tranquillo, giocarsi tutti i punti, perché può succedere qualsiasi cosa. Ho rimontato nel secondo ad esempio, pur avendolo perso, ero molto tranquillo, stavo anche giocando meglio. La forza è stata la tranquillità“.
Tatticamente la partita di Gigante è stata impeccabile. Con tante soluzioni non facili né tantomeno così prevedibili: “Il servizio da sinistra piatto al centro è nelle mie corde, lo gioco meglio dello slice a uscire. Poi ricordo quella palla corta che ha baciato il nastro annullando la palla break nel quarto. Ho avuto personalità, come mi aveva chiesto Marco [Gulisano, il coach], ed è quello che ho fatto. Non ero teso ma quando dovevo colpire la palla sulle palle break, sui match point, facevo più fatica che negli altri punti. Ma allo stesso tempo aver annullato così tante palle break vuol dire che ero lì. Dall’angolo venivano solo voci di incoraggiamento e di complicità“.
A vederlo giocare, vincere e tenere ritmo con giocatori di così alto livello, sorge spontanea la domanda: perché non è tra i migliori? E dove sta migliorando ora? “Questo è un miglioramento che ho fatto dopo Indian Wells. Ero stato infortunato a casa, sono successe un po’ di cose. Sono andato a Monza e in Portogallo, ma ho giocato in maniera poco brillante, poi ho vinto sempre al terzo set il torneo al Garden. Poi in Austria 7-6 al terzo a Cilic senza aver mai giocato su quel campo. E infine Roma, dove le motivazioni escono da sole. Ma credo che sto facendo miglioramenti che partono da casa, giorno per giorno per battere il ferro“. E altri sport? “Sono molto bravo a calcio, ci giocavo ma non piaceva l’ambiente. Ci ho sempre giocato, mi piace anche con gli amici, sono uno che è sempre stato appassionato di sport. L’esultanza era del tipo “mamma mia”, non ci volevo credere“.
Il tempo, dopo tante promesse, sembra però essere finalmente maturo. Non tutti in fin dei conti partono forte sin da subito: “Da piccolino non ero tra i primi, ma sempre lì. Poi se vogliamo parlare di difficoltà ho avuto un infortunio nel 2021 al gomito che mi ha tenuto fermo 6 mesi. Ma sono tranquillo perché ognuno ha il suo percorso. Ci saranno certo dei momenti negativi, ma nei momenti brutti sono sempre riuscito a risalire bene“. Se l’affermazione ad alti livelli sta arrivando con calma, l’amore con il tennis c’è stato a prima vista: “Ho sempre avuto la racchetta in mano perché nonno me l’ha subito messa, a 3 anni. Poi nonno ha fatto un sacco di sport, come mia madre (nuotatrice da piccola). Sono l’unico mancino in famiglia, ma a calcio gioco con il destro“.