Il quarto ed ultimo italiano ad approdare al terzo turno qui al Roland Garros è Flavio Cobolli. Al termine di un derby giocato a pieno ritmo, dall’inizio alla fine, con tanto di match point annullato nel tie-break del terzo (“mi sono inc*****o quando ha annullato il match point“). Che fa però parte del gioco in una partita lunga e dispendiosa, che ha premiato la costanza e il lavoro svolto in questi mesi: “Mi sono un attimo incavolato ma non ho grandi rimpianti nel terzo, potevo fare meglio sul 5-4 ma è una partita molto lunga, ci sta arrivare al momento di chiuderla e non essere lucidi al 100%. Più soddisfatto di come l’ho chiusa che rammaricato“.
Flavio è un tipo sorridente, scherzoso, infatti la conferenza si è tenuta sui binari della serenità e dei sorrisi, specie quando ha parlato di Arnaldi: “Io e Matteo siamo due giocatori molto simili, ci muoviamo bene, giochiamo bene da fondo, sappiamo contro attaccare. Il difetto per entrambi, o almeno il mio, è il servizio. Ma oggi il suo ha funzionato meno, e sono riuscito ad avere la meglio, sentivo di poterlo breakkare sempre. Sono tutte partite molto difficili, non vado spesso bene nei derby, ma oggi volevo vincere assolutamente“. Anche perché questo derby gli regalerà un terzo turno al Roland Garroso contro nientemeno che Alexander Zverev, una di quelle partite che si sognano.
“Riguardo a Zverev, mi sembra chiaro che è molto forte“, sorride Cobolli, “per battere giocatori come lui devi preparare la partita in modo eccellente e giocare in modo eccellente. Mi sento di dire che partirà sicuramente avvantaggiato, ed è normale così. È più forte di me in questo momento, ma ho le mie cartucce e me le giocherò con serenità e divertimento. Divertirmi è quello che mi riesce meglio in campo. Anche perché sto settimana per settimana cercando di cambiare qualcosa ogni giorno per provare ad assestare i miei difetti, la cosa principale è aumentare le prime palle, ho buona statistica sui punti con la prima, quando entra tante volte faccio punto. Può essere una chiave di grandi miglioramenti. Zverev l’ho scaldato in Laver Cup, ci siamo allenati ad Amburgo prima del primo turno e non è andata bene, perché mi ha battuto molto facilmente. Per prepararla a me non piace guardare le partite, ho un team preparato per questo, mi affido a quello che mi dicono, ai loro consigli tattici, lo faranno anche con Zverev, poi cercherò di capire in campo. So più o meno quello che mi aspetta, faremo in questo modo“.
Il team, la cui figura principale è il padre Stefano, è una parte essenziale della carriera di Flavio, che trae enorme giovamento riponendo fiducia totale (anche se alla fine è il suo ottimo istinto, con le scelte giuste, a dargli la vittoria): “Sono un ragazzo che si affida molto, purtroppo a mio padre in questo caso (ride). Le mie decisioni sono quasi sempre in accordo con loro. Alla fine gioco a tennis, mi viene facile scegliere, devo giocare a tennis, dove o quando non mi interessa più di tanto. Se il mio team pensa che una cosa sia corretta mi affido totalmente“.
Si tratta di un ragazzo molto affezionato alla propria famiglia, con la quale viaggia anche per i tornei: “Sono venuto con i miei nonni, tra cui la nonna scaramantica che non guarda le partite, ma oggi sono tornati a casa non pensando sarei andato avanti. Ci sono poi mia cugina e il mio team“. Presenti su un campo senza particolare tifo da una parte o l’altra, visto che giocavano due italiani, ma esposto al solito casino del Lenglen: “A un certo punto è partita la Marsigliese, mi ha caricato molto. Ovviamente non è piacevole quel tifo contro, fino a che è di lato è bello“.
In ultimo, un’altra bellezza che ormai resiste solo al Roland Garros è la presenza dei giudici di linea, in luogo della chiamata elettronica. Soluzione che a Cobolli sembra piacere, ma non proprio in maniera assoluta: “Il giudice di linea, come la chiamata elettronica, può sbagliare…ma sull’elettronica non hai scuse, col giudice di linea ci discuti. Sulla terra mi piace col giudice di linea, sul cemento no perché è più difficile e si può sbagliare“.