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Roland Garros, giovedì da roulette: rimonte e sprechi, da Rocha a Fils. E la riscossa delle ragazze

Il derby francese al terzo turno, il miracolo portoghese e gli addii. Emozioni di ogni scala, da Mahut e Gasquet

Last updated: 30/05/2025 21:30
By Pellegrino Dell'Anno Published 30/05/2025
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8 Min Read
Arthur Fils – ATP Barcellona 2025 (foto via Twitter @bcnopenbs)

📣 Guarda il Roland Garros sui canali Eurosport in streaming su NOW

Un pazzo giovedì ha concluso i secondi turni e composto il tabellone del Roland Garros 2025. Una giornata di sorprese, di grandi rimonte e di scende da gladiatori. Che ha anche restituito un degno nome alle ragazze francesi, visto che due di loro si giocheranno un posto per la qualificazione agli ottavi di finale. Ma è solo la punta dell’iceberg di una giornata che ha salutato per l’ultima volta due giocatori che hanno dato tanto al tennis francese.

Sezioni
Mahut e Gasquet: glory days gone byHenrique Rocha: non tirarsi indietroL’arena di Arthur FilsBoisson e Jacquemot: la Marsigliese

Mahut e Gasquet: glory days gone by

Gli anni passano…e ci cambiano. Richard Gasquet e Nicolas Mahut hanno avuto due carriere vicine, parallele, che si sono tante volte sfiorate senza mai davvero incrociarsi del tutto. Un enfant prodige a cui per anni si è rimproverato di aver raccolto troppo poco e un buon singolarista trasformatosi tardi in un doppista da record. Mahut/Herbert hanno riposizionato con costanza la Francia nell’élite del tennis maschile, completando il Grand Slam e trionfando due volte al Roland Garros. Hanno infatti salutato sul Simonne Mathieu, in una serata in cui la prima afa estiva ha toccato Parigi e i volti erano bagnati…ma non solo dall’umidità.

Uniti, per una strana ironia della sorte, dall’Italia: Bolelli e Vavassori hanno chiuso la carriera di Mahut, e della grande coppia con Herbert, Jannik Sinner quella di Gasquet. Di cui si è già scritto tanto, soprattutto per quanto riguarda i grandi mezzi che avrebbe potuto sfruttare meglio. E i rimpianti e i rimorsi. Ma ha amato più di ogni altra cosa il tennis, giocando fino a quando ha potuto, divertendosi e facendo divertire. Dimostrando che non sono i titoli, né di qualità né quantità, a racchiudere la grandezza. Monsieurs, merci beacoup.

Henrique Rocha: non tirarsi indietro

Sotto il sole battente di Parigi Henrique Rocha era felice. Aveva per la prima volta centrato un main draw Slam, da n.200 al mondo, e si era regalato un onesto secondo turno contro Mensik. E sì, forse avrebbe potuto fare qualcosa di più, ma il ceco veramente è un giocatore generazionale. Probabilmente questo passava per la testa del portoghese, dopo aver raccolto tre game nei primi due set. Difficile anche solo immaginare che potesse così facilmente ribaltare la situazione e andare a vincere il match. “Ho iniziato a servire meglio e rispondere meglio, ho giocato più aggressivo e mi sentivo felice in campo”.

Così ha poi descritto com’è andata la partita, quasi avesse fatto una cosa assolutamente normale. Non una prima vittoria top 20, in uno Slam poi, e recuperando due set. Ha ringraziato la Federazione portoghese per il lavoro e l’aiuto concesso, ma deve in realtà ringraziare solo sé stesso. Gioca benissimo da fondo, ha un buon servizio, e soprattutto solo 21 anni. La sua pagina è ancora bianca, immacolata. Sta iniziando a riempire le prime righe, per piazzare sulla mappa un Paese che da troppo sogna di arrivarci. E contro le lune di Bublik…davvero sognare gli ottavi sarebbe un’eresia?

L’arena di Arthur Fils

Il Suzanne Lenglen sta al Roland Garros come il Pietrangeli agli Internazionali d’Italia. Questione chiusa. Con la sola differenza di essere più grande e capiente, e ospitare anche incontri al meglio dei cinque set. Come quello in cui Arthur Fils, la grande speranza transalpina, ha sudato sette camicie (e una decina di pantaloncini probabilmente) per avere la meglio su Jaume Munar. Classico giocatore con un gioco decisamente superiore alla sua classifica. E, lamentele dello spagnolo a parte (“il pubblico qui è imbarazzante, danno fastidio tra un servizio e l’altro, interrompono il gioco”), è stata una battaglia vera e propria. Un fronteggiarsi tra gladiatori nell’arena. Un esercizio che per il francesino, nonostante la giovane età, è già pane quotidiano.

Fils, che potrebbe passare giorni interi a colpire rovesci, incrociati o lungolinea che siano, senza stancarsi, è esplosivo. Quel classico giocatore che rischia ogni tanto la luna storta, ma quando si sveglia nel modo giusto è un piacere. Sia per gli occhi che per il cuore. Gioca in maniera passionale, si attacca ad ogni punto, non lascia andare mai nulla ed esulta. Sempre. Contro Munar ha avuto anche noie fisiche, tanto da raccogliere due game nel terzo e nel quarto set.

Poi, vuoi la magia del Lenglen, vuoi l’affezione per il torneo di casa, il clic. Il gladiatore zoppo, stanco più di Massimo Decimo Meridio al duello con Commodo, ha recitato magistralmente la sua parte. E levarsi la maglietta con tanto di urlo contro il cielo a petto nudo è un segnale. Che la strada, tra sconfitte e sofferenze, è quella giusta. C’è chi sogna il suo ottavo con Sinner e chi merita 15 ore di fila di Carballes Baena-Kukushkin (con tutto il rispetto).

Boisson e Jacquemot: la Marsigliese

Lois Boisson non vuole smettere di sognare e di stupire. E arriva così un clamoroso terzo turno Slam, dopo aver battuto Kalinina al secondo turno. Una che sulla terra ha fatto finale a Roma, tutt’altro che l’ultima arrivata. Ma la 2003 francese, in cerca di sé stessa, per un giorno si è ritrovata, si è scelta, e ha ottenuto così il risultato più importante della carriera. È a una vittoria da un ottavo Slam, con tanto di rientro tra le prime 250. Messi da parte, inizialmente, i guai fisici, quel tennis così aggressivo e brillante sta dando i suoi frutti.

Elsa Jacquemot, anche lei solo 23enne, aveva vittorie Slam solo qui al Roland Garros, ma mai più di una. Quest’anno, 3 anni dopo l’esordio sul palcoscenico, è riuscita ad infilarne due di fila. Prima contro l’amazzone che un tempo era stata Maria Sakkari, poi contro Alycia Parks, che aveva fatto il lavoro sporco eliminando Muchova. Anche Jacquemot, una bella lottatrice da fondo, ritoccherà il best ranking al n.109, a meno di 40 punti dalla top 100. Un obiettivo assolutamente raggiungibile, per una ragazza che anche quando non gioca benissimo sta trovando le giuste soluzioni per cavarsela. La Francia, anche al femminile, c’è ancora.

E sarebbe poetico, immaginando che da lassù sorrida anche la Divina, piazzare Boisson-Jacquemot sul Suzanne Lenglen. La più grande, non solo di Francia. Per due ragazze che incarnano le speranze, mai troppo vane, di una nazione che da quando Mauresmo non gioca più…ha visto poche domeniche da segnare sul calendario. Inizierà a rifarlo da sabato 31 maggio.


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