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Roland Garros, Andreeva: “Conchita Martinez ha portato positività al mio gioco”

Con la vittoria su Kasatkina la russa è diventata la più giovane ad aver raggiunto per due volte consecutive i quarti di finale al Roland Garros dai tempi di Martina Hingis (1997-1998)

Last updated: 03/06/2025 18:23
By Matteo Beltrami Published 03/06/2025
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11 Min Read
Mirra Andreeva (destra) con l'allenatrice Conchita Martinez (sinistra) - Dubai 2025 (foto X @wta)

📣 Guarda il Roland Garros sui canali Eurosport in streaming su NOW

Sorride Mirra Andreeva, la 18enne russa ha appena centrato i quarti a Parigi per la seconda volta consecutiva battendo in due set l’amica Daria Kasatkina. Con questo traguardo Andreeva è diventata la donna più giovane ad aver raggiunto per due volte consecutive i quarti di finale al Roland Garros dai tempi di Martina Hingis (1997-1998). Mercoledì la russa affronterà Lois Boisson, la sorprendente wild card francese che ha estromesso la testa di serie numero 3 Jessica Pegula in tre set.

D: Mirra, congratulazioni. Sei ai quarti di finale per il secondo anno consecutivo. Dicci cosa pensi della tua prestazione contro la tua amica Dasha
ANDREEVA: “Ovviamente sono super felice di aver vinto la partita oggi. Sapevo che sarebbe stata dura. L’ultima volta che ci siamo affrontate ho perso in tre set, ed è stata una partita piuttosto drammatica. Ero pronta alla battaglia, e sono super felice di essere riuscita ad arrivare ai quarti”

D: Ovviamente, sia tu che Dasha avete molta varietà nel vostro gioco, quindi la partita è diventata molto tattica. Quanto è difficile cercare di superarla mentalmente in campo?
ANDREEVA: “Onestamente sapevo che ci sarebbero stati tanti scambi lunghi, avevo la sensazione che lei capisse dove avrei colpito. Sapeva quando stavo per fare una palla corta, da che lato, e ci sono stati tanti punti lunghi in cui mi sembrava di correre da un angolo all’altro. Non è una bella sensazione, ovviamente, ma è stata una partita molto intensa. C’è stata molta varietà durante tutti i punti dell’incontro, quindi, ancora una volta, sono felice di essere riuscita a continuare a giocare il mio tennis e vincere la partita alla fine”

D: Alcuni di quei lunghi scambi a cui ti riferivi sono stati davvero spettacolari. Sei riuscita ad arrivare su quelle palle e a girare il punto a tuo favore. Ti dà una soddisfazione in più sapere di poter vincere scambi così duri?
ANDREEVA: “Ovviamente mi dà anche molta fiducia sapere che riesco ad arrivare su quelle palle, a rimetterne tante in campo e a riprendere il punto da capo. E anche dopo aver corso tanto, sento di riuscire comunque a generare potenza quando ne ho bisogno. Se ho una palla da attaccare, sento di riuscire a prepararla bene e colpirla bene, non solo a rimetterla dentro. Quindi credo sia merito anche del mio preparatore atletico, che lavora sempre tanto. Sento che anche dopo punti lunghi riesco a ripartire e vincerli”

D: C’è stato un momento in cui lei ha vinto quattro o cinque giochi di fila e hai anche salvato un set point. Cosa ti passava per la testa mentre lei rientrava nel match e vinceva tutti quei punti?
ANDREEVA: “Ero in vantaggio 3-1, poi lei ha vinto quattro giochi consecutivi ed è andata sul 5-3, quindi continuavo a ripetermi di lottare e di cercare di giocare al meglio ogni punto.
Sentivo che anche lei aveva alzato il livello nel secondo set, ma io stavo anche giocando in modo un po’ più passivo rispetto al primo, e lei ne ha approfittato, iniziando a colpire con più aggressività. Quindi mi sono detta di continuare a lottare.
Sul set point, non so, sono andata a rete… Non so cosa stavo facendo. Non andrei mai a rete su un set point!
Credo che con tutta l’adrenalina, ho semplicemente fatto qualcosa… Non so nemmeno come spiegarlo. Sono solo felice di essere riuscita a chiudere in due set”

D: C’è stato un bel momento verso la fine della partita in cui hai fatto una palla corta di dritto non proprio perfetta, ma hai comunque vinto il punto, e poi hai indicato la testa verso il tuo box. Vorrei chiederti del rapporto con il tuo box, e in particolare con Conchita durante le partite. Com’è il dialogo? È solo incoraggiamento o anche tecnico, tattico? Solo energia positiva o anche suggerimenti?
ANDREEVA: “Principalmente mi supportano molto, cercano di darmi energia e carica, ma quando Conchita sente che deve dire qualcosa di tattico o tecnico, lo fa sempre. È una cosa che mi piace molto: non si limita solo a supportarmi, ma quando sente che ho bisogno di sentire qualcosa di tattico o tecnico, lo dice. E quando lei dice qualcosa, ovviamente cerco sempre di ascoltarla e metterlo in pratica in campo”

D: Quando sei passata dal giocare nei tornei juniores a competere nel circuito maggiore, quali sono state le cose che ti hanno colpito di più affrontando le migliori giocatrici? La componente fisica? Quella mentale? Come hai colmato quel divario?
ANDREEVA: “Direi che penso di essere migliorata fisicamente. Credo di essere molto più forte rispetto a due anni fa. Inoltre, penso di pensare in modo diverso rispetto a due anni fa. Adesso sono molto più positiva in campo, e penso che questo sia uno dei fattori chiave per me. Cerco sempre di lottare per ogni punto, qualunque cosa accada. Per me, i due aspetti più importanti che sono cambiati sono il miglioramento fisico e anche mentale”

D: Sei piuttosto amica di Dasha. Sei una persona abbastanza socievole. Negli ultimi anni probabilmente hai fatto molte amicizie nel tour. Com’è stato per te affrontare in campo persone con cui sei amica? Ti ha aiutato il fatto di avere una sorella con cui hai gareggiato fin da piccola?
ANDREEVA: “Per me è completamente diverso giocare contro un’amica o contro mia sorella, perché prima di tutto, quando gioco contro Erika, sono dieci volte più nervosa. E penso che anche lei lo sia. Sono partite completamente diverse. Quando ho giocato per la prima volta contro Dasha, è stato molto più difficile per me restare concentrata e non essere troppo “gentile” in campo. Ma rispetto all’ultima partita che abbiamo giocato, sapevo che ovviamente anche lei avrebbe voluto battermi. Non so cosa sia cambiato, ma non è stato così difficile cambiare mentalità ed entrare in campo con l’atteggiamento da avversaria. Non so come, ma sono riuscita a dirmi che stavo giocando contro la palla, non contro l’avversaria. Ho cercato di concentrarmi solo sulla palla che dovevo colpire, e sono riuscita a mantenere questo focus per tutta la partita. Sono orgogliosa di me stessa per esserci riuscita“

D: Perché giocare contro tua sorella ti rende così nervosa?
ANDREEVA: “Beh, direi che prima di tutto perché lei mi conosce probabilmente meglio di chiunque altro. Conosce tutti i miei segreti più nascosti (sorride). Sa tutto quello che succede nella mia vita, e lo stesso vale per me – spero. Sa esattamente come gioco. Sa esattamente quale colpo farò, perché ovviamente parliamo. Forse ora è meglio non parlare troppo di tennis, perché se vogliamo competere l’una contro l’altra, forse è meglio parlare di qualsiasi altra cosa. Io so cosa farà in campo. Ci alleniamo insieme da quando avevo 10 anni. So esattamente in quale momento farà una palla corta, so esattamente quando colpirà forte. E lo sa anche lei. Ed è questo che rende tutto difficile, perché sappiamo di conoscerci e cerchiamo di inventare qualcosa di nuovo in campo… ma poi tutto finisce per andare a rotoli, perché non è il nostro modo di giocare. È super complicato. Se inizio a spiegare tutto, ci metterei dieci minuti… quindi meglio fermarsi qui”

D: Parlando del tuo rapporto con Dasha: hai vinto la partita e anche un trofeo con il suo polsino. Ci racconti quel momento divertente? E che ne pensi del fair play di Dasha nel circuito?
ANDREEVA: “E’ una grande persona e una grande giocatrice. Avevo come la sensazione che dopo la partita avrebbe fatto qualcosa del genere, e sapevo che se avessi perso, anch’io avrei fatto qualcosa di divertente, per alleggerire un po’ l’atmosfera e togliere un po’ di tensione e pressione tra di noi. Quindi quando ho vinto, sapevo che avrebbe fatto qualcosa del genere, e quando mi ha lanciato il polsino è stato divertente. Penso che sia stato anche un bel gesto da parte sua. Poi ci siamo scambiate parole gentili, mi ha fatto i complimenti e io le ho detto che è stata una bella partita e ho tenuto il polsino: per ora resterà nella mia borsa (sorride)”

D: Una domanda su Conchita. Cosa ha portato al tuo gioco, in particolare sulla terra battuta? Cosa è migliorato?
ANDREEVA: “Credo che la prima cosa che ha portato al mio gioco sia stata molta positività. Se parliamo di aspetti tattici o tecnici, mi sta insegnando a costruire il punto. Se parliamo di terra battuta, come costruire il punto sapendo che probabilmente sarà più lungo rispetto a un campo duro. E, se necessario, come ricominciare una, due o tre volte. Non vi dirò esattamente cosa mi dice (sorride), lo terrò per me. Ma in generale sono piccole cose come queste”


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