Chi conosce la carriera di Kim Clijsters sa bene che con il Roland Garros il rapporto è sempre stato complicato. L’ex numero uno del mondo, quattro volte campionessa Slam (US Open 2005, 2009, 2010 e Australian Open 2011), ha sfiorato il trionfo sulla terra rossa parigina nel 2001 battuta in finale da Jennifer Capriati 12-10 al terzo set e nel 2003 quando fu sconfitta in finale dalla connazionale Justine Henin in un derby belga che sarebbe entrato nella storia.
Nonostante Parigi non le abbia mai regalato la Coppa Suzanne Lenglen, Clijsters è rimasta una delle figure di riferimento del tennis mondiale, non solo per essere stata numero 1 al mondo, ma per il tennis brillante, il sorriso sempre acceso e quell’equilibrio raro tra potenza e umiltà. Oggi, da ex giocatrice e commentatrice attenta, guarda con occhi speciali le nuove generazioni. E tra queste, ce n’è una che l’ha colpita più di tutte: Jasmine Paolini.
“Sono una grande fan di Paolini, anche prima che iniziasse a vincere come ha fatto,” ha dichiarato la campionessa belga ad Ubaldo Scanagatta, con la consueta schiettezza. “Ho sempre detto a casa che ho da sempre amato questa giovane ma energetica giocatrice”.
Un’ammirazione che, a quanto pare, non nasce dalle statistiche o dai tabelloni, ma da un’impressione più profonda, più autentica. “Ho sempre apprezzato l’energia che mette in campo, e trasmette questa energia,” ha spiegato l’ex numero 1. “È migliorata tantissimo dal punto di vista fisico, tattico, migliorando anche le sue skill tennistiche, ma in generale questo sottolinea una crescita importante e costante”.
Non si tratta, insomma, solo della Paolini che ha incantato l’Italia vincendo tanto. Kim vede, dietro quei risultati, un’evoluzione continua, fatta di impegno, fatica e determinazione.
Certo, il Roland Garros quest’anno non ha regalato le emozioni che tanti italiani speravano: Paolini è stata eliminata agli ottavi da Elina Svitolina, con tre match point a favore, frenata forse dalla pressione o da una giornata poco brillante. Ma Clijsters non fa drammi: “Non ha avuto la possibilità di andare avanti al Roland Garros quest’anno ma sono cose che capitano nello sport; deve essere brava a non demoralizzarsi ma sono sicura che continuerà la sua crescita”.
Il paragone tra le due, per certi versi, viene naturale. Entrambe di statura non imponente, entrambe capaci di trasformare la propria fisicità in un’arma, entrambe dotate di quella che in gergo si definisce “tigna agonistica“. Ma Kim è la prima a chiarire: “Abbiamo delle cose in comune e altre meno: colpivo la palla in maniera diversa ma quello che abbiamo in comune è di sicuro la voglia di lottare, di non mollare mai, continuare a lottare”.
Ed è proprio in questa voglia di resistere, di dare tutto fino all’ultimo punto, che Clijsters vede il segno distintivo della toscana. “Questo è quello che amo di lei ed è palese quando la vedi giocare in tv ma di più quando la vedi giocare dal vivo,” ha raccontato con entusiasmo. “Ha la capacità di portare il pubblico dalla sua parte grazie all’energia che porta in campo. Amo vederla giocare”.
Non è solo stima tecnica, ma qualcosa di più umano. Un riconoscimento sincero da parte di una campionessa a una giocatrice che, pur senza titoli Slam (almeno per ora), ha saputo conquistare pubblico e colleghi grazie a un tennis fatto di ritmo, intelligenza e carattere. E quando a dirlo è Kim Clijsters, che sul circuito ne ha viste – e battute – tante, vale una medaglia da appendersi al bavero della propria reputazione tennistica.