Nessun posto è come casa. Londra è il luogo del cuore, dove Jack Draper ritrova le sue radici, quelle profonde, che non gelano. Tutto questo non solo perché ha battuto Jenson Brooksby con un perentorio 6-3 6-1, ma anche – e forse soprattutto – perché il suo tennis, la sua voce e la sua serenità stanno prendendo un tono sempre più da guida del movimento britannico. “Mi sento bene, mi sento fiducioso, mi sento rilassato”, ha detto sorridendo nella conferenza stampa post-match. Nonostante il caldo torrido di Londra – tanto da provocare un lieve malore a uno spettatore – Draper ha mostrato di avere ormai gli strumenti per gestire anche le condizioni più estreme. “Ho giocato in condizioni molto più difficili negli Stati Uniti, con umidità altissima. Faceva un caldo secco, quasi piacevole in confronto”, ha spiegato. Una maturità termica che va di pari passo con quella tecnica e mentale: “In passato non ero pronto al livello dell’ATP Tour, non avevo l’abitudine. Ora riesco a controllarmi diversamente. Affronto il caldo in modo nuovo, più lucido”.
Dai consigli di Tim all’eredità di Andy
I colleghi britannici non particolarmente restii a paragoni ed evocazioni passate non potrebbero mai farsi sfuggire l’occasione: com’è essere il nuovo ‘numero uno’ di casa? Quanto pesa l’ombra di Murray? Draper risponde con eleganza e realismo: “Non ho mai parlato molto con Andy (che è giusto ricordare essere scozzese n.d.c.), mentre con Tim Henman ho più contatti, lo vedo spesso nei tornei. So che il loro supporto c’è, ma ognuno gestisce queste cose a modo suo. Io ho una squadra forte attorno a me e mi sento fortunato”. Nessuna forzatura, nessun paragone ingombrante: solo la consapevolezza che l’essere il volto di riferimento per il tennis maschile britannico è un onore, non un peso. “Mi sento dove volevo essere fin da bambino. Sì, c’è pressione, ma la accolgo volentieri”.
La soddisfazione più grande di questa settimana londinese non sembra arrivare però solo dal campo, ma anche da ciò che lo circonda. “Giocare a casa fa tutta la differenza del mondo. Dormo nel mio letto, vedo amici e famiglia, sono nel mio ambiente”. Poi aggiunge, con un tono più riflessivo: “Certo, è anche strano. Sono così abituato ai tornei, agli hotel, ai pasti con il team… ma poter rimanere nello stesso posto per un mese intero è un lusso che non do per scontato”.
Doppio misto e… senso dell’umorismo
A sorpresa, nella parte finale dell’incontro con la stampa, si apre una finestra anche sul futuro prossimo oltreoceano. Draper giocherà il doppio misto agli US Open con Qinwen Zheng, campionessa olimpica e tra le stelle emergenti del circuito femminile. “È stato tutto molto semplice. L’ho contattata tramite IMG, siamo nella stessa agenzia. Volevamo fare qualcosa di divertente. È un’ottima giocatrice, vediamo come va”. Quando gli si chiede se non fosse meglio fare coppia con Emma Raducanu, il britannico non si sottrae all’ironia: “Una persona saggia mi ha detto che bisogna scegliere il partner migliore. Lei ha scelto Alcaraz, non posso biasimarla: è uno dei migliori al mondo. Spero si divertano”.
Si fa invece più serio quando si parla di un tema delicato come l’abuso online. Il riferimento è all’intervista di Katie Boulter alla BBC, nella quale la numero uno britannica ha descritto in modo crudo le minacce ricevute. Draper si dice d’accordo con lei: “Ha ragione. Noi siamo cresciuti in questo mondo digitale, ma i ragazzi più giovani ci nascono dentro. È diventato troppo facile diffondere odio”. Poi, con un’ironia che non nasconde il disagio, prova a sdrammatizzare: “Chi scrive certe cose probabilmente sta sul divano della mamma, mangiando patatine in mutande. Io non mi faccio toccare. Non uso molto i social”. Tuttavia, il messaggio è chiaro: “Bisogna fare qualcosa, non solo nel tennis ma nello sport in generale. È diventato troppo semplice odiare”.
Draper ha anche confermato di essere sceso in campo in condizioni fisiche ottimali, ma con un piccolo brivido nei giorni precedenti: “Mi ero preso una brutta caduta in allenamento qui al Queen’s. Zoppicavo, ho dovuto fermarmi per un paio di giorni. Ma poi mi sono ripreso, ho provato a forzare ieri in allenamento e oggi in partita mi sono sentito benissimo”. Un sospiro di sollievo che ha dato ulteriore slancio al suo esordio convincente.
Il presente è qui, il futuro anche
Draper sa che il mondo del tennis britannico – e non solo – ha gli occhi puntati su di lui. Ma riesce a non farsi risucchiare dal vortice delle aspettative. “So di essere il giocatore più in alto in classifica tra i britannici. Ma cerco di non pensarci troppo. Da bambino sognavo di arrivare qui, e sapevo che con questo livello sarebbero arrivate anche certe responsabilità”. Poi chiude con un pensiero che profuma di equilibrio: “Il mio focus è su di me, sulla mia preparazione, sulle persone che mi stanno accanto. Tutto il resto è rumore di fondo”.