La domenica prima dell’inizio di Wimbledon per tutti gli appassionati di tennis è un po’ come la vigilia di Natale. Nell’aria c’è attesa, si guarda continuamente l’orologio sperando che il tempo passi più rapidamente così da terminare la giornata e iniziare la prima settimana di gioco sui prati londinesi. Che, per i completini bianchi da un lato, per la particolare queue richiesta per acquistare i biglietti dall’altro, e per essere pur sempre il torneo più antico del mondo, ha un sapore diverso da tutti gli altri. Ma il 2025 è un anno diverso, quantomeno in Italia.
Non si guarda la situazione dal punto di vista politico (meglio così) o calcistico (stendiamo un velo pietoso), ma per quanto riguarda il nostro amato tennis, e l’interesse incredibile che vi gravita attorno. Che non smette mai di sorprendere e non è assolutamente da prendere per scontato. Perché, che nei bar di paese in cui di questi periodi solitamente si parla del nuovo acquisto delle big o di chi sarà il cantante alla festa patronale, è ancora abbastanza sorprendente sentir chiedere: “Ma chi è il favorito a Wimbledon?”. Ecco come viene vissuta la vigilia dei Championships 2025 in tre racconti italiani (scenario meridionale, ma siamo sicuri che sia così un po’ ovunque).
“Ma non sarà che la pomatina…”
La narrazione del tennis in Italia sta accarezzando vette mai viste prima, e tutti vogliono la loro fetta. Succede così che una normalissima sconfitta contro un ottimo giocatore sull’erba come Bublik, unita a una finale clamorosa persa per un soffio al Roland Garros, sia un chiaro segnale di crisi…a detta di chi di tennis ne sa fin troppo poco. Anche perché vi si sta affacciando ora. E poi il terremoto nel team Sinner, con l’improvvisa rottura con Panichi e Badio, e tutti che si affollano a domandarsi cosa sia successo, dove sia il problema.
Così, conversando del più o del meno, si scivola sull’argomento Jannik. I meno informati sulla vicenda, come molti dei commentatori da bar, ancora nutrono dubbi (non si sa bene in base a cosa) sulla vicenda Clostebol. E ora che Jannik sta (quasi) tornando umano, si interrogano. E allora la cosa è troppo strana, e dopo che è tutto finito Sinner sta perdendo le partite, urge fare qualcosa. Detto non con cattiveria, ma con la classica voce critica di chi tutto sa e tutto vede, che fino al 2024 usava la racchetta da tennis come schiacciamosche foderandola di carta vetrata, e ora si sente Harry Hopman. E “non vede l’ora di Wimbledon”.
Una vigilia dunque molto simile al ferragosto di un tifoso di Serie A: lamentele continue sul mercato, preoccupazioni che la Juventus potrebbe faticare nell’amichevole contro la Juventus B, e convinzione ferrea che l’amico X farebbe meglio. Come direttore sportivo, come allenatore, probabilmente anche come giocatore. Al che si chiede cosa ne pensino del tabellone di Sinner. Rendendosi conto che oltre a Jannik conoscono Djokovic, Berrettini, Musetti e Alcaraz (nella migliore delle ipotesi), meglio spostare il discorso su altro. “Eppure la pomatina secondo me ha dato una mano eh…”. Allora, nel dubbio, meglio cambiare bar.
Quando finisce IL Wimbledon?
Wimbledon si chiama per nome, senza bisogno di articolo determinativo. Questo lo sanno tutti, è la prima cosa che si carpisce quando ci si avvicina al tennis. O meglio quando ci si avvicinava gradualmente, guardando, curiosando, studiando. Ora che il tennis si vede un po’ ovunque ed è argomento di pubblico dominio, le cose sono leggermente cambiate. E la domanda più ricorrente è: “Ma quando finisce IL Wimbledon?”. Che di base non è neanche così scorretto, tanti tornei vengono chiamati con l’ausilio dell’articolo. Ma non i Championships, mai e poi mai.
E alla risposta scontata della finale maschile il 13 luglio, si affollano le espressioni di sorpresa, i commenti di stupore e le sopracciglia aggrottate…dura troppo! Per fare semifinale e finale, esagerando i quarti, ragionano i nuovi adepti, ci vogliono al massimo 3 giorni. Sono tre partite, dai. Al meglio dei cinque set per il maschile, su campi sacri, in tornei in cui tra una partita e l’altra c’è il giorno di riposo. Senza dimenticare che ci sarebbero altre quattro partite e un’intera settimana di tennis prima dei quarti. Ma, senza voler essere pignoli, si può apprezzare anche solo il tentativo di capire (pur forse non sapendo cosa sia) il funzionamento di uno Slam. D’altronde anche alla vigilia di Natale si è tutti un po’ confusi.
“Amore, non ci vedremo per due settimane”
Dei quattro Slam, Wimbledon è probabilmente il peggiore da gestire per chi ha una relazione. Considerando l’incrocio orari-periodo dell’anno, quindi luglio, tra fine esami e ferie, con fascia oraria 12-22 (nella migliore dell’ipotesi), assorbe un’intera giornata. Sia per chi lo fa di lavoro, che può però essere capito, sia soprattutto per gli appassionati. Che raramente trovano la disponibilità della compagna o del compagno ad accettare la rinuncia a possibili scappate al mare o fresche passeggiate serali per “questi che si danno a pallate”. E così il giorno prima dell’inizio del torneo diventa l’occasione buona per cercare un perdono anticipato per eventuali occasioni perse.
Ovviamente il discorso non si applica a tutti, ma ci sono casi davvero divertenti. Nel mentre si parla di argomenti tipici da estate, del tipo dove si va in vacanza, quando saranno le ferie, cosa è previsto dal weekend in arrivo…dal nulla cade nella discussione il nome Berrettini. Che tra le ragazze, non esattamente per merito del suo servizio, è ovviamente il tennista più apprezzato. Così si è accesa una discussione sulle chance di Matteo a Wimbledon, tra vittoria del titolo e semifinali si è scesi al compromesso che i quarti (come se non ci fosse Zverev sulla sua strada) sarebbero un risultato discreto.
Solo che parlare di tennis, con accenni anche a Sinner, del quale tutti chiedono “il calendario di gioco”, riaccende il ricordo di due settimane in cui condividere una relazione con un appassionato di tennis puro potrebbe diventare molto complesso. E così, come nella migliore reinterpretazione di “Natale in casa Cupiello” partono litigi vari sull’effettiva utilità di questo Natal…pardon, Wimbledon. Che, a conti fatti, per tutti noi è un Natale che capita a luglio.
E allora. Che siate sinneristi o speranzosi in un ritorno di fiamma di Berrettini, che siate commentatori da bar o neofiti, che abbiate litigato con il vostro partner o abbiate già pronti dai 4 schemi in su per vedere più partite possibile in contemporanea, buon Wimbledon a tutti. Dopo una settimana di vigilia degna della prima quindicina di giugno nell’anno dei Mondiali di calcio. E siamo ben lucidi e svegli.