Alla fine non ci ha girato troppo intorno. Con la semplicità e l’ironia tipiche delle persone intelligenti, Luca Nardi ha trovato il modo di sorridere anche dopo una sconfitta netta, presentandosi in conferenza stampa con l’espressione di chi ha appena vissuto un’esperienza unica, pur finita nel modo più prevedibile: 6-4 6-3 6-0 contro il numero uno del mondo, su uno dei campi più iconici del tennis, il No. 1 Court di Wimbledon.
“Quando ho visto il tabellone ho pensato: che sfiga!”, ha esordito con una risata. “Poteva capitarmi meglio, anche perché peggio… era impossibile. Scherzi a parte, non è stato un sorteggio fortunato, ma giocare con il più forte al mondo su un campo così è comunque una bella esperienza. Un’occasione che non ti capita spesso”.
Il match è durato due ore, ma Nardi confessa di aspettarsi qualcosa di più rapido. E invece, per un set e mezzo, è riuscito a rimanere lì, punto a punto, soprattutto nel primo set dove ha anche avuto l’impressione di poter sorprendere Sinner. “Pensavo che finisse molto prima, onestamente. Invece sono contento di avergli tenuto testa per buona parte del match. Nel primo set eravamo lì, e ho pensato che magari un set potevo portarlo a casa. Poi io sono un po’ calato, e lui ha iniziato a non sbagliare più: è andato via facile”.
La lucidità del ventiduenne pesarese è apprezzabile, come la sua autoironia. “Nel terzo mi sono proprio detto: non lo riprendo più, ma ho fatto il mio, sono contento. Anche se non è andata bene, porto via molto da questa giornata”.
A rendere ancora più complessa la sfida, una superficie che non lo mette particolarmente a suo agio. “L’erba non è la mia preferita, per niente. Non riesco a esprimermi come vorrei. Tra le tre superfici la metto all’ultimo posto, senza dubbi. Non avevo molte prospettive, ma comunque questa esperienza me la porto dietro volentieri. Anche se magari, con un altro avversario, avrei giocato su un campo secondario e nessuno mi avrebbe visto…”.
Ora per Nardi si apre la stagione americana. Niente proclami, niente traguardi imposti, solo il desiderio di giocare e trovare quella continuità che ancora gli è mancata. “Adesso torno a casa ad allenarmi sul cemento. Partirò per Washington e da lì comincerò tutta la trafila americana. L’obiettivo è fare il maggior numero possibile di partite e vedere come va. Non mi sono posto obiettivi precisi da qui a fine anno. Voglio solo cercare di essere il più costante possibile”.