Alexander Bublik è senza dubbio l’uomo del momento nel circuito ATP. Dopo anni di alti e bassi, il talento kazako sembra aver trovato la giusta combinazione di gioco, maturità e gestione del calendario per imporsi come protagonista nella stagione in corso. Tuttavia, nonostante le recenti prestazioni di rilievo e una crescente considerazione da parte degli addetti ai lavori, il suo rapporto con i tornei nordamericani su cemento è da sempre stato complicato e caratterizzato da risultati altalenanti.
Partendo dal Winston-Salem Open, torneo ATP 250 tradizionalmente poco significativo per il classe ’97, si nota un bilancio decisamente scarno. Il kazako ha infatti partecipato soltanto in due occasioni alla kermesse della Wake Forest University: nel 2019, anno in cui fu costretto al ritiro nel primo turno contro Marco Cecchinato mentre era sotto di un set, e nel 2021, quando tornò da testa di serie numero 5. Dopo un bye al primo turno, Bublik fu subito eliminato da Emil Ruusuvuori in due set, senza riuscire a entrare nel vivo del torneo. Da allora, il suo nome è sparito o quasi dai radar del Winston-S.
Un quadro simile emerge anche per il Masters 1000 di Cincinnati, appuntamento chiave del calendario americano (a cui l’attuale numero 25 del mondo non prenderà parte neanche in questa stagione). In tutta la sua carriera, Bublik ha partecipato al torneo soltanto in due occasioni: nel 2020, quando uscì al primo turno sconfitto in due set da Karen Khachanov, e nel 2021, quando centrò la sua unica vittoria nel torneo contro Marcos Giron, prima di arrendersi al secondo turno a Grigor Dimitrov. Dal 2022 al 2024, il kazako ha completamente disertato l’evento, una tendenza che – come accennato qualche riga più su – si conferma anche nel 2025. A differenza di altri tornei, dove la sua partecipazione è stata più costante, Cincinnati non ha mai rappresentato un punto di forza per il kazako, né in termini di presenza né di risultati. La scelta di saltare l’edizione 2025 appare come una sorta di strategia ponderata, finalizzata a preservare energie in vista del torneo più importante della stagione americana: lo US Open.
Detto questo, anche il feeling di Bublik con l’Open del Canada, altro Masters 1000 sul cemento nordamericano, è stato a corrente alternata. Il suo miglior risultato risale al 2021, quando riuscì a superare Dan Evans al primo turno, per poi cedere in tre set a Daniil Medvedev nel secondo. Negli anni successivi, però, le cose sono andate meno bene: nel 2023 è stato eliminato al primo turno da Hubert Hurkacz, mentre nel 2024 ha subito un’altra sconfitta precoce per mano di Ben Shelton. Anche in questo caso, la difficoltà a imporsi su questo palcoscenico emerge chiaramente.
Ecco perché la scelta di Bublik di rinunciare al prossimo torneo di Cincinnati assume un significato ben preciso. Reduce da una straordinaria doppietta di successi nei tornei europei sulle Alpi, un’impresa che ricorda la doppietta ottenuta lo scorso anno da Matteo Berrettini, il kazako ha deciso di non forzare la mano e di preservare le energie in vista del sunnominato US Open. Una scelta strategica, certo, che in ogni caso conferma una maturazione nel suo modo di gestire la carriera.
In definitiva, pur non avendo ancora lasciato un segno profondo nei suddetti tornei, il caro vecchio Alexander sembra avere un approccio diverso e una vision più ampia rispetto al passato. Sì, perché è inutile girarci intorno: la sua capacità di alternare momenti di brillantezza tecnica a scelte tattiche ponderate lo pone al centro del dibattito in vista della seconda parte della stagione. Va da sé, che il vero banco di prova sarà proprio lo US Open, dove il kazako avrà la possibilità di dimostrare di essere davvero uno dei protagonisti più credibili del circuito ATP, pronto a sfruttare al meglio il suo talento in uno dei palcoscenici più importanti del tennis mondiale.