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Interviste

ATP Toronto, Zverev: “Sono qui perché ho avuto un mese di pausa. Racchette rotte? Non lo faccio più”

Parole al miele del tedesco su Popyrin: "Se giocasse sempre come in Canada potrebbe lottare per qualificarsi alle ATP Finals di Torino"

Last updated: 05/08/2025 10:01
By Christian Attanasio Published 05/08/2025
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8 Min Read
Alexander Zverev – Roland Garros 2025 (foto via Twitter @rolandgarros)


📣 Guarda l'ATP Masters 1000 Toronto e il WTA 1000 di Montreal in esclusiva streaming su NOW

Alexander Zverev approda in semifinale al Masters 10000 di Toronto grazie al successo contro Alexey Popyrin, campione in carica. Il tedesco ha avuto la meglio al terzo set dopo 2 ore e 44 minuti con il punteggio di 6-7(8) 6-4 6-3.

MODERATORE: Prima di tutto, congratulazioni Sascha! Questa è la tua prima semifinale a Toronto, tu hai già vinto a Montréal in passato, ma come ti senti ad essere arrivato per la prima volta in semifinale qui?
ALEXANDER ZVEREV:
 “È bello, sono abbastanza soddisfatto del livello di gioco. Penso sia stata una partita di alto livello, Alexei gioca il miglior tennis della sua carriera in Canada ogni anno. Quindi nel complesso penso sia stata una buona prestazione“.

D: Man mano che il torneo va avanti, come stai sentendo la palla? Come senti che stai progredendo? L’altra sera, dopo il ritiro del tuo avversario, hai fatto una sessione di allenamento notturna: come si è evoluta la situazione nel corso della settimana?
ALEXANDER ZVEREV: “È stata sicuramente la prima volta in cui ho davvero sentito bene la palla sulla racchetta. So che le condizioni qui possono adattarsi molto bene al mio gioco. Il campo è veloce così come le palline, ma ho bisogno di abituarmi a trovare ritmo. Quindi sono contento che piano piano ci stia riuscendo, almeno spero. Se dovessi continuare così magari in semifinale riuscirò a giocare ancora un po’ meglio. Ho fiducia in quello che può succedere questa settimana“.

D: C’è stato un po’ di nervosismo alla fine del primo set. Qual è il tuo metodo per resettare in quei momenti? Quanto è importante per te riuscire a mettere da parte quello che è successo?
ALEXANDER ZVEREV:
 “Qualche anno fa sarebbe sicuramente finita con una racchetta rotta, ma non lo faccio più. L’ultima volta che ne ho rotta una è stato due, anzi, penso tre anni e mezzo fa e non ho intenzione di cambiare questa cosa. Però sì, era necessario sfogarsi in qualche modo perché è stato un set pieno di occasioni per me e anche con molti momenti sfortunati dalla mia parte, soprattutto sul set point. Il nastro, ad esempio, è stato davvero avverso. Avevo solo bisogno sfogarmi e andare avanti“.

D: Guardando al quadro generale, alcuni dei grandi nomi del circuito hanno saltato il torneo in Canada negli ultimi anni. Tu invece sei venuto negli ultimi tre anni e lo hai anche vinto qualche anno fa. Perché per te è importante esserci? Perché lo segni sempre sul calendario prima di Cincinnati e degli US Open?
ALEXANDER ZVEREV: “Ho perso al primo turno a Wimbledon quindi ho avuto un mese di pausa, questa è probabilmente la ragione principale. Alla fine dei conti, è comunque un Masters 1000 e credo che questi siano i tornei più importanti che abbiamo nell’ATP Tour. Qui si lotta per obiettivi importanti, è un privilegio giocare in eventi di questo tipo. Penso che per i top player non sia un vantaggio che adesso duri due settimane, ma io ho avuto parecchio tempo libero. Ho potuto riposarmi completamente per una settimana senza fare nulla e poi ho avuto molto tempo per allenarmi. Per me è stato positivo giocare qui”.

D: Riesci a identificare il cambiamento tattico tra il primo set e il secondo/terzo? Perché è stato evidente che sei diventato più aggressivo e hai servito meglio. C’è qualcosa che hai iniziato a fare dopo il primo set che prima non funzionava?
ALEXANDER ZVEREV: “Sento di aver trovato la posizione giusta in risposta sulla seconda di servizio. Nel primo set la stavo ancora cercando, forse ero un po’ più indietro in campo, ma colpivo la palla molto forte da lì, avanzavo e cercavo di prendere il controllo del gioco, quella cosa ha funzionato. Non credo che il primo set sia stato negativo, penso che sia stato un tennis di alto livello da parte di entrambi. Sapevo che se avessi continuato a giocare in quel modo e avessi aggiustato qualche dettaglio, le mie occasioni sarebbero arrivate. Così è stato oggi e ovviamente sono soddisfatto del risultato“.

D: Ti chiedo un’opinione, da australiano, su Alexei Popyrin. Come lo vedi all’interno di quel gruppo di giocatori che stanno cercando di emergere e arrivare al livello successivo? Lo hai battuto quattro volte, ha un grande potenziale, ma vorrei sentire la tua opinione personale da avversario.
ALEXANDER ZVEREV:
 “Credo di averlo già detto in campo: qui in Canada si sente molto a suo agio quindi dovrebbe analizzare il perché. Se riesce a portare lo stesso livello e la stessa qualità di tennis anche nel resto della stagione, può diventare un giocatore da top 10, top 8, in lotta per qualificarsi a Torino. Perché lo ha dimostrato questa settimana. Ha battuto Medvedev, Holger Rune, e tanti altri grandi giocatori. L’anno scorso ha vinto il torneo. Quindi c’è qualcosa qui in Canada che tira fuori il meglio di lui. Se riesce ad analizzare cosa sia e a trasferirlo anche al resto dell’anno, ha un gioco enorme, può lottare per grandi traguardi. Può puntare a Torino, può puntare a rimanere stabilmente tra i primi 10. Deve capire bene cos’è che qui lo fa rendere così tanto, perché la differenza di livello tra quando gioca bene – come ora – e quando gioca meno bene è troppo grande. Se riesce a ridurre questo divario non c’è motivo per cui non possa diventare un top player“.

D: Cosa è cambiato nella gestione della tua rabbia da quando hai rotto l’ultima racchetta? Ti ha reso un giocatore migliore, oppure non ha importanza?
ALEXANDER ZVEREV: “Sono cambiate diverse cose. La prima è prendersi la responsabilità di chi sei come persona. L’ho già detto, ma ora sono padre e voglio essere un buon esempio in questo senso. Inoltre, voglio essere ricordato per il mio tennis. Voglio essere ricordato per ciò che ho fatto in campo, per quello che ho raggiunto, anche per le cose positive che faccio fuori dal campo. Perché credo che ci sia molto lavoro che faccio con la mia fondazione e con la mia famiglia, che può essere utile e aiutare persone in tutto il mondo. Preferisco di gran lunga essere conosciuto e ricordato per questo piuttosto che per i miei vecchi sfoghi. Ad un certo punto scatta qualcosa nella mente. È successo anche a Roger. Anche lui, all’inizio, aveva tanti sfoghi ma poi è cambiato ed è diventato Roger Federer, quel simbolo di perfezione che tutti conosciamo, ma non è sempre stato così.
Quindi sì, a un certo punto qualcosa nella testa cambia, e decidi di essere diverso in campo
“.


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