Nicola Pietrangeli è il venerabile maestro del tennis italiano. Scorza dura, il due volte campione Slam nativo di Tunisi è prossimo a compiere 92 anni tra un mese esatto. Non è un momento facile per “Il Divino”, il soprannome affibbiatogli dal suo grande amico Gianni Clerici: lo scorso luglio Pietrangeli è stato ricoverato al Policlinico Gemelli per accertamenti – da cui è stato dimesso solo qualche giorno fa. Ed è da una stanza di ospedale che ha appreso della scomparsa del figlio Giorgio, campione di surf. Intervistato da Paolo Rossi per Supertennis, l’ex numero 3 del mondo ha raccontato la sofferenza di questi suoi 90 anni, tutti uguali. Tipico per chi ha vissuto una vita piena come la sua.
“Le mie giornate le passo a letto. Questo è lo stato dell’arte: doloroso, e noioso”, esordisce Pietrangeli, che tra un mese esatto compirà 92 anni, lui che sostiene di non sapere “manco so come si scrive, il numero 92…”. Sono giorni difficili per lui dopo il ricovero in ospedale, e una memoria che gioca brutti scherzi. “Ho la testa che frulla un po’. Mi ricordo bene le cose di cinquant’anni fa, ma non quelle dell’altro ieri. Mi sa che qualche ingranaggio non funziona più”
Le sue giornate sono tutte uguali dice. Come un perpetuo Truman Show che non regala spazio al conforto, anzi, è prodigo di dolore. “La giornata è lunga, e purtroppo sempre un po’ dolorosa. Meno male che dormo. Mi aiuta tanto…”. Lui che vorrebbe solo tornare a sedersi con i suoi amici di sempre per una partita a carte. “Vorrei un giorno senza dolore. Perché ho questo dolore fisso all’osso sacro che mi impedisce di muovermi. Le hanno provate tutte. E poi mi manca la peppa. Mi chiamano tutti i giorni, gli amici. Mi dicono che manca il quarto per giocare a carte. Ma mi manca il riposo, anche se tu dirai ‘ma come, sei a letto…’. No, con questo dolore è permanente non c’è un attimo di riposo. Ho battuto il cancro, ma non la vecchiaia, come dicono i miei figli”.
Il mese scorso Giorgio, suo figlio, si è spento a Roma a soli 59 anni a causa di un male incurabile. Giorgio è stato uno dei primi campioni italiani di surf negli anni Ottanta: ha partecipato con la Nazionale ai Mondiali del 1988 a Portorico e agli Europei in Portogallo l’anno successivo. Nel 1989 ha vinto il Campionato italiano di Viareggio. Pietrangeli lo ricorda con sofferenza. “Già… ci sono quelli che si buttano per terra, che si disperano. No, io non sono tra quelli. Rivedo Giorgio come fosse oggi, lo ricordo soffrire: stava male, non si alzava dal letto. Soffriva tanto. Sua moglie, Carola, è stata una santa. È stata brava. Proprio tanto. Adesso lei e la piccola Nicola vivono da una zia”.
Da allora Nicola non ha più concesso interviste.“Le interviste? Mi cambiano le parole, basta così. Sai, alla fine quello che non capisco è come la gente possa pensare che io voglia parlare male di Sinner perché rosico. Ma perché? Perché dovrei parlarne male? Ma come si permettono? Ma chi li conosce?”.
Il futuro per Pietrangeli appare come una chimera, un concetto utopistico che non gli appartiene. “Sono stanco. Stanco. Sono stanco di essere stanco. Il mio futuro tra quindici giorni? Sarà uguale a oggi, non cambia niente. Non voglio fare il drammatico, ma aspetto… e mi sa che se piove non rimandiamo”. Nemmeno i ricordi di una vita vissuta al massimo possono mitigare la sofferenza: “I ricordi aiutano un po’, ma fino a un certo punto. Poi ci sono le piccole cose della vita che bussano, e che non posso più fare”. Oggi Pietrangeli non può più nemmeno beneficiare del permesso di soggiorno monegasco. “Mi è scaduto il permesso di soggiorno monegasco, e si può rinnovare solo di persona. Mi garantiva una piccola pensione, e lasciamo perdere”.
Ma nonostante tutto anche quando pensi che la vita non abbia più niente in serbo per te, anche solo un piccolo gesto può aiutarti a ritrovare speranza. Anche una telefonata inattesa. “L’episodio più incredibile è stata una telefonata. Mi squilla il telefono, ma io in quel momento avevo una crisi di tosse. Alla fine rispondo, ma tossivo e non capivo bene le parole dell’interlocutore. Così continuavo a dire: ‘ma chi sei? Chi sei?’. Perché dall’altra parte del telefono c’era una vocina gentile che quasi sussurrava. E alla fine ho sentito: ‘Sono Sergio Mattarella…’. Che figuraccia, non ho smesso di scusarmi poi con la sua segretaria“.
- Riedi, stagione finita e terza operazione in 13 mesi. Ma promette: “Australia 2026, questo è l’obiettivo”
- I campi da tennis sono davvero più lenti rispetto al passato per favorire Sinner e Alcaraz?
- ATP Stoccolma/WTA Ningbo, qualificazioni: avanza Zeppieri, out Bronzetti. Ritiro per Gigante
- Kazakistan, la rivoluzione silenziosa del tennis: la visione di Dave Miley
- Peyre (coach Atmane): “Terence può essere un mix tra Nadal e Leconte. Sinner? Cerca di lavorare per batterlo” [ESCLUSIVA]