Elisabetta, come sempre, si comincia con come stai?
ELISABETTA COCCIARETTO: Tutto bene, grazie, tutto bene. Sì, sì, sì, fisicamente tutto a posto, grazie. Qualche acciacco, ma è normale, ce l’hanno tutti.
Hai fatto i primi allenamenti qua, come ti stai trovando? Che sensazioni hai? Solito sondaggio totale, come sono i campi, come sono le palle, insomma, finché non ci fanno giocare a noi, devi anche dirlo a voi.
ELISABETTA COCCIARETTO: Ho giocato ieri con Leylah Fernandez, abbastanza veloce. Qui la situazione è molto rapida, però bene. Piano piano mi adatto, giocherò lunedì o martedì, quindi va bene, ho ancora due giorni per adattarmi.
Eri andata a Bastad per assicurarti di avere il posto nel tabellone, hai vinto un torneo.
ELISABETTA COCCIARETTO: Sì. È stata una bella settimana quella. Le prime partite sono state toste perché venivo dall’erba. La situazione lì era particolarissima, queste palline nuove che stavano sperimentando in quel torneo, rapido, però comunque sempre terra. Ho giocato 20 minuti prima di entrare in campo e ho detto “Prova a lottare quel che posso per poter garantirmi il posto in main draw” e poi è andata bene.
Ma le palline nuove che cosa avevano di nuovo o di diverso rispetto alle altre?
ELISABETTA COCCIARETTO: Molto pesanti, dure proprio erano.
Le Tretorn?
ELISABETTA COCCIARETTO: No, di più anche. Sì, avevano un nome strano, proprio nuove.
Ma erano non pressurizzate, quelli che si usano in montagna?
ELISABETTA COCCIARETTO: Simile, è una cosa del genere. Una cosa strana, però.
Non è venuto male al gomito, nessuno, perché di solito succede quello.
ELISABETTA COCCIARETTO: Alla spalla. A tutti veniva male alla spalla.
Senti, come arrivi qua? Sensazioni da cemento? Perché te sei una che, a seconda di come ti gira nella stagione, ti piace o no il cemento. Prima odiavi l’erba, poi ti è piaciuta. Sulla terra sei nata. Sul cemento?
ELISABETTA COCCIARETTO: Cemento dipende. Su questa superficie devo ancora migliorare parecchio perché qui si tende sempre a spingere, andare avanti, è una cosa che devo migliorare. Forse è quella dove faccio più fatica, ma sto migliorando e mi sto trovando meglio rispetto all’anno scorso. Come ho giocato a Monterrey, ho giocato meglio quest’anno quindi ho sensazioni positive. Entro in campo per fare il massimo e vedremo.
A parte la superficie, come ti trovi qua a New York col casino dell’US Open in tutto e per tutto?
ELISABETTA COCCIARETTO: All’inizio facevo tanta fatica, molto peggio prima, adesso meglio, mi sono abituata, lo vivo molto più serenamente. Cerco di isolarmi di più rispetto a prima, prima tendevo a stare sempre in mezzo a tutti, invece adesso tendo a essere un po’ più distaccata, un po’ più sola. Mi rilassa un po’, perché poi dopo ti trovi in mezzo a tutto il casino e se già hai casino in generale, ancora casino ti esplode la testa.
Qui al venue oppure anche in hotel?
ELISABETTA COCCIARETTO: Anche in hotel, sì.
Albergo ufficiale o sei nascosta?
ELISABETTA COCCIARETTO: No, non sono nell’albergo ufficiale, ma sto comunque a Midtown Manhattan.
Ti sei fatta un’idea di un obiettivo per questo torneo? Vieni qua dicendo “Giochiamo, facciamo il meglio che possiamo e poi quello che viene, viene” oppure hai anche un obiettivo minimo?
ELISABETTA COCCIARETTO: Allora, il tabellone non l’ho visto, non sapevo neanche se era una parte alta o una parte bassa, non ho idea. Ho visto solo contro chi gioco e in realtà non vado mai a vedere troppo il tabellone. Fausto mi dice sempre “Devi andare ai tornei per vincerli, ovviamente”, però a uno Slam è difficile per tutti. Mi piacerebbe migliorare; ho sempre fatto solo secondo turno qui, quindi fare un terzo sarebbe una cosa che mi piacerebbe.
Tecnicamente, tu dici “Devi ancora migliorare sul cemento”, ma prendere la palla presto, l’anticipo, è una delle tue qualità migliori. Quando ce l’hai, sei perfetta. Ormai c’è qualcosa della testa che non ti convince?
ELISABETTA COCCIARETTO: Ci vuole tanta abitudine e continuità nel gioco. Fausto mi dice sempre “È inutile che vai sulla parte mentale, sull’insicurezza, se tre mesi giochi, uno ti fermi, due giochi e l’altro ti fermi, è normale che questa continuità nel gioco non la prendi sempre, non hai mai sicurezza.” Adesso sto giocando con continuità, magari con meno o più risultati, però sicuramente questo mi porterà ad alzare il livello. Poi magari i risultati non si vedranno questa settimana o magari sì, chi lo sa. Devo essere positiva.
Ci parli della tua avversaria, Putintseva?
ELISABETTA COCCIARETTO: La conosco molto bene e con me è sempre stata carinissima. Tutti ne dicono di tutti i colori, ma con me è stata sempre un amore. Ci ha invitato anche una volta a casa sua a Delray Beach, ci ha cucinato lei, quando aveva l’allenatore italiano. Con noi è sempre stata molto simpatica, penso di starle molto simpatica perché è sempre stata carina, quindi in campo è un mondo a parte.
Come si affronta una che non ti manda una palla uguale all’altra, perché Yulia è una che “affetta”?
ELISABETTA COCCIARETTO: Sicuramente. Devo prenderla con l’ottica che non mi farà giocare bene e devo accettarlo. Tante volte uno entra in campo e non accetta l’avversario e quello che ti fa fare. Cercherà sicuramente di mettermi in difficoltà, una in back, una su, una giù. Devo essere brava a stare solida, a fare il mio gioco, spingere, cercare di farla sbagliare più che cercare di fare altro.
Hai detto che non hai nessuna idea di dove stai nel tabellone. Guardi mai il tabellone?
ELISABETTA COCCIARETTO: Mi è capitato, ma non per mia volontà, perché sulla WTA o su altri siti lo vedi. Però cerco di non guardarli, penso partita per partita, mi aiuta di più.
Quando vinci una partita, quand’è che vuoi sapere con chi giochi?
ELISABETTA COCCIARETTO: Subito. Quello subito.
Dopo aver vinto il torneo a Bastad, tuo papà ti ha mandato un pollice o meno?
ELISABETTA COCCIARETTO: Non mi ricordo, forse sì, ovvio. Lui sforza prima della partita, pollice quando finisco, ovvio. Poi quando sono usciti gli articoli sulla cosa del pollice, magari i suoi compagni di lavoro hanno provato a dire “Ma può essere che sei sempre così, che manco un brava o un pollice”. Con il telefono nuovo mi è scappata l’emoticon, allora ho mandato quello.