Mi ha detto prima Francesco, una battaglia tremenda, come è stata vista dal tuo lato del campo questa battaglia?
FLAVIO COBOLLI: È stata una vera battaglia. Sono contento di come è andata a finire. Si era complicata molto e sarebbe dispiaciuto uscire dal torneo così, quindi sono contento di come ho reagito e di come alla fine sono riuscito a vincere la partita anche in una giornata no. Ora sono molto stanco e devo recuperare. Credo di avere due giorni, quindi avrò tutto il tempo per tornare al meglio giovedì.
Giocare contro un amico è una cosa difficile, no? Quando conosci così bene l’avversario.
FLAVIO COBOLLI: Sì, ed è proprio per questo che oggi non sono riuscito a gestire questa cosa come faccio di solito. Ero molto nervoso e arrabbiato, ma era frutto della tensione di giocare contro Francesco, che ha giocato un’ottima partita e forse meritava anche qualcosa in più.
Tu hai detto prima del torneo che è stato difficile in quest’estate: tanti spostamenti, tanti tornei, poche partite. La stanchezza che stai avvertendo è frutto della programmazione, però per arrivare a certi livelli all’inizio della carriera bisogna giocare tanto.
FLAVIO COBOLLI: Non credo che quest’estate abbia giocato troppo, ho giocato quello che serviva. Ho fatto i tornei giusti con una buona programmazione, ora la mia stanchezza è più mentale che fisica. Fisicamente mi sento bene, quindi non credo di essere stanco a livello fisico. È più mentale perché ho giocato poche partite; sono in America da un mese e mezzo, e giocare a Cincinnati e perdere al primo turno, restare qui dieci-quattordici giorni senza competizione è faticoso, anche se negli Hamptons ci sono tante cose belle. Ma toglie energie, come anche Toronto; ormai sono due settimane che pesano, si sentono nella testa e nelle gambe dei giocatori.
Quindici doppi falli oggi. Hai servito male, c’era qualcosa di particolare?
FLAVIO COBOLLI: Ho detto subito che dal primo torneo faccio fatica a servire con queste palle. Credo di aver servito molto bene nei giorni di allenamento, infatti oggi ero sorpreso di come abbia servito così male. Penso sia dipeso dalla tensione della partita.
Ricordi qualcosa del match con Brooksby a Roma di tre anni fa?
FLAVIO COBOLLI: Sì, anche lì era la mia prima volta in tabellone a Roma, non ho avuto crampi ma non ho gestito la tensione. È raro che io avverta questa tensione, in campo sono molto freddo, ma quando capita mi rende molto nervoso e faccio fatica a gestirla. Bisogna imparare, perché capiterà ancora. So che questo è stato il problema, quindi so su cosa lavorare la prossima partita.
Sarà poi completamente diversa, vista la situazione, sono passati tre anni, sei un altro giocatore.
FLAVIO COBOLLI: Sì, siamo entrambi due giocatori differenti, però Brooksby è sicuramente molto fastidioso, forte, giovane, anche lui avrà tanta benzina nelle gambe, dovrò ancora pedalare parecchio.
Quando uno serve per il match contro Shelton, e poi lui vince il torneo, che cosa ti viene in mente? Hai rimpianti? O pensi a cos’altro avresti potuto fare? Succede?
FLAVIO COBOLLI: È successo già due volte in questi tornei. Sono molto dispiaciuto per le ultime due partite che ho perso, più per colpa mia che per merito dell’avversario, anche se ovviamente l’altro ti mette in difficoltà. Ho servito per il match con Shelton, ho servito 4-3 con palle nuove con Atmane e non ne ho vinta nemmeno una. Quello è un lavoro che dovrò fare, fa parte del processo e dovrò curare questo dettaglio perché perdere partite così fa sempre male.