Quali sono le tue sensazioni sulla partita e cosa ti ha reso più contento oggi?
LORENZO MUSETTI: È stato un primo turno difficile. Quando ho visto il sorteggio, non venivo da molti buoni risultati, soprattutto su questa superficie. Mi sono concentrato ancora di più oggi quando sono sceso in campo. Sapevo che Giovanni sarebbe stato un avversario davvero tosto, soprattutto per il servizio. Bisognava cogliere le poche occasioni che ti concede e penso di essere riuscito a rimanere calmo e paziente: questa è stata probabilmente la chiave.
Sapendo che devi affrontare un grande battitore al primo turno, come reagisci e come cambia la tua preparazione? Ti alleni di più sulle risposte in questi casi?
LORENZO MUSETTI: No, cerco di concentrarmi su ciò che devo fare bene io e penso di averlo fatto molto bene oggi. Il primo set è stato il più difficile perché non c’era molto ritmo, abbiamo giocato pochi scambi. Lui ha servito benissimo, io ho servito bene, quindi non ci sono state molte situazioni di gioco da fondo. Ho avuto bisogno di tempo per sentire meglio la palla e prendere l’iniziativa da fondo campo: questo era l’obiettivo, cercare di rispondere e poi prendere il comando con il dritto. Oggi ha funzionato molto bene, come anche il livello del mio primo servizio: sono veramente felice.
Diventare padre ti ha dato una nuova prospettiva. In che modo ti aiuta a gestire le partite, le sconfitte, la vita da tennista?
LORENZO MUSETTI: Ho dovuto fare un passo avanti per maturare, non solo fuori dal campo, ma anche in campo. Ogni volta che scendo in campo sono un esempio per mio figlio, ma anche per tanti bambini, tifosi e tutte le persone che amano il tennis. Siamo un esempio, quindi il modo migliore di trasmettere e condividere la mia passione e il mio lavoro è attraverso il buon tennis e un buon comportamento. Sto lavorando duramente per arrivarci.
Si parla spesso delle madri che tornano in tour; per i padri è diverso. È difficile stare lontano dalla famiglia?
LORENZO MUSETTI: Certo che è difficile. Ho una famiglia e un team basati su valori importanti, che si prendono cura di me anche quando mio figlio e la mia famiglia non sono con me. Li apprezzo molto. Sono stato un mese senza vedere la mia partner e Ludovico, quindi sono stato molto felice di venire a New York e forse è per questo che mi sento più sicuro e motivato per questo torneo.
Sei uno dei giocatori europei più importanti. Vorrei chiederti della tua decisione di non partecipare alla Laver Cup e del tuo approccio agli eventi esibizione. Come costruisci il tuo calendario?
LORENZO MUSETTI: La Laver Cup è un grande torneo, e so da altri giocatori che non la considerano un’esibizione perché tutti vogliono vincere: il formato è davvero bello. Quest’anno però è stato difficile per il calendario. Ho iniziato presto lo swing americano e ho preferito concentrarmi sull’ATP, soprattutto visto che sono ancora in corsa per la Race. Volevo giocare più partite che contano per il ranking. È stata questa la motivazione. Spero però di debuttare lì nei prossimi anni: sarebbe davvero bello.
Hai affrontato il tuo connazionale Jannick. Parliamo delle sue qualità e di cosa lo rende difficile da affrontare.
LORENZO MUSETTI: È passato un po’ di tempo da quando ci siamo affrontati e penso sia migliorato molto. Anche oggi ha dimostrato di essere in ottima forma. In Cincinnati era malato, ma su questa superficie lo considero, se non il favorito, uno dei favoriti. Il ranking parla da sé, ma gli piace davvero giocare in queste condizioni. È campione in carica e ha avuto una stagione fantastica, ha vinto Wimbledon, è andato molto bene anche sulla terra, che era forse la sua superficie meno favorita. Sta facendo un’annata incredibile. Speriamo che possa essere un esempio e una motivazione per arrivare ancora più in alto; spero di poterlo incontrare presto di nuovo in campo.
Quando eri più giovane, hai beneficiato dal giocare molti tornei in Italia? Puoi parlare un po’ del rapporto con i tuoi connazionali? Ti chiedono consigli?
LORENZO MUSETTI: Sono stato davvero fortunato ad essere italiano, perché negli ultimi anni la federazione e gli organizzatori hanno fatto un lavoro ottimo, offrendo molti tornei a tutti i livelli: Future, Challenger, ATP, finali, Davis Cup. Siamo cresciuti tanto. All’inizio, non avendo ranking, mi hanno aiutato con le wild card e questo mi ha permesso di entrare nel tour più rapidamente. Ho buoni rapporti con gli altri italiani; ci piace stare insieme anche in tour. Cerco di dare qualche consiglio, soprattutto ai più giovani, come China o Bazami, Basile, che ora giocheranno Slam Junior. Cerco di allenarmi con loro, di divertirci; sono ragazzi a posto, hanno capito la loro strada e sono circondati da brave persone, quindi non devo dire molto altro a loro.
Domande in italiano
Hai affrontato un vero bombardamento oggi, senza concedere palle break. Come ti sei sentito ad affrontare questa situazione?
LORENZO MUSETTI: Come ho già detto in inglese, nel primo set lui ha giocato molto bene, specialmente da fondo campo, dove ha concesso davvero poco. Servendo così bene e giocando a quel livello, i problemi erano maggiori. Sono stato bravo a stare lì, a ottenere il break quando ancora non avevo iniziato a giocare il mio tennis migliore, che poi ho espresso in seguito. Lui ha sofferto il fatto di essere stato breccato; questo mi ha fatto crescere mentalmente e poi ho iniziato a giocare meglio, specialmente nei suoi game di servizio. Da lì in avanti ho guadagnato sempre più punti in risposta; anche nel quarto set ho avuto palla break praticamente in ogni game. Ho fatto tanti passi avanti ed è stato davvero un bell’esercizio di concentrazione e pazienza, ed è proprio quello che devo avere. Sono molto contento di come ho gestito il match.
Hai giocato il doppio che ti costringe a prestare molta attenzione al servizio e alle risposte, anticipando e dovendo evitare l’uomo a rete. Era pianificato o casuale? Pensi che ti serva?
LORENZO MUSETTI: Come ho detto all’inizio del torneo, il fatto di aver vinto poche partite in singolare e di aver giocato un ottimo torneo in doppio mi ha aiutato ad arrivare qui con fiducia tennistica. Ho giocato dei bei doppi e, come hai detto, servizio, risposta, gioco a rete, l’essere aggressivo: sono cose che cerco di più su questa superficie e sicuramente aiutano. Ovviamente, la priorità era il singolare, poi purtroppo è andata male a entrambi, quindi c’è stata l’occasione di fare bene in doppio e peccato per come sia finita. Sicuramente mi è servito per arrivare qui con un’altra fiducia.
Quando esce il tabellone e sai che affronterai un avversario con un servizio del genere, la preparazione si focalizza molto su quello. Come si gestisce mentalmente il fatto che nei tuoi game di servizio devi essere quasi perfetto, dato che una palla break può essere decisiva?
LORENZO MUSETTI: Il sorteggio è stato fatto giovedì, quindi ci sono stati pochi giorni per prepararsi. Come ho detto prima, non mi concentro troppo sull’avversario, è un concetto che ripeto spesso perché penso sia giusto: in campo cerco di imporre il mio gioco e di variare contro chiunque. Oggi non si può pensare di breccare l’avversario in ogni occasione, bisogna concentrarsi molto sul proprio servizio; oggi secondo me era meglio non forzare troppo la velocità, soprattutto sulla prima, dove lui risponde molto bene. Ho cercato una percentuale più alta e di variare gli angoli per non dargli punti di riferimento. Questo gli ha dato molto fastidio, il fatto di non ricevere mai lo stesso servizio. Se stai lì con giocatori del genere, poi alla fine nei game di risposta qualcosa ti concede. Ci saranno tanti game dove non tocchi palla, altri dove hai l’occasione e devi prenderla subito. Sono stato bravo in questo.