Jannik Sinner si racconta in un video pubblicitario di uno dei suoi sponsor, lo stesso che compare sul tabellone segnapunti a Wimbledon, una nota marca di orologi. Gli orologi sono quegli aggeggi che mettevi al polso per sapere l’ora quando eri fuori casa nell’era pre-cellulari. Vabbè, si scherza, c’erano anche altri modi per sapere che ore fossero.
Un filmato di dieci minuti estremamente curato, dal montaggio che lascia respirare, intitolato “Jannik Sinner – The Return”. Si comincia con l’allenamento di Jannik al Monte-Carlo Tennis Club, il circolo che ospita il torneo Rolex Masters. E così abbiamo pure nominato la marca che tanto era già nel sottotitolo. “Nel tennis le cose possono cambiare molto rapidamente” è la constatazione di Sinner che apre il video.
Mentre parla delle difficoltà che “ti aprono gli occhi”, la scritta in sovrimpressione recita “Il Ritorno”. Flashback alla prima svolta della carriera, “ho vinto il mio primo Challenger, sono entrato in top 100, ho vinto le Next Gen ATP Finals”, poche immagini a riassumere gli anni successivi e poi il trionfo all’Australian Open 2024, il suo primo titolo Slam. “Ho sempre voluto dire di essere un campione Slam, quindi è stata una sensazione bellissima”.
La musica si incupisce all’improvviso, compare la scritta “Agosto 2024” seguita da “Jannik Sinner sarebbe risultato positivo a una sostanza proibita”. Le voci degli speaker spiegano che “il tennista numero uno al mondo è entrato in contatto con la sostanza durante un massaggio del fisioterapista e un tribunale ha stabilito che non c’è ‘né colpa né negligenza’ da parte di Sinner”, “Sinner può continuare a giocare mentre il caso rimane sotto esame”.
Continua a giocare e vince, ecco il trofeo allo US Open, ma il racconto non è più accompagnato dai sorrisi. “Può succedere di tutto fuori dal campo, non puoi controllarlo davvero” dice Sinner, poi la scritta ricorda che “all’inizio della stagione 2025 il caso di Jannik non era ancora risolto”. Altro trionfo a Melbourne e “alla fine Jannik Sinner è stato bandito dalle competizioni tennistiche per tre mesi”.
Jannik ci rammenta – non dovrebbe essere necessario e invece sì – che è umano, che ha emozioni, dubbi. È il momento della rinascita, lui nell’acqua, le immagini di Sesto, i genitori, lo sci e la scelta di lasciare tutto per andare ad allenarsi a Bordighera.
Due mesi di squalifica sono trascorsi, terminano le limitazioni agli allenamenti, qualche parola dai suoi allenatori Simone Vagnozzi e Darren Cahill, Jannik parla di quanto fosse “difficile sentirsi felice in campo per via del caso di doping”. Riaffiorano i sorrisi, “è un nuovo me stesso a tornare”. Si rientra, senza aspettative altissime, a Roma, poi al Roland Garros, due finali con Alcaraz, la seconda che rimarrà uno dei migliori match della storia del tennis. Non si fa esplicita menzione all’esito di quelle due sfide con il rivale per eccellenza, ma non vedere Sinner con la coppa dice già tutto. La coppa però arriva, a luglio, “Jannik Sinner si prende il suo pezzo della storia di Wimbledon”. Titoli di coda.
Chi scrive ha particolarmente apprezzato che si menzionino apertamente la positività al controllo antidoping e la squalifica. Dal punto di vista del Paese da oltre trent’anni indottrinato a (fingere di) dimenticare qualsiasi episodio che devi dalla narrazione immacolata, quello dell’ex presidente del consiglio che ti manda a casa opuscoli autocelebrativi spiegandoti non ha divorziato, non sia mai, “la famiglia è serena”, è solo che “qualcosa nel rapporto cambia”, “l’amore si trasforma in sincera amicizia”, non eludere la verità non è nulla meno che eclatante. Ma l’illusione di quella che dovrebbe essere la normalità dura solo lo schiocco di un dritto: il video è in inglese, destinato a un pubblico internazionale (non che in uno dei Paesi dove l’inglese è la lingua più parlata le cose vadano meglio attualmente sotto l’aspetto menti-insabbia-dimentica – ma quello è un altro discorso). Certo, anche l’onestà è una scelta di marketing, ma almeno non finisce tutto sotto il tappeto. E non viene tirata in ballo la WADA brutta e cattiva, magari presentandola come un covo di toghe, uhm, anti-Rosso.