Il garante dello spettacolo per antonomasia, Alexander Bublik, ha ormai deciso di prendersi la scena, e non soltanto per i suoi soliti siparietti e colpi fantascientifici. Il 2025 ha rilanciato definitivamente il kazako, conquistatore di tre titoli, ottenuti ad Halle, Gstaad e, l’ultimo, a Kitzbuhel. Nato nella fredda città russa di Gatchina, il buon Sasha ha sempre vissuto il tennis in modo differente dagli altri colleghi. Il suo fare da giocoliere e il sorriso stampato sul volto non è fa parte di nessun personaggio fittizio costruito ad hoc: Bublik è puro e vero. Ama divertirsi esattamente come fa un ragazzino nel circolo della propria cittadina, soltanto che il kazako, filantropo nell’animo, adora anche far divertire chi lo guarda.
C’è poco da fare, è più forte di lui. Anche nei momenti di grande tensione, Sasha riesce sempre a sdrammatizzare, strappando – talvolta – un sorriso persino all’avversario. In molti ricorderanno quel bizzarro episodio accaduto in quel di Adelaide, nel 2024, quando Bublik, nel bel mezzo del terzo set contro Lorenzo Musetti, finì negli spalti dopo un recupero mancato, e approfittò dello snack di un tifoso per mangiare una patatina tra un punto e l’altro. Insomma, tra surrealtà e comicità, il kazako (naturalizzato nel 2016, ma di nazionalità russa sino ad allora) rappresenta quella nota di leggerezza necessaria all’interno di uno sport così intenso come il tennis, e dal punto di vista mentale e fisico.
Come accennavamo poc’anzi, Sasha è un personaggio a 360° gradi, amato da tutti proprio perché capace di elargire leggerezza. In quanto essere umano, però, anche uno spirito libero come Bublik può attraversare dei momenti di debolezza, ed è stato lo stesso kazako a confessarlo, appena dopo il trionfo ottenuto ad Halle: “Ho vissuto mesi complicati dalla scorsa edizione di Wimbledon a questa estate. Dopo Wimbledon 2024 stavo per lasciare il tennis, non mi divertivo più. Ho promesso al mio allenatore che avrei continuato ad allenarmi e che avrei preso una decisione dopo i Championships. E ora sta succedendo tutto questo: i quarti al Roland Garros e il titolo vinto qui ad Halle. Non ho parole”. Durante la tappa tedesca, il fenomenale tennista di Gatchina ha eliminato anche il numero uno del mondo Jannik Sinner, che rincontrerà a Flushing Meadows, durante il suo primo ottavo di finale newyorkese. Lo strabordante talento di Bublik ha messo in seria crisi l’azzurro, campione ad Halle nel 2024, titolo non difeso “a causa” della giornata perfetta di Sasha, una vera e propria mina vagante sul manto erboso teutonico. L’attuale numero 24 del mondo è così entrato a far parte di un brevissimo elenco di coloro i quali sono riusciti a disinnescare il pluricampione Slam, che prima di Bublik, nei mesi precedenti, si era arreso soltanto a Carlitos Alcaraz.
Ma facciamo un passo indietro. Il classe ’97 kazako, dopo una sfilza di Challenger conquistati nella fase primordiale della sua carriera – l’ultimo a Monterrey, nel 2019 – è rimasto a secco di titoli ATP per molti anni. Due finali raggiunte – nel suddetto anno – a Chengdu e Newport, sconfitto rispettivamente da Pablo Carreno Busta e John isner, e altri due tentativi falliti nel 2021, ad Antalya e Singapore, fermato ancora una volta all’atto decisivo. Sembra una maledizione quella di Sasha, che soltanto nell’inverno del 2022, tra i velocissimi campi di Montpellier (Cemento indoor) riesce a spezzare l’incantesimo, superando persino Mr. Zverev nella finalissima. Ecco il primo titolo, ne arriveranno altri tre nel biennio successivo, così come il suo best ranking (N. 17), nel 2024.
Dopo Church Road, però, la stella si Sasha si eclissa, così come il suo umore nel tour, scivolando sino all’82esima casella della classifica a causa della prematura eliminazione rimediata al primo turno di Indian Wells dal numero 349, Yosuke Watanuki, proveniente dal tabellone cadetto. Urge una scossa, un cambio di rotta per ritrovare il sorriso e il suo tennis brillante, e come spesso accade nel tortuoso viaggio della vita, nei momenti di oscurità, sono le persone più vicine a tenderti la mano e a tirarti fuori dai guai: “Il mio crollo non era dovuto alla mancanza di atteggiamento o di allenamento. Era l’opposto. Ero in burnout – ha confessato – Mi ripetevo: se mi alleno di più, se miglioro il dritto, prima o poi arriveranno. Ma non arrivavano, e a un certo punto ho pensato: perché sto sacrificando così tanto?”.
Ed ecco l’idea, la chiave di volta della stagione, e forse dell’intera carriera del talento di Gatchina. L’allenatore gli suggerisce un viaggio a Las Vegas per staccare la spina e resettare. Volete sapere com’è andata dopo? Sasha si iscrive al Challenger di Phoenix, e no, non solleva alcun titolo vincendo una finale epica – come accade nei film – ma raggiunge comunque l’atto decisivo, lasciando però la scena al promettente Joao Fonseca, che lo sconfigge in due set.
Bublik però ritrova l’equilibrio, e anche se dopo il pit stop in Arizona, i risultati non decollano, Parigi ha in serbo qualcosa di speciale per Sasha, che al Roland Garros raggiunge il suo miglior risultato in carriera a livello Slam, impressionando gli spettatori francesi con un tennis sublime. D’altronde, atleti del calibro di Alex de Minaur e Jack Draper non si battono mica a suon di tweener. Il kazako non è soltanto forma, ma anche contenuto. Ai quarti affronta Jannik Sinner, che non impiega molto per spegnere i suoi sogni di gloria, ignaro di ciò che accadrà un paio di settimane dopo nella OWL Arena di Halle.
La splendida estate del 28enne è impallidita dalla deludente parentesi di Wimbledon, dove lo spigoloso Jaume Munar – prossimo avversario di Lorenzo Musetti a New York – si aggiudica la battaglia dei cinque set, mettendolo k.o al primissimo turno. Chiusa la stagione sull’erba, però, Sasha ritorna on fire sul rosso, e tra Gstaad e Kitzbuhel, ottiene un filotto di 8 vittorie consecutive e due titoli, che si aggiungono ai 5 conquistati precedentemente a livello ATP.
Che estate, che tennis, che Bublik. Il classe ’97 trova finalmente continuità, ed oltre al ranking – per la prima volta – dà una sbirciatina anche alla classifica Race To Turin, sogno proibito del kazako, che ormai non si pone più limiti. Flushing Meadows ne dà atto: Sasha è un pericolo per tutti, su qualsiasi superficie, in qualsiasi condizione. Poi, se al vasto elenco di virtù del kazako, aggiungi anche una dose di personalità spropositata, l’equazione dà come risultato una vittoria in cinque set sull’Arthur Ashe Stadium, contro il padrone di casa, Tommy Paul. Dopo 3 ore e 38 minuti, i due non si stringono la mano. Si danno “il mignolino”, simbolo di grande complicità e amicizia, anche dopo un duello così serrato in un Grand Slam.
E adesso, le loro strade si ricongiungono, agli ottavi di finale di Flushing Meadows. Sarà il settimo atto tra Jannik Sinner e Sasha Bublik, giunto alla sua prima “seconda settimana” nella Grande Mela, così come altri sette colleghi del tabellone newyorkese. Persino il Direttore Scanagatta pone l’accento sulla pericolosità di questo tete a tete, e sull’imprevedibilità del kazako durante il video recap dagli Stati Uniti. Il numero uno azzurro partirà favorito, ma credere che il match con Sasha sarà una formalità – nonostante il kazako sia sotto 2-4 nei precedenti e al secondo confronto diretto quattro anni fa a Miami definì Sinner “non umano“ – sarebbe un errore madornale.
