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Editoriali del Direttore

Quando di Sinner non sai quasi più che cosa scrivere

E poi ci si sorprende se i giornali sono in crisi. Jannik Sinner è solo la punta dell’iceberg. Bisogna scriverne a tutti i costi e in tutte le salse. Sempre e comunque. meno male che esiste. Però inviati fortunati e... mica così tanto

Last updated: 08/09/2025 5:52
By Ubaldo Scanagatta Published 05/09/2025
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19 Min Read
Jannik Sinner - US Open 2025 (foto X @usopen)

Immagino la sorpresa di alcuni nel leggere questo titolo, certamente provocatorio, che ho fatto in un lasso di tempo, quasi due giorni, in cui Sinner non gioca a New York e per evitarmi la stucchevole presentazione del suo match di semifinale con Auger-Aliassime che si giocherà a partire dall’una di notte fra venerdì e sabato. Premetto che in questo periodo di generale euforia e entusiasmo tennistico, capisco bene quanto sia difficile per un qualsiasi lettore mettersi nei panni di chi di Sinner campa e scrive, o peggio ne deve scrivere, tutti i giorni.

Jannik Sinner è il n. 1 del mondo, l’atleta italiano omnisport più noto, più importante, più vincente da più di un anno a questa parte. Un idolo per tutti, anche perché al di là delle qualità tennistiche, è un ragazzo straordinario che piace a tutti, mamme e bambini, sportivi e non. Perché è semplice, genuino, bravo, educato e per tutte quelle ragioni che sono state scritte da tutti quanti e da più parti.

Ho lavorato per più di 40 anni per un giornale non sportivo che al tennis dava gli stessi spazi che si davano agli sport minori. Cioè pochi. Pochissimi. Spesso inesistenti. Ci ho lavorato scrivendo di cronaca, di politica, di spettacoli, perfino di economia, praticamente davvero tutte (ma proprio tutte, conservo le prove) le pagine de La Nazione, da redattore come da inviato prima di fare anche radio, tv, web, blog, giornale on line. Non mi è mancato nulla.

E nell’ambito delle mie estese e tuttavia limitate esperienze giornalistiche mi sono reso conto che tutto sommato il mestiere del giornalista sportivo è forse il più difficile fra tutti.

Lo è perché chi ti legge – e soprattutto se scrivi per un giornale sportivo (e io ho fatto anche quello) – è un lettore il più delle volte informato, preparato ed esigente al quale non puoi né raccontare delle bufale né scrivere imprecisioni, perché ti coglie subito in castagna e – oggi più che mai che esistono i social con il loro dilatato occhio di bue – è felicissimo di sottolineare i tuoi errori, piccoli o grandi che siano, fermo restando che al lettore più informato anche gli errori più piccoli sembrano giganteschi. Non ti perdona nulla e non esita a farlo sapere a tutti quanti riesca.

Quando mi occupavo di fare “il pastone” politico degli interventi dei vari esponenti partitici nei consigli comunali di Palazzo Vecchio, non erano mai i lettori a lamentarsi, perché certamente leggevano distratti, senza partecipare ai dibattiti né accalorarsi. Anche perché erano noiosissimi. Erano semmai gli stessi assessori e consiglieri a chiamarti – o chiamare il capocronista – per lamentarsi se all’intervento di Tizio o Caio del partito X o del partito Y avevo dedicato 3 righe invece di 5 e a chiedere che nel successivo articolo si riequilibrassero le dosi riservate a questo e quello. Ai lettori non poteva fregare di meno, di certo non se ne accorgevano.

Ma il lettore dello sport non è così. Lui si picca, spesso, di saperne più di te, e talvolta ha ragione perché è vero. Guai a tradirlo. Uno si immagina che il giornalista che segue il tennis si stia finalmente cavando un sacco di soddisfazioni, dopo anni, decenni anzi, di frustrazioni. Grazie al Rinascimento del tennis italiano – ormai questa espressione la usano tutti e utilizzarla mi provoca un po’ di imbarazzo – le cose sono fortunatamente cambiate… parlando sempre dal punto di vista di un giornalista che segue il tennis.

E in effetti non c’è dubbio che oggi gli argomenti non manchino, anzi non mancherebbero, perché non c’è solo Sinner, ci sono anche tanti altri tennisti e tenniste che si stanno facendo onore. L’Italtennis vince anche nelle competizioni a squadre, Coppa Davis, Billie Jean Cup, che – la prima per quasi 50 anni – ci avevano riservato soprattutto delusioni.

Ma i direttori dei giornali, soprattutto quelli dei media politici, poco sanno di tutto ciò. Sentono che non si parla altro che di Sinner, anche persone che fino a poco tempo fa non distinguevano una racchetta da una scopa, vedono valanghe di post pubblicitari ovunque, tv, giornali, social, dei 15 pressanti e onnipresenti sponsor di Sinner, e immancabilmente chiedono con grande e quotidiana insistenza che si scriva di Sinner, di Sinner e ancora di Sinner.

Ciò accade da più di tre anni (almeno…) e non soltanto da quando Jannik è diventato n. 1 del mondo il 10 giugno 2024. Ha cominciato ad accadere da quando vinse le Next Gen ATP Finals e iniziò la scalata, con improbabile precocità, alle classifiche mondiali, in barba alla tradizione che voleva che i migliori tennisti italiani maturassero tardi. Fino al sospirato approdo fra i top-ten (una quarantina d’anni dopo Panatta e Barazzutti), alle ATP Finals (idem e per l’appunto diventate torinesi, cioè italiane), partendo dai primi tornei vinti, via via sempre più importanti e prestigiosi, dallo sfortunato matchpoint dello US Open 2022 con Alcaraz, dall’epica conquista della prima Coppa Davis e poi pure la seconda, dal primo Slam, poi del secondo, del terzo, del quarto. Qui sintetizzo le tappe, contro natura, per farla breve.

Con il passare del tempo il vocabolario italiano per gli aggettivi, così come per i sostantivi da dedicare a Sinner, è andato inevitabilmente esaurendosi. Pazzesco (molto in voga…), formidabile, fenomeno non basta più, marziano, extraterrestre, monster (già, si ricorre anche ai vocabolari stranieri…), genio con racchetta, mitico, leggendario, sovrannaturale e ultimamente – coniato dal fantasioso kazako Bublik che già lo aveva “accusato” di non essere umano – “prodotto dell’Intelligenza Artificiale”.

Il numero degli inviati italiani sui tornei si è moltiplicato. Tutti alla ricerca dell’originalità che difficilmente sgorga spontanea. Non passa giorno senza che, ovunque, non esca almeno un articolo su Sinner. Il quale, di per sé, non aiuta perché, pusterese schivo, serio all’ennesima potenza, lavoratore instancabile e iperconcentrato nella cura di ogni dettaglio senza avere alcuna voglia di diffonderli e raccontarli, non è davvero tenuto a farlo e non è né Alberto Tomba né Valentino Rossi che ogni volta che aprivano bocca ti regalavano un titolo senza né volerlo né accorgersene.

Un po’ come Edberg e Sampras che dicevano “Io lascio parlare la mia racchetta” – e quelle racchette che “parlavano” erano impressionanti da un lato ma terribilmente noiose dall’altro – quando invece Becker e Agassi erano fiumi permanentemente in piena che ti inondavano di spunti fantastici.

Per restare a loro quattro, pur così diversi – Edberg, Sampras, Becker, Agassi – si trattava di formidabili campioni, di guerrieri capaci di imporsi in lotte furibonde fin dai primi turni perché veri e propri dominatori non erano – Sampras e Edberg in risposta concedevano sempre qualcosa, Becker e Agassi non erano Sciupavalov però un po’ di regali li facevano più spesso che no – ma Jannik Sinner invece, benedetto ragazzo Dio l’abbia in gloria, non è così: lui è uno schiacciasassi. Quando vince quasi sempre non si limita a vincere. Lascia 4 game al primo turno, 7 al secondo, 3 al quarto (sì il terzo qui a New York con Shapovalov è stata l’eccezione che conferma la regola), 7 al quinto. Il povero cronista che avrebbe speso qualche riga per far la cronaca del match come se la cava? Che può raccontare di minimamente interessante se la partita non c’è stata e l’atmosfera delle grandi occasioni nemmeno?

Al direttore del giornale, che lo spazio al tennis, scusate l’equivoco… volevo dire… lo spazio a Sinner, lo ha già dedicato fin dal mattino, non interessa. Il cronista, l’inviato, si arrangino. Fa parte del mestiere. Solo che la cosa si ripete all’infinito – e per carità, guai a lamentarsene, si sarebbe proprio incontentabili – è così al primo turno, al secondo, al terzo, ieri l’altro, ieri, oggi, domani (vuoi che perda con Aliassime cui ha dato 6-0 6-2 un paio di settimane fa perdendo due game solo all’inizio del secondo set quando si è preoccupato un attimo per un dolorino a un piede?).

Il direttore del giornale, che poco o nulla giustamente sa di come funzionano le cose nel microcosmo del tennis, occupato legittimamente a prioritizzare ben altre vicende – Gaza, l’Ucraina, Trump, Netanyahu, Meloni, Schlein, il meteo, i femminicidi dilaganti (ri-sintetizzo), pensa: “Ma che vogliono questi inviati del tennis che hanno la buona sorte di trovarsi in alcune delle più belle città del mondo (che in realtà nessuno ha il tempo di vedere…) e inoltre tutti i giorni dopo ogni partita hanno anche la fortuna di parlare con i protagonisti? Negli altri sport non è mica così! E si lamentano pure!”.

Già, ma chiedete ai giornalisti inviati sugli altri sport se è mai loro capitato di stare 12-14 ore in un posto per 14 giorni di fila dovendo tutti i giorni “inventarsi” – no, questa è una parola sbagliata, inventare non si dovrebbe anche se c’è chi lo fa e si…inventa perfino, al colmo della disperazione e forse di una discutibile deontologia, una intervista mai resa dal campione X o dalla campionessa Y – qualcosa che possa reggere la cosiddetta apertura di pagina.

Insomma, naturalmente io adesso sto un po’ esagerando, ironizzo, non mi prendete troppo sul serio (come farebbe qualunque leone da tastiera, un qualche cretinetto dell’ultima ora), però alla fine nessuno si meravigli e troppo si sorprenda se ogni giorno si leggono un sacco di articoli pieni di aria fritta, di fumo senza arrosto, di voli pindarici frutto di disperate ricerche a volte romantiche altre volte storiche, oppure infarciti di record di modesto interesse, di statistiche assolutamente non necessarie, il lunedì Sinner ha vinto 23 partite di fila sul cemento negli Slam, il mercoledì ne ha vinte 24, il venerdì 25… e così via ad andare, prendendo i lettori – oltretutto – per dei poveri smemorati. E che nessuno due anni fa aveva vinto tante partite sul cemento quante Sinner all’età di 22 anni? E che nessuno un anno fa ne aveva vinte quante Sinner all’età di 23 anni? E quest’anno nessuno ne ha vinte quante Sinner all’età di 24 anni? E l’anno prossimo nessuno…

Ma il problema è un altro. È che quelle righe da riempire purtroppo ci sono. In un modo o nell’altro. Spesso nell’altro. E allora i giornali più seri che non vogliono scadere nel gossip trito e ritrito tipo la modella che fila con il campione ma prima stava con quell’altro campione, e lui invece stava… – ma esistono ancora i giornali seri, quelli che in prima pagina non metterebbero mai di questi tempi anche così drammatici e guerreschi che un giocatore ha fracassato una racchetta o ha insultato un arbitro perché nel mondo accadono cose ben più importanti? – non sanno più che pesci pigliare. Non resta che arrampicarsi sugli specchi.

Sinner ti dice immancabilmente, pervicacemente che i suoi risultati sono il frutto di un grande lavoro, che ogni partita può cambiare volto anche se la stai vincendo 6-1 6-1 4-1 e tu sai che forse è davvero così. Te lo ha già detto cento volte, ma tu che puoi fare se non riscriverlo per la centounesima? Così nessuno ti rimprovererà mai. Hai fatto il tuo dovere, anche se avresti di gran lunga preferito scrivere qualcosa di un pochino più originale, brillante, interessante. Anche se, scrivere quasi le stesse cose per 300 giorni l’anno alla fine non stufa solo chi le scrive, ma inevitabilmente anche chi le legge. Ma non si scappa: il giornale concorrente ne scrive, devi farlo anche tu. È un cane che si morde la coda.

L’interesse scema nonostante le gloriose vittorie conquistate da Sinner? Lui vince, continua a vincere e più di così non può fare. Che si pretende? Meno male che c’è Sinner, un campione, anzi un campionissimo che l’Italia non ha mai avuto, anche se i giornali – che scrivono 300 giorni l’anno gli stessi aggettivi, pubblicano le stesse sue fotografie (un giorno uno smash, un altro un rovescio, oppure un pugnetto levato al cielo o anche lui con una Coppa, quando non la modella di turno) – perdono copie. Tanto alla gente non importa. Sinner lo si vede in tv. E lui stesso i giornali non li legge. Perché mai dovrebbe sforzarsi – ammesso che ci riuscisse e volesse – per farli leggere di più? Gli sponsor investono in tv e ai giornali, in crisi anche per tutti i motivi che ho detto, lasciano (a volte) le briciole.

Guardate oggi il mio caso: della sua nettissima vittoria sul malcapitato Musetti ho scritto pochi minuti dopo la conclusione della mattanza. Ormai sono passate ore e ore. E altre ne mancano prima che scenda in campo contro Auger-Aliassime. Questo giovedì si giocavano le semifinali delle donne, egregiamente coperte da Ubitennis con i suoi redattori.

E allora che cosa avrei potuto scrivere di nuovo nel giovedì pomeriggio americano e con 24 ore di un venerdì senza Sinner fino all’una di notte. Qualche nuovo aggettivo magari dopo aver sentito un qualche campione che direbbe più o meno le stesse cose dette da un altro campione prima di lui (e quelli che parlano sono quasi sempre gli stessi, Wilander, Ljubicic, Panatta, Bertolucci, Pennetta, Binaghi anche lui un campione di esternazioni… gli altri aggiungeteli voi) o per ricordare per la terza, la quarta, la quinta volta – già io… mi esibisco anche con i video su YouTube, su Instagram, qualche volte perfino su TikTok, non mi e vi faccio mancare nulla! – la stesa che Sinner ha inflitto a Auger-Aliassime a Cincinnati o i suoi datati precedenti? Che noia, che barba, che noia avrebbe commentato Sandra Mondaini con il suo straordinario marito.

Eppure sono sicuro che la prima reazione di una gran parte dei lettori a questo articolo sarà: “A Scannagà – (sì, quando mi vogliono attaccare mi mettono una doppia enne)- ahò e che eri più contento quando Sinner non esisteva e il tennis finiva fra le brevi e il tuo sito lo leggevano quattro gatti?”.

Ci saranno sicuramente tanti di questi, ma sarebbero lettori che non hanno capito il senso di quel che volevo comunicare. Certo che sono contento che Sinner sia Sinner, il più forte tennista sulla Terra (e pure sul cemento…), e vorrei che vincesse sempre tutto e contro tutti. Fin da questo venerdì e poi domenica. Ma volevo cercare di far capire alla gente comune che pur nel clima di esaltazione generale, non è tutto oro quel che riluce, ci sono anche piccole problematiche professionali che pochi immaginano. Piccole per carità, non esageriamo.

Certo non se le immagina qualunque campione di tennis (non solo Sinner e la sua equipe), ma che se risapute dovrebbero invitare i lettori ad una maggiore clemenza e comprensione nei confronti di chi fa questo mestiere, invidiato da molti e amato da noi stessi – al giornalismo ci si avvicina innanzitutto per passione – ma qualche volta anche meno facile e “viziato” di quanto si potrebbe credere. Per concludere… viva Sinner e speriamo che vinca anche questo US Open. Così potremo tutti scrivere per la centesima volta che l’ultimo a vincerlo per due anni di fila era stato Roger Federer.

I pronostici di Ubitennis

Di seguito un riassunto schematico tramite tabella delle quote di Goldbet, Lottomatica e Bet365 sui tre incontri di venerdì 5 settembre:

GoldbetLottomaticaBet365
Novak Djokovic – C. Alcaraz3,70 – 1,283,70  – 1,284,00 – 1,25
J. Sinner – F. Auger-Aliassime1,02 – 14,001,02 – 14,001,03 – 17,00
Siniakova/Townsend – Dabrowski/Routliffe1,36 – 3,001,36 – 3,001,37 – 3,05

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