Probabilmente Federico Cinà ha un’affezione particolare per l’isola di Creta dove sta andando in scena il quinto Challenger (cat.50, cemento) della serie. Forse perché proprio qui ha ottenuto il miglior risultato della sua ancor giovane carriera con la finale persa in marzo contro Dimitar Kuzmanov (risultato poi replicato in maggio a Tbilisi). Purtroppo questa volta il rapporto affettivo col torneo gli è servito a poco perché si è arreso al primo turno, senza troppo combattere (6-3 6-1), al non irresistibile Inaki Montes-De La Torre (n.377), confermando così un momento di flessione dopo una stagione sorprendentemente positiva. Infatti, dopo le due finali di cui sopra, si era issato per ben quattro volte ai quarti di finale, conquistando il suo best ranking (n.202 ATP) e regalandosi la gioia delle qualificazioni Slam a New York.
Poi il 18enne palermitano ha avuto un calo di condizione, con qualche sconfitta di troppo, di cui si era già avuto un’avvisaglia con il doppio bagel rimediato dal modesto Jay Dylan (n.743) al Challenger di Manacor, subito prima dello Slam americano. Sui social ovviamente c’è già qualcuno che drammatizza e parla di crisi oppure di un giocatore frettolosamente sopravvalutato. Inutile dire che non siamo d’accordo, e che probabilmente si tratta solo di un po’ di stanchezza dopo una stagione per certi versi entusiasmante. Poi ci pare che ci si dimentichi con troppa leggerezza come il ragazzo sia da poco maggiorenne e abbia sempre dimostrato una maturità che nulla ha a che fare coi suoi 18 anni. Vediamo che Federico dovrebbe essere iscritto al Challenger di Amburgo (20 ottobre) e poi a degli ITF a Monastir. Quindi pare che lo staff abbia deciso di insistere, e qui siamo in parziale disaccordo, ma ovviamente non possiamo che fidarci di chi ha contribuito a forgiare questo gioiellino e di conseguenza augurare buon lavoro al nostro miglior giovane talento.
Al Challenger 125 di Valencia (terra rossa) c’era un solo italiano in tabellone e precisamente Stefano Travaglia che purtroppo ha lasciato poche tracce del suo passaggio. E’stato infatti eliminato già all’esordio dal 26enne Pol Martin Tiffon (n.272) che l’ha battuto 7-5 1-6 7-6(5). In realtà nelle qualificazioni c’erano anche Marco Cecchinato e Raul Brancaccio, ma le loro tracce sono state ancor più impalpabili, eliminati rispettivamente da Jonas Forejtek (n.464) e Martin Krumich (n.505), non proprio due fulmini di guerra.
A Roanne (Challenger 100, cemento indoor) c’era Francesco Passaro che, superato il primo turno a spese di Sasha Gueymard Wayenburg (n.207), se l’è vista col giovin fenomeno croato Matej Dodig (n.278) che, a 20 anni da poco compiuti, ha finora incassato più chiacchiere e complimenti che non punti ATP. Tanto è bastato però per sbarrare la strada al perugino che ha incassato un 6-3 6-4 che lascia poco spazio a recriminazioni e completa un bilancio stagionale non proprio entusiasmante. Infatti nel suo 34/22 troviamo qualche quarto di finale e solitaria la semifinale del Challenger di Sassuolo. Troppo poco per un giocatore con un diritto fulminante come il suo.
Al Challenger 100 di Cali (Colombia, terra battuta) non c’erano italiani se non il solitario Matteo Covato che, perennemente alla ricerca di tornei dove il suo modesto ranking (n.925) gli permetta di entrare, ha affrontato le qualificazioni. Nelle quali si è anche ben difeso contro l’argentino Mariano Kastelboim (n.137), ma alla fine ha dovuto arrendersi col punteggio di 6-1 7-6(3).