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Reading: Coppa Davis, Berrettini: “Penso che il mio tennis ci sia. Ho solo bisogno di costanza”
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Interviste

Coppa Davis, Berrettini: “Penso che il mio tennis ci sia. Ho solo bisogno di costanza”

"Il mio Slice? È diventata un'arma potente. Penso di variare molto bene"

Ultimo aggiornamento: 21/11/2025 20:49
Di Pietro Sanò Pubblicato il 21/11/2025
7 min di lettura 💬 Vai ai commenti
Matteo Berrettini - Coppa Davis 2025 (@ Davis Cup via X)

Matteo Berrettini mette la firma sul primo punto del Tie contro il Belgio, e sulla sua decima vittoria consecutiva con la divisa azzurra. Sconfitto Collignon, al team di Volandri basterebbe soltanto un altro punto per tornare ufficialmente in finale in Davis per la terza volta consecutiva. Il testimone passa a Flavio Cobolli. Ecco cos’ha detto Berrettini in conferenza stampa dopo il match:

D. Raphael ha detto che secondo lui il pubblico ha influito molto sulla partita, non contro di lui, ma a tuo vantaggio. Cosa ne pensi della partita di oggi e di come hai giocato?
Matteo Berrettini: “Onestamente penso che il pubblico sia un fattore importante, perché stiamo giocando in Italia. È la Coppa Davis (sorride). Non credo di aver vinto per questo motivo. Penso di aver giocato male alla fine. Avrei dovuto vincere il secondo set… È difficile dire “avrei dovuto”, ma ero in vantaggio di un set e di un break, potevo fare il doppio break. Stavo giocando davvero bene. Avrei potuto fare un po’ di più nel primo break point. Ma questo è il tennis. L’ho accettato. Lui ha iniziato a giocare meglio. Le palle sono diventate un po’ più grandi. Era più difficile vincere un punto dai giochi di servizio e dalla linea di fondo. Penso che fosse davvero carico perché era la Coppa Davis. Anche il pubblico lo ha aiutato. Penso che sia questo il bello della Coppa Davis. Onestamente, direi che da parte mia è stata davvero una buona prestazione”.

D. Vorrei chiederti qualcosa sul tuo rapporto o sulla tua amicizia con Flavio. C’è un video che vi ritrae entrambi da bambini. Potresti raccontarci quando l’hai conosciuto, com’era e quanto significa per te giocare con lui in questa Coppa Davis?
Matteo Berrettini: “Quando avevo 14 anni, sono andato in questo tennis club a Roma. Ho iniziato a lavorare con suo padre e Vincenzo, che ovviamente è diventato il mio allenatore di lunga data. All’epoca Flavio aveva otto anni. È lì che ci siamo conosciuti. Ricordo lui e suo fratello Guglielmo, che è più piccolo. Vincenzo e Stefano organizzavano questi piccoli tornei nel fine settimana, in cui si giocava al meglio di tre set, ma fino a un massimo di quattro partite. Ne ho giocati molti a Roma. Questi due ragazzini erano sempre lì a giocare a tennis, godendosi la giornata. Noi facevamo un po’ da babysitter, giocando con loro. È davvero incredibile che ora siamo nella stessa squadra. Lo guardo adesso, è un uomo ormai, quindi… Significa che io sono ancora più vecchio, ma è comunque una bella sensazione (risate). Mi vengono davvero i brividi a pensare a questo rapporto nel corso degli anni”.

D. Quando hai iniziato a giocare, ti sei costruito una reputazione grazie al tuo diritto. Ma, osservando l’evoluzione del tuo slice così preciso, puoi parlarci dell’evoluzione del tuo rovescio e di come è diventato un’arma nel tuo gioco?
Matteo Berrettini: “Sì, dunque il mio slice… Oggi parliamo del passato. Ma quando avevo 17 anni, mi sono fatto male al polso, il polso sinistro. Ho avuto una grossa infiammazione. Potevo giocare con la mano destra. Vincenzo (Santopadre, ndr) allora mi disse: “Cogliamo questa opportunità per migliorare qualcosa su cui non abbiamo lavorato. Miglioriamo il tuo rovescio in slice”.
Da allora è diventata un’arma davvero potente, prima di tutto perché all’inizio non mi sentivo sicuro con il polso sinistro e, in secondo luogo, perché sentivo che nel tennis di oggi variare è davvero importante, specialmente su un campo come questo. Oggi penso di variare molto bene. Poi è qualcosa che se giochi con lo spin o il dritto, fai uno slice, colpisci piatto. L’avversario
non sa cosa farai. Puoi andare lungo la linea, corto, lungo. Mi sembra che abbia avuto un discreto successo. Riconosco anche che quando ne abuso, quando lo uso troppo, comincio a correre un po’ di più. Non mi piace correre, quindi mi piacciono le due mani”.

D. L’altro giorno parlavamo dell’importanza della Coppa Davis per te dopo il ritorno iniziato in seguito agli infortuni. Se dovessi dare un voto da 1 a 10, dove ti collocheresti ora e quanto ti manca per raggiungere il 10 e arrivare esattamente dove vuoi arrivare con il tuo tennis?
Matteo Berrettini: “Al momento mi sento piuttosto fiducioso. Mi sono allenato molto bene. Quando sono tornato e non ho giocato per un mese e mezzo, ho iniziato ad allenarmi con i migliori giocatori del circuito. Mi sembrava di non aver mai smesso, capisci? Penso che il mio tennis sia lì. È sempre stato lì. Il tennis è così bello. Il bello è che è un mix di fattori. È un mix di fiducia, condizione fisica, condizione mentale, condizioni generali nel torneo. Non è un segreto che faccio sempre un po’ più fatica alla fine della stagione indoor. Mi piace giocare un po’ di più sulla terra battuta. Mi piace giocare un po’ di più sull’erba. Quest’anno ho saltato completamente quella parte. Penso che il mio tennis ci sia. Me lo sono dimostrato quest’anno quando ho giocato contro Draper, quando ho giocato contro Novak, quando ho giocato contro Zverev, de Minaur, Fritz. Sono state partite davvero belle. Penso che il mio tennis ci sia, ho solo bisogno di un po’ di costanza. Non ho mai smesso di credere nel mio livello”.


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TAGGED:Coppa Davisflashflavio cobolliMatteo BerrettiniRaphael Collignon
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