Lorenzo Musetti è stato protagonista di una lunga chiacchierata al podcast ‘Small Talk’, in cui ha parlato della sua passione per il calcio, specialmente per la Juventus e della sua carriera da tennista. Uno dei primi temi affrontati è quello riguardante Torino come città e degli allenatori di calcio. “C’è tantissima cultura sportiva, la gente sa stare al suo posto. Ho trovato un bellissimo ambiente nella settimana delle Finals e devo dire che, nella vittoria su De Minaur, l’energia del pubblico è stata determinante. Tutta l’Arena mi ha aiutato a portare la vittoria a casa”.
Queste sono alcune delle caratteristiche scelte da Musetti riguardo alcuni allenatori di calcio. “Mourinho per la personalità, perché si metterebbe a fare da scudo tra lui e quello che c’è in campo. Spalletti è l’uomo giusto per farmi fare il salto di qualità, mentre Zeman per la nomea. Allegri il cortomuso, perché ti trasmette una certa sensibilità, lo vedo come stratega che analizza il suo avversario”.
Nel tennis e nella vita di tutti i giorni, c’è un equilibrio da dover raggiungere per star bene con sé stessi, fuori e dentro al campo. Musetti ha colto l’occasione per parlare della sua battaglia contro l’ansia. “In questa stagione uno dei salti di qualità maggiori che ho fatto è stato mentale e nell’atteggiamento in campo. Mi risulta un pochino più difficile degli altri, perché a livello caratteriale mi accendo facilmente; essendo molto sensibile anche al di fuori del campo, certe cose faccio fatica ad assimilarle. Mi ricordo benissimo che, durante il mio percorso di crescita, ho affrontato anche attacchi di panico, momenti di tensione in cui mi sentivo un coltello tra lo stomaco e lo sterno e mi giravo verso il mio box dicendo che non riuscivo a giocare e respirare.
Per fortuna, negli anni ho imparato a gestire le situazioni pre-gara, che sono fondamentali per entrare in campo con un certo stato d’animo. Sto lavorando sul diaframma e sugli esercizi di respirazione. Rivolgo molto spesso insulti a me stesso. Se l’avversario vede che sei in difficoltà e parli da solo, ne approfitta”.
Ricordi di Carrara e l’inizio della vita sportiva
“Fino alla prima liceo ho frequentato la scuola pubblica e privata, e poi ho iniziato un percorso pubblico e privato quando sono andato al Centro Tecnico a Tirrenia; da lì mi sono staccato. La prima valigia l’ho fatta a 18 anni, quando mi sono trasferito a Montecarlo, dove vivo tuttora con la mia famiglia. C’è una cultura sportiva a Carrara: anche il calcio lo sta dimostrando con il passaggio della Carrarese alla Serie B, ed io con il tennis sto dando il mio contributo. Ho un gruppo di amici molto stretti: l’allegra combriccola. Nonostante viaggiassi già a 14-15 anni, loro ci sono sempre stati”.
Passione per la Juventus e per l’idolo Buffon
Nella famiglia Musetti si vive di grande passione per lo sport, in particolar modo per il calcio e per la fede bianconera. “Mio papà, mio zio e il mio migliore amico sono tifosi sfegatati. La mia passione per la Juve è nata da Buffon, portabandiera della nostra città.
Buffon, in passato, ha affermato di aver trovato dentro di sé la forza per affrontare le sue paure, così da costruire una corazza forte e indistruttibile. Il tennista carrarino ha preso spunto da quelle parole per creare un suo fortino anche nel tennis. “Se non riesci a scavare dentro ed affrontare le tue paure, o perdi l’incontro o ti devi ritirare: non ci sono vie di fuga o strategie alternative da potere adottare. Se le devi prendere, le prendi. È uno sport che ti aiuta nella vita, perché se sai affrontare le tue paure in campo puoi affrontarle fuori dal campo“.
Rapporto con i social: un bene o un male?
Musetti ha analizzato anche il suo rapporto con il mondo di oggi e con la crescita dei social, che hanno ritagliato uno spazio importante nella vita di ognuno. “Da un punto di vista pratico mi piace, ma non posso essere il videomaker di me stesso; nei palcoscenici importanti ho chi mi dà una mano. Ricevo tanto affetto dai miei tifosi, ma non si può piacere a tutti. Capisco che non si può piacere a livello tennistico, umano, ma quando si sfocia in insulti non ne vedo tanto il senso, specialmente perché ricade sulla mia compagna. Per questo ho tolto i commenti delle persone che non seguo. Non voglio più ricevere quelle sensazioni in cui ricevo solo insulti, perché c’è tantissima gente che ci va giù pesante, a causa soprattutto delle scommesse e perché pensa che ti vendi le partite“.
Una delle critiche è quella rivolta ai tanti commentatori che – in molti casi – credono di avere sempre la verità pronta. “A volte la gente che non ha tanta cultura sportiva pensa di poter dire qualsiasi cosa, ma questo può riferirsi a qualcosa dal lato del tifoso; non mi permetterei mai, nemmeno da sportivo, di dare dei consigli tecnici, tattici e mentali. Ma se tocchi il mio di sport, penso di poterne capire qualcosina“.
L’ascesa del tennis italiano e il coronamento di un sogno
La crescita del tennis italiano negli ultimi anni è sotto l’occhio di tutti, non solo grazie all’ascesa del fenomeno Jannik Sinner, ma anche di altri tennisti come Sonego, Berrettini e Cobolli. “Io aggiungerei anche Jasmine Paolini e Sara Errani, che stanno facendo un grande percorso. Quello che sta facendo Jasmine è bellissimo: ha portato un pubblico di ragazzine vicino al tennis. Da parte nostra, il fatto di avere vinto due volte la Davis è qualcosa che uno sogna da bambino ed è stata la svolta“.
Il tennista carrarino ha ben fissati in testa gli obiettivi da raggiungere: “Se non c’è qualcosa che puoi toccare con mano, come può essere una coppa o un risultato importante, viene vanificato un pochino il lavoro che c’è stato. La passione per lo sport e per il tennis, nel mio caso, è a prescindere dai risultati: io sono sempre stato malato di sentire uscire il suono della pallina dalla racchetta. Il mio sogno nel cassetto è diventare numero 1 al mondo e vincere uno Slam“.
Musetti: “Sinner e Alcaraz sono un gradino sopra tutti”
Nelle ultime due stagioni, Sinner e Alcaraz hanno alzato l’asticella, creando una disparità tra loro e gli altri giocatori del tour. “Jannik e Carlos sono un gradino sopra tutti e lo dimostrano ogni volta. Sono due giocatori completamente opposti: Jannik è un Djokovic 2.0, tira più forte; Carlos è più artista e, nel suo essere artista, ha degli alti e bassi e può risultare meno efficace di Jannik, che è un rullo compressore. Speriamo di avvicinarci“.
Per Musetti, il tennis è arte, il piacere della giocata e del divertimento assoluto. “La gente vuole vedere quella tipologia di tennis, fatto di slice e rovescio ad una mano, anche se dal lato pratico è difficile poter sostenere i ritmi dei colpitori. Mi è stato chiesto se consigliassi di intraprendere la carriera con il rovescio ad una mano ed, onestamente, ho risposto di no. Il tennis sta andando sempre di più a una velocità maggiore, a un’intensità più alta, che con il rovescio ad una mano è difficile colmare“.
L’importanza della famiglia e il valore dei soldi
Il tennista azzurro è cresciuto da una famiglia molto umile, che – fin da piccolo – gli ha insegnato i veri valori della vita. “Vengo da una famiglia molto umile; mio padre mi ha regalato la mia prima racchettina a quattro anni. Ho iniziato a giocare nello scantinato di mia nonna. Mia mamma mi ha fatto da taxi driver per tantissimi anni; per fortuna sono stato bravo a farmi notare presto, ad ottenere i primi sponsor ed alleggerire le spese della mia famiglia, che mi ha aiutato tantissimo”.
I soldi non sono la cosa più importante, specialmente quando sei circondato da un nucleo di persone che ti vogliono bene. “Se sei affiancato da persone che ti aiutano, riesci a gestire bene il fatto di arricchirti. Non è la mia priorità, perché credo che i soldi siano una componente importante per la famiglia e per i figli, ma non è tutto. La felicità non è avere tanti soldi nel conto corrente: sono i valori familiari, i legami con il mio team, e si sviluppa il rapporto con dedizione e costanza”.
Musetti e i paragoni tra tennis e calcio
Per concludere, non potevano mancare gli accostamenti tra i tennisti e le leggende del calcio. “Sinner come Cristiano Ronaldo, perché è molto metodico e perferzionista. La grinta e la personalità di Rafa sono incredibili; le associo a quelle di un capitano come Gigi. Hanno fatto la storia nei loro sport. Federer come Del Piero: due icone, due poeti dello sport. Carlos è un artista del centrocampo come Zidane: inventa, crea, disegna calcio. Vedo molte somiglianze in questo, un giocatore che gioca sempre a testa alta, proprio come Carlos, che quando prende una decisione non si fa troppi problemi. Djokovic, per fama e leggenda, come Baggio, soprattutto a livello di numeri, quello che ha ottenuto Nole è impressionante”.
“Zverev come Dybala: Non è mai riuscito a esprimere tutto il suo talento, ma resta fortissimo. Berrettini molto simile a Trezeguet, me lo ricorda fisicamente. Molto intelligente e legato alla squadra. Andre Agassi ha segnato una generazione, proprio come il Pipita Higuain. Ha portato il ruolo del numero nove al massimo. Io sono come Pirlo, il maestro, quello che dirige l’orchestra. Mi piacerebbe essere in quel ruolo, e anche come persona mi piacerebbe essere affiancato a qualcuno del genere”.
