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02/11/2010 12:54 CEST - Rassegna Stampa del 2 Novembre 2010

Flavia la felicità è doppia (Torromeo), «Franci e Flavia ultimo show» (Valesio), Il nuovo Capitan America, c'è Courier per la Davis (Marino)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Flavia la felicità è doppia

Dario Torromeo, il corriere dello sport del 2.11.2010

Giocare assieme a una amica, vincere e guadagnare, su un campo da tennis. Cosa chiedere di più alla vita? Nello sport è il massimo», giura Flavia Permetta. I tennisti e le tenniste dicono che col doppio non si guadagna poi tanto. Eppure la brindisina ha chiuso la stagione con oltre 742.000 dollari in prize money, 200.000 in più di quanto non abbia realizzato in singolare. Il caso della Dulko è ancora più clamoroso: 745.000 . in doppio, 299.000 in singolare. La vittoria nel Masters della coppia italo-argentina ha dato (almeno per qualche giorno) popolarità ad una disciplina che attraversa da tempo una crisi profonda. Due belle ragazze che giocano un tennis piacevole. E vincono. Un meraviglioso veicolo di promozione per una disciplina in affanno. Il doppio è più divertente di tanti singolari dall'esito scontato e dal gioco noioso e ripetitivo. Ma gli organizzatori dicono che è un costo in più, non ripagato assolutamente dagli introiti. Scarso il pubblico pagante, totalmente assente la copertura televisiva, nulli i proventi pubblicitari. E così i montepremi non sono esaltanti e i migliori del circuito, uomini e donne, non si lanciano nella specialità. E poi oggi giocare il singolare è assai più duro che in passato, così solo in rare occasioni si vedono Nadal o Federer impegnarsi anche nell'altra specialità del tennis. Sono lontani gli anni Ottanta quando sul campo si muovevano John McEnroe e Martina Navratilova. Non siamo neppure vicini all'epoca in cui Kafelnikov era numero 1 sia in singolare che in doppio (nella seconda metà degli anni Novanta). Anche noi italiani, che in fatto di vittorie abbiamo una storica avversione, siamo presenti negli albi d'oro degli Slam. Un titolo per Mara Santangelo (in coppia con l'australiana Alice Molik nel 2007), uno per Raffaella Reggi nel misto con Sergio Casals (nel 1986). Senza andare ancora più indietro, scavalcando direttamente nel tennis maschile. Quello delle mitiche coppie Pietrangeli-Sirola (vittoria al Roland Garros 1959) o PanattaBertolucci (eroi di Coppa Davis)_ E' questa una tradizione positiva che resiste ancora oggi. Non è un caso che tutte le azzurre che nel week end saranno impegnate nella finale di Federation Cup (a San Diego) contro gli Stati Uniti, occupano posizioni di prestigio nella classifica mondiale. Flavia Permetta è numero 2, a pari punti con la numero 1: la compagna di doppio Dulko; Sara Errani è 32, Roberta Vinci è 39, Francesca Schiavone è 43 (dopo essere stata 8, è scesa, ma solo perché in tutta la stagione ha giocato appena 12 tornei). Come se non bastasse, in corsa c'è anche Tathiana Garbin, 31. Si arriva così al paradosso che in azzurro potrebbero giocare più coppie. Quella più probabile, la più accreditata nella testa del capitano Corrado Barazzutti, è Schiavone-Vinci (Roberta è imbattuta in FedCup), ma anche Pennetta-Vinci non sarebbe male….. E allora il doppio si goda questo momento felice, lo faccia subito perché durerà poco. Qualcuno ha visto la finale di del Masters? No? Del resto era assai difficile catturare le immagini, dal momento che la Tv che ha coperto l'evento (Eurosport) ha preferito mandare la replica della finale del singolare proprio nel momento in cui Pennetta&Dulko stavano giocandosi il titolo a Doha. Così il mondo del tennis accoglie il massimo momento della specialità. Capite ora perché è difficile parlare di futuro per il doppio? Gli organizzatori dicono: costa troppo I giocatori affermano «E così faticoso» E la Tv lo nasconde Pennetta e Dulko conquistano il Masters e regalano popolarità a una specialità in crisi…

«Franci e Flavia ultimo show»

Piero Valesio, tuttosport del 2.11.2010

E adesso sogniamo California. La battuta è doverosa visto il weekend che aspetta il tennis azzurro con la finale di Fed Cup a San Diego. Ma il bello di questa lunga cavalcata che ha regalato al tennis azzurro femminile una stagione indimenticabile è che si sta rivelando un po' come certi film particolarmente riusciti. Francesca Schiavone al Master? Chi l'avrebbe detto poco meno di un anno fa? Flavia Pennetta che allo stesso Master conquista il titolo di doppio? Per di più facendo parte di una coppia nata una sera a cena del tipo: che dici se proviamo a fare il doppio assieme? Perché no proviamo. Ora che ci ritroviamo con la coppia Dulko (argentina, ma ormai intrisa di italianità) Pennetta n.1 al mondo, un timore: non è che domani ci sveglieremo e scopriremo che è stato un sogno? REMA' Penso che un sogno così non ritorni mai più, declamava Modugno. Certo è che siamo ancora ampiamente dentro il reale. E a ricordarcelo c'è la succitata finale di Fed che si giocherà sabato e domenica contro la raffazzonata formazione americana messa assieme da Mary Jo Fernandez la quale si è ritrovata a fare i conti con l'ennesimo pacco delle sorelle Williams Ci saranno la Oudin, la Mattek e la baby Vanderweghe a contra- «Al Masters Flavia ha dimostrato di essere pimpante. Non ci saranno le Williams, ma non abbasseremo la guardia» stare Schiavone, Permetta, Vinci ed Errani. Dice Corrado Barazzutti, che da ieri è tornato a vestire i panni di coach azzurro: .J1 pericolo è di affrontare una finale del genere un po' rilassati. Ma io non ci credo. Primo perché Flavia dopo la vittoria in doppio vorrà aggiungere un'altra perla ad una stagione che in singolare non è stata eccezionale. E poi perché avete visto tutti quanto è pimpante. Nella finale di doppio ha servito in modo eccezionale propria sul punto che avrebbe potuto lanciare le avversarie alla conquista del primo set'. LETTURA Una rapida lettura dei risultati non può che dar ragione a Corrado. Quella di San Diego sarà la quarta finale in cinque anni. Due le abbiamo vinte (Charleroi e Reggio Calabria l'anno scorso) una l'abbiamo perduta a Mosca contro la Russia e una è quella da giocarsi_ Già si odono le voci: ma non ci saranno le Williams. Come se gli Stati Uniti non fossero arrivati alla finale senza le sorellone: o come le medesime rappresentassero un nodo di scambio del tennis mondiale. La realtà è che le sorelle giocano sempre meno e che quando giocano possono vincere o perdere, come le altre. Lo sa bene Francesca Schiavone che allo Us Open è arrivata ad un nonnulla dal battere Venere. E dunque Stati Uniti-Italia sarà un match vero. Pericolosamente vero. FUTURI il dubbio, il possibile risveglio dal sogno di cui si parlava prima, potrebbe arrivare dopo San Diego. Francesca Schiavone e Flavia Pennetta (ahinoi) non sono tennisticamente eterne. Flavia ha già detto che giocherà sicuramente il primo turno dell'anno prossimo in Australia contro le aussies ma poi si vedrà. Certo ci sono una brillantissima Roberta Vinci che incalza (fresca vincitrice in Lussemburgo) e Sara Errani che ha disputato una stagione così così e che può migliorare tantissimo. Ma il futuro come sarà? Dice Corrado: «Questa squadra ha l'obbiettivo di arrivare fino all'Olimpiade di Londra. Lì Francesca, Flavia e le altre andranno a caccia dell'occasione irripetibile, di qualcosa che potrebbe consegnarle alla storia. Il tennis le diverte troppo e si divertono troppo assieme. La fine della loro era è lontana. SPIRAGLI E se Flavi a ha già annunciato che a Londra giocherà anche il misto in coppia con Potito Starace, è giusto in questo momento dire che domenica è stata proprio la giornata del doppio. Mentre Flavia e Gisela si laureavano maestre a Doha, Potito con il redivivo Daniele Bracciali vinceva il doppio a Mosca battendo la coppia indo-pakistana Bopanna-Qureshi Un segnale, nulla di più. Ma guardiamolo con favore. E adesso tutti a San Diego a sognare California

Il nuovo Capitan America, c'è Courier per la Davis

Giovanni Marino, la repubblica.it del 2.11.2010

Foro Italico, anni Novanta. Jim il rosso colpisce l'ultimo rovescio di un estenuante allenamento mattutino con l'inimitabile stile da giocatore di baseball che lo ha sempre accompagnato. Poi si getta un asciugamano sulle spalle e va a sedersi. Fruga nel borsone e tira fuori un libro. Sì, un bel volumetto rilegato tra polsini, t-shirt, palline, racchette e una sfilza di cappellini con visiera (quasi un talismano per lui, li indossava pure al chiuso, sui terreni indoor). Improvvisamente si isola. E legge. Quasi si trovasse in una originale biblioteca in terra rossa. Finchè non arrivano altri giocatori e allora si infila negli spogliatoi.
Che tipo James Spencer Courier junior, per il mondo del tennis più semplicemente Jim, classe 1970 da Sanford, Florida, un campione della racchetta spesso ingiustamente sottovalutato e considerato unicamente un rozzo e potente colpitore.
Certo, lo stile era molto personale. Ma efficacissimo. Il movimento del servizio non era proprio bello a vedersi, però produceva parecchi vincenti. Il dritto era particolare, anomalo, giocato tutto di braccio, un'arma letale, un colpo definitivo. Di una forza straordinaria. Il rovescio, come detto, era del tutto uguale al movimento di un giocatore da baseball con la mazza. Le volee, beh, non è che non le sapesse fare ma erano rare come la neve in Africa. Fenomenale la capacità di spostamento e la tenuta fisica in campo, Big Jim fu numero uno al mondo per 58 settimane e tra il 1991 e il 1993, nel bel mezzo di una generazione di fenomeni tutti americani (Pete Sampras, Andre Agassi, Michael Chang e perchè no, anche l'ottimo Todd Martin) per tre stagioni consecutive fu quasi imbattibile. Vinse (quasi) su tutte le superfici. Conquistò 4 slam: due volte Parigi sulla terra rossa (Agassi e Petr Korda le sue vittime) e 2 volte Melbourne sul cemento (battendo sempre Stefan Edberg). Giunse a disputare una finale anche sull'erba di Wimbledon, ma si arrese all'ascesa di Sampras e fu finalista ancora al Roland Garros (ko con un antesignano di Nadal, Sergi Bruguera) e Us open (sconfitto, questa volta, dalle volee di Stefan Edberg). Complessivamente portò a casa 23 titoli di singolare (compresi 2 Internazionali d'Italia dove fece fuori l'attuale manager di Nadal, Carlos Costa e mister ace, cioè Goran Ivanisevic) e 6 di doppio. In Coppa fece parte della squadra che conquistò due Davis: nel 1992 e nel 1995. Un palmares da primo della classe. Alla faccia di chi storceva il muso quando lo vedeva in campo e lo etichettava come un americano tutto muscoli e poco cervello. Cavolate. E pregiudizi. Di cui è pieno il tennis come la vita. Courier ha sempre mostrato un grande interesse per la cultura, l'arte e la musica. E per l'Europa. Così lontana per costumi e tradizioni dai suoi States.
Chi in quegli anni aveva accesso alla player lounge del Foro Italico lo ha visto di frequente immerso nella lettura o interessato a conoscere il Paese dove si trovava.
Interessi che, una volta raggiunti i suoi obiettivi nel tennis, una piena affermazione insomma, ne hanno fatalmente affievolito la grinta e la voglia di stare in campo giornate intere. Di dedicarsi solo a quello. Accade. Così dalla seconda metà dei Novanta e fino al Duemila è stato per lui un graduale e dignitoso degradare dai piani alti del ranking. Fino al ritiro. E a una nuova vita.
Per uno cresciuto a pane e tennis quando era ancora un teen-ager alla scuola dei duri di Nick Bollettieri, può essere stata anche una liberazione. Ma poi, se hai tennis nelle vene, sei stato un numero 1, la voglia ti ritorna. E Big Jim è riapparso sulla scena come commentatore di varie importanti catene televisive e anche come giocatore nel tour delle glorie (e anche lì ha vinto parecchio).

Ora veste elegante, europeo. Ma non rinuncia facilmente al cappellino da baseball (magari a tinta unita e in tono con la giacca, ecco). Le sue analisi sportive sono, assieme, ironiche, acute e molto tecniche. E sarebbe stato un peccato che il tennis americano, in crisi o quasi, avesse continuato a tenerlo ancora fuori dai ruoli che contano.

Sostituirà Patrick McEnroe alla guida del team di Davis. E dalle prime dichiarazioni si capisce quanta voglia abbia di rilanciare la squadra e mettersi alla prova in una nuova sfida: "Aspiravo a diventare capitano. Abbiamo ottimi giocatori, dai veterani come Andy Roddick, i gemelli Bryan, Mardy Fish e spero di recuperare anche James Blake; ai più giovani come John Isner e Sam Querrey. Dovremo giocare col Cile sulla terra rossa e credo che andremo ad allenarci lì con un po' d'anticipo per trovarci pronti alla gara. Per me è un onore essere qui, faremo il possibile per vincere".

A 40 anni compiuti in agosto, Big Jim è il nuovo Capitan America (coincidenza, il 40esimo della storia Usa). Scelto in una rosa di candidati che comprendeva Todd Martin e Malivai Washington (già finalista in un lontano Wimbledon delle sorprese vinto dall'olandese Richard Krajicek).
Il neo Capitan America torna al tennis che conta. E incassa subito i complimenti e gli auspici di un ex rivale dei tempi d'oro sui court, Agassi: "Jim ha l'esperienza per fare benissimo, ottima decisione affidargli il team". E quelli di un attuale big americano, Roddick. Che su Twitter scrive con chiaro entusiasmo: "Courier capitano della Davis...che grande scelta ragazzi!".

 

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