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23/05/2012 11:11 CEST - ATTREZZATURA

Il futuro è nelle corde

TENNIS - L'attenzione è sempre focalizzata su racchette e, soprattuto, superfici. Secondo Ron Rocchi invece l'evoluzione tennistica nei prossimi anni andrà di pari passo con quella delle corde. Karim Nafea

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La prima cosa che attira l’attenzione di un tennista alle prime armi è, ovviamente, il telaio, la racchetta. All’inizio è l’occhio a farla da padrone: si sceglie la racchetta più attraente. In molti casi si chiede l’attrezzo usato dal proprio idolo (succede a tutte le età).
Il primo rivolgimento nell’acquisto dell’attrezzatura è la richiesta, da parte del negoziante, di quale corda installare sul telaio. Silenzio imbarazzato. Quello che segue, di solito, è una decina di minuti in cui l’incordatore spiega la differenza tra multifilamento e monofilamento, tra budello e sintetico, tra i vari tipi di ibrido ed in cui il cliente annuisce cercando di sembrare attento ed interessato quando in realtà sta pensando “ma chissenefrega delle corde dammi quella dannata racchetta”. La conclusione di questa discussione è, sempre di solito, il più classico dei “mah, faccia lei”.
La situazione poi cambia però, dato che dopo un po’ colpendo, una palla con l’amatissima racchetta il neo-tennista sente un suono nuovo, che diverrà tristemente familiare; all’inizio fatica a capire cosa sia successo, dopo un po’ uno sguardo al piatto corde gli rivela l’arcano: le corde, maledette, si sono rotte le corde. Al più presto le fa cambiare, un altro “faccia lei”. E qui l’epifania, con le nuove corde i colpi non vengono come con le precedenti!
Da lì è una discesa ripidissima, dal “faccia lei” al “ma, senta, le avete le luxilon ruvide? No perché con quelle lisce il top mi esce poco carico”.
Eh sì, le corde, più del telaio, si adattano alle caratteristiche del giocatore e ne migliorano o, in caso di settaggio sbagliato, ne peggiorano le prestazioni.

Cambiamo argomento per un attimo. Il tennis si sta evolvendo a grande velocità in una disciplina che, anche se non del tutto, è quasi completamente diversa da quella che eravamo abituati ad amare. C’è chi si scaglia sulle superfici (terba, terra puffo, cemento lento e quant’altro) dicendo che hanno rovinato il tennis ed il gioco d’attacco (come se fossero una cosa sola) e chi si scaglia sulle racchette che con questi ovali enormi e l’alta restituzione di energia (sic) permettono anche a giocatori senza alcun talento non solo di competere ma addirittura di primeggiare.
Entrambe le tesi hanno una loro validità anche se, in ambito racchette, è un po’ troppo diffuso il mito della racchetta che fa tirare molto più forte di prima: la vera, grande, deprecabile differenza rispetto al passato e la larghezza dello sweet-spot (il punto di massima restituzione del piatto corde) passato dall’avere un diametro poco più largo a quello di una pallina alle dimensioni odierne, che permettono a palle colpite clamorosamente fuori centro di rimanere agilmente in campo.

Nel discorso evoluzione, come per il nostro tennista di prima, arriva l’epifania riguardo le corde. In questo caso è Ron Rocchi ad aprirCi gli occhi. Breve profilo del personaggio: incordatore professionista, capo del team di accordatori della luxilon (la casa che possiede le corde più usate sul tour), inventore di una macchina per incordare che si regola all’altezza ed allo stile dell’incordatore migliorando la qualità. Un parere autorevole.
Nell’intervista rilasciata a Justin diFeliciantonio di Tennis.com c’è un passo molto interessante al riguardo.

JD: Che cambiamenti vedi nel future della tecnologia delle corde?

RR: Penso che I materiali avranno un grande ruolo nella nuova generazione di corde. Se pensate al numero limitato di materiali che compongono le corde al momento, e quali sono i materiali che invece sono disponibili sul mercato; penso che non vedrete niente di più radicale dell’aggiunta di materiali non usati finora.

JD: Una sorta di trasferimento da altri campi dell’industria quindi.

RR: Sì, una liberalizzazione di materiali militari, o un modo di trattare un materiale che non puoi legare con il nylon. Non penso che le racchette cambieranno sensibilmente nel futuro prossimo; non diventeranno sfere, non si piegheranno a metà, avranno la stessa configurazione che hanno ora. Ma penso che ci sia più spazio per le corde per cambiare e per rappresentare qualcosa di diverso rispetto ad ora.

Ok, è nelle corde il futuro, l’ultimo passo dell’evoluzione tecnologica del tennis. Aspettando forse il momento in cui il neo-tennista non vedrà l’ora di sbrigare la questione del telaio per iniziare a parlare delle corde.

L'intervista completa

Karim Nafea

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