04/03/2013 12:38 CEST - Interviste

Federer: "Urge il passaporto biologico"

TENNIS - "Chi pensa che il tennis sia pulito è ingenuo" ha detto Federer alla CNN. "Serve il passaporto biologico: chi bara deve avere paura". L'introduzione nel tennis, però, potrebbe slittare. Nel calcio la sperimentazione partirà quasi certamente dall'Italia. Alessandro Mastroluca

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Australian Open 2013, Roger Federer
Australian Open 2013, Roger Federer

“E' ingenuo pensare che il tennis sia uno sport pulito”. In un'intervista concessa alla CNN, Roger Federer torna a parlare di doping e a insistere per un aumento dei controlli e per l'introduzione del passaporto biologico. “La situazione è molto buona, però credo che il nostro sport deve fare il massimo per assicurare la più elevata integrità, deve fare in modo che i tifosi non smettano di seguire il tennis dedicandosi ad altri sport solo perché non si fidano più dei giocatori. Io mi sono sempre battuto perché ci siano abbastanza controlli”.

Già a Rotterdam, Federer aveva affermato che “ci sono sostanze proibite che possono non essere scoperte adesso, ma potranno esserlo in futuro: il rischio di essere scoperti aumenta. Per questo sarà necessario il passaporto biologico”. Nell'intervista alla CNN il campione svizzero ha rinforzato la sua tesi: “Ci vogliono più fondi per fare più controlli sia sul sangue, sia sulle urine. E magari conservare i campioni per un lungo periodo di tempo così puoi analizzarli anche a distanza di tempo. I giocatori devono avere paura di barare”.

Proprio la conservazione dei campioni è stata indicata come uno dei principali deterrenti all'assunzione di sostanze dopanti da un esperto intervistato dal Times durante gli Australian Open: “Puoi passare il prossimo test, ma è difficile battere un decennio di sviluppo di tecnologia. È come sapere che in un laboratorio, da qualche parte, c'è una bomba a orologeria che prima o poi esploderà”.

Questo sistema è stato sperimentato nel ciclismo, anche se non ha evitato l'esplosione dello scandalo-Armstrong. Un caso che secondo Mark Ashenden, uno dei componenti del panel di esperti incaricato di analizzare i passaporti biologici dei ciclisti fino al 2012, avrebbe potuto e dovuto scoppiare prima. In un'intervista a inizio 2013, infatti, ha rivelato infatti i dettagli del passaporto biologico del texano da cui emerge come l'Unione Ciclistica Internazionale non gli abbia di controllare nessun campione di sangue del texano dopo il 30 aprile 2009 né gli ha inviato altri campioni dopo i risultati sospetti al Tour de France del 2009 e del 2010.

Il ciclismo, alle prese anche con le conseguenze più pesanti della Operacion Galgo e della Operacion Puerto (per quest'ultima è sotto processo Eufemiano Fuentes per attentato alla salute pubblica), dopo la radiazione di Del Moral (il medico di Armstrong e della sua squadra, la US Postal), è lo sport che prima di tutti ha conosciuto le ombre del doping nell'era moderna. L’utilizzo di sostanze proibite per migliorare le prestazioni ha una storia sorprendentemente antica nel mondo dello sport. Le prime testimonianze furono infatti notate da Filostrato e Galerio nel terzo secolo avanti Cristo, durante le antiche Olimpiadi. Un largo numero di piccole statue di Zeus trovate intorno alle arene dove si svolgevano le gare dimostravano il desiderio di chiedere perdono per aver contravvenuto alle regole. La prima vittima di doping, però, si è registrata durante la corsa ciclistica
Bordeaux-Parigi del 1879, quando un ciclista inglese, Linton, è morto dopo aver assunto del tri-metilene.

Al passaporto biologico si aprirà anche la FIFA, che li introdurrà a partire dalla prossima Confederations Cup, in programma in Brasile a giugno. Dopo aver preso 662 campioni di urine in varie competizioni nel 2012 (FIFA U-20 women's World Cup, FIFA U-17 women's World Cup, FIFA Futsal World Cup, FIFA Club World Cup, Brazil 2014 qualifiers and men's and women's Olympic football tournaments), la FIFA ha annunciato che ci saranno test sul sangue a sorpresa alla Confederations Cup e l'intenzione di avere il passaporto biologico di tutti i calciatori che prenderanno parte ai mondiali del 2014. Inoltre, in 114 partite di qualificazione saranno presi 456 campioni, 4 a partita: uno dei quattro, a sorteggio, sarà testato anche per l'EPO.

I primi a testare il passaporto biologico nel calcio potrebbero essere gli azzurri di Prandelli. In vista del via libera della FIFA, il progetto potrebbe essere approvato nel consiglio della FIGC del prossimo 7 marzo. Se ne è parlato già a Milano, in occasione dell’incontro organizzato dalla commissione antidoping della Federcalcio presieduta da Pino Capua con i club di A e B, presenti i presidenti di Lega Maurizio Beretta e dell’Aic Damiano Tommasi. “I costi per il programma sono elevati e considerando che il 30 per cento dei giocatori ogni anno va via dall’Italia”, spiegano alla commissione, farlo nelle competizioni per club avrebbe richiesto un investimento troppo oneroso. Più facile avere i giocatori nei raduni con la Nazionale dal momento che il passaporto prevede 4-5 campionature durante l’anno.

Potrebbe invece slittare di qualche mese la sua introduzione nel tennis. L'Itf vorrebbe introdurlo già a marzo, ma il progetto potrebbe richiedere più tempo. ''Dobbiamo sistemare alcune cose, non so se lo avremo già al torneo di Miami'', ha spiegato Francesco Ricci Bitti, presidente dell'Itf, all'agenzia Dpa. ''Di sicuro a marzo decideremo quando si farà. Bisogna prima aumentare il numero dei controlli sul sangue, il passaporto biologico è una conseguenza''.

Alessandro Mastroluca

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