US Open
Eva Asderaki, la vera vincitrice degli US Open
Eva Asderaki-Moore è diventata la prima donna ad arbitrare la finale maschile degli US Open. Sfoderando una prestazione impeccabile, senza timore di fare overrule, è stata considerata unanimemente la vera protagonista della finale
Eva Asderaki-Moore domenica ha fatto la storia. A parole ma anche nei fatti. A parole perché è stata la prima donna ad arbitrare la finale maschile degli US Open. Nei fatti perché è stata perfetta ed impeccabile dal primo 15 fino a quando Djokovic ha alzato le braccia al cielo.
Fiera, precisa, implacabile, Asderaki non si è lasciata minimamente spaventare dal grande palcoscenico, dall’importanza della sfida e dalla grande pressione che c’era attorno a lei. Messa alla prova dalle contestazioni di Federer, Hawk-eye le ha dato sempre ragione, e molte sono state le occasioni, dando un’altra prova della sua precisione e accuratezza. Non è riuscita a fermare l’inciviltà del pubblico antisportivo dell’Arthur Ashe, ma anche nel tono dei suoi “please” a zittire la folla traspariva la consapevolezza di chi sa interpretare bene il proprio ruolo e sa imporre la propria autorità con la pacatezza tipica delle persone a cui si porta rispetto spontaneamente.
A chi era pronto a criticarne la direzione molle e particolarmente blanda, intenta solo a svolgere il suo compitino, Eva Asderaki ha risposto con la fermezza e a suon di overrule. Esemplare quello del terzo set, dove ha corretto la chiamata che avrebbe dato a Federer la palla del 5-5. Ma l’arbitro di origine greche non è nuova a mostrare la propria fermezza in situazioni particolarmente delicate. Asderaki rimarrà sicuramente famosissima per la direzione della finale femminile degli US Open 2011 tra Serena Williams e Sam Stosur. All’inizio del secondo set, sul punteggio di 30-40 a favore dell’Australiana, Serena Williams gioca un dritto a sventaglio vincente, urlando quasi immediatamente dopo che il colpo le sia partito dalla racchetta un ruggente ‘cmon’ di soddisfazione. Il risultato? Asderaki non fa una piega e le chiama la penalità per hindrance, ovvero punto disturbato, poiché Stosur aveva toccato la palla dopo l’urlo di Serena. Nonostante tutta la polemica che è seguita a questo gesto, Asderaki sul momento ha dimostrato di non lasciarsi intimorire dalla possibilità di prendere una decisione contro l’atleta di casa davanti al proprio pubblico.
https://www.youtube.com/watch?v=tZUp_ouNWpI
Asderaki ha iniziato ad arbitrare quasi per caso, come racconta anche lei stessa al Kia Open Drive di questi Australian Open 2015; giocava a tennis per hobby e quando in torneo internazionale le venne chiesto di dare una mano con gli arbitraggi, non si è tirata indietro. Da lì, ha ottenuto tutte le certificazioni possibili: nel 2000 quella white frequentando un corso in Lussemburgo, nel 2002 la bronze, nel 2005 la silver e poi la gold nel 2008. E sono solamente 5 i giudici di sedia donne ad avere questa certificazione, oltre a lei: Mariana Alves, Alison Lang, Louise Engzell, Marija Čičak e Juan Zhang. A dispetto dei 20 giudici di sedia uomini attivi che possiedono lo stesso badge.
Serietà, professionalità, padronanza del ruolo. Tutto questo è Eva Asderaki. Il lavoro è lavoro. Sono arbitro, fatemi arbitrare. Semplice, efficace. Ecco i perché di un’infallibilità pressoché conclamata negli overrule. Ecco i perché di una gestione così autoritaria ma anche sensibile dell’andamento di un match. E sono tutti atteggiamenti che si riflettono anche sulla sua concezione del ruolo di arbitro. Match maschili e femminili? “Vanno entrambi bene, sono soltanto una sfida diversa”. Meglio i doppi o i singolari? “Sono entrambi eccitanti”. Hawk-eye influenza il ruolo degli arbitri, magari più rilassati senza la tecnologia? “Hawk-eye è un’innovazione. I giocatori sono più rilassati, se non sono d’accordo con la chiamata, contestano, guardano il risultato e poi vanno avanti. Per noi arbitri la cosa è tranquilla, non c’è nulla di cui spaventarsi o preoccuparsi”.
Non a caso è stata scelta Asderaki per arbitrare la prima finale maschile degli US Open. L’altro arbitro donna più idoneo a contenderle l’onore era Marija Cicak, che invece ha arbitrato la finale femminile, formando uno storico tandem: è la prima volta in uno Slam che entrambe le finali sono arbitrate da donne.
Congrats Eva Asderaki-Moore & Marija Cicak!
1st all-female chair umpire team to cover both #USOpen singles finals! pic.twitter.com/DifqdyTZwv
— WTA (@WTA) September 14, 2015
La prima donna ad arbitrare una finale del Grande Slam è stata Georgina Clark, originaria di Hong Kong, che ha diretto la finale femminile di Wimbledon 1984 tra Martina Navratilova e Chris Evert: in quel momento era già la direttrice del WTA Tour. Il primo ed unico precedente di una donna giudice di una finale maschile è quello della francese Sandra de Jenken, che arbitrò le finali maschili dell’Australian Open e del Roland Garros del 2007. Sono passati otto anni per vedere di nuovo una cosa del genere, e visto il risultato, non sembra facile intuire il perché.
Il giudizio sulla perfomance di Asderaki è stato unanime, apprezzato da giornalisti, spettatori ma anche dalle tenniste. Se Madison Keys semplicemente si è tolta il cappello, tributando a Eva un applauso, Melanie Oudin ha esplicitamente chiesto di poterla avere come giudice per tutti i suoi match.
Side note- chair umpire on point pic.twitter.com/eFLnXqe18R
— Madison Keys (@Madison_Keys) September 14, 2015
Can Eva Asderaki-Moore please be my umpire from now on? Unreal calls tonight.
— Melanie Oudin (@melanie_oudin) September 14, 2015
Ma l’ultima grande vittoria di Eva Asderaki è stata quella di non voler concedere una intervista post-match per celebrare la sua brillante performance sulla sedia di arbitro.
Eva Asderaki-Moore declined interview requests after her historic performance. Wanted her stellar work tonight to speak for itself. #usopen
— Ben Rothenberg (@BenRothenberg) September 14, 2015
Il lavoro è lavoro, parla da sé. E c’è ancora chi dubita che il vincitore di domenica sia stato Novak Djokovic. Facciamo noi overrule.