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Challenger

Capri Watch Cup: Luca Vanni e Andrea Arnaboldi, al paradiso e ritorno

Dopo gli exploit del 2015 Andrea Arnaboldi e Luca Vanni sono ripiombati nell' "inferno" dei challenger. In campo a Napoli nella Capri Watch Cup escono subito di scena molto mestamente

Last updated: 07/04/2016 12:52
By Antonio Garofalo Published 05/04/2016
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6 Min Read
Luca Vanni - Wimbledon 2015 (foto di Fabrizio Maccani)

https://soundcloud.com/ubitennis/arnaboldi-devo-trovare-continuita

Una vita tra challenger e futures, tra il pane duro dei tornei più piccoli in giro per il mondo per amore del tennis.
Alla ricerca di quel sogno, di quell’occasione, di quell’ascensore per i piani alti e nobili dove aleggiano i fenomeni della racchetta. Che poi, a vederli così da vicino fanno meno paura e in fondo scopri che non sono così distanti da te come sembra.

E poi arriva quell’occasione, arriva il “tuo” momento. Luca Vanni da Castel del Piano vive la sua settimana da sogno in Brasile a San Paolo nel febbraio dello scorso anno, quando partendo dalle qualificazioni arriva fino alla finale in un torneo ATP mostrando all’Italia colpi di livello ed un servizio che da queste parti forse non lo si vedeva da decenni. E quindi il balzo in classifica, i tornei più belli, Madrid dove batte Tomic, Roma e il sogno parigino. Sì, lo Slam Lucone, dove stavolta si arrende a Tomic ma lottando alla grande.

In quel di Bois de Boulogne in quei giorni di fine maggio si consuma un’altra favola, quella di Andrea Arnaboldi da Cantù, una vita a peregrinare tra Milano, Montecarlo e Valencia alla ricerca di qualcuno che riuscisse a trasformare il suo talento in concretezza. D’incanto a Parigi diventerà “Marathon man” stabilendo il record di match più lungo in termini di game in qualificazione (27-25 al terzo su Herbert) e poi rimontando due set di svantaggio e annullando un match point in un’epoca battaglia sul campo 5 contro l’australiano Duckworth prima di arrendersi al secondo turno all’esperienza di Cilic.

È lì, al cospetto dei grandi e dopo aver calcato alla grande quei campi prestigiosi, che tutti aspettano il salto definitivo di qualità, il definitivo stabilizzarsi a quei livelli. E invece no, sia Andrea che Luca, un po’ per gli acciacchi, un po’ forse appagati, il salto lo fanno indietro, e dopo aver toccato il “Paradiso” e aver meritatamente soggiornato in esso per un po’ tornano al punto di partenza.

Ed ecco che li ritroviamo qui, a Napoli, impegnati nella Capri Watch Cup, dove sugli spalti assolati in verità si disquisisce di altro. “Higuain quattro giornate è uno scandalo!” – “E Bonucci? Può fare quello che vuole lui…”.

Vanni, sul cosiddetto “Centralino” immerso trai pini (peccato solo per l’idea degli addetti di bagnare anche i seggiolini delle tribune oltre al terreno di gioco…), opposto al belga De Greef, ventiquattrenne numero 206 del mondo e dunque ben 66 posti dietro l’azzurro in classifica, mette in mostra il solito servizio penetrante e alcune pregevoli e potenti soluzioni di diritto. Il rovescio purtroppo si conferma punto molto debole anche se si vede che il toscano ha lavorato sullo slice, mentre le cose vanno decisamente male alla risposta dove l’azzurro mostra un atteggiamento quasi disinteressato.

Ma il vero problema, come dicono quelli che ne capiscono, è la mancanza di fiducia. In un primo set equilibrato dove l’avversario si limita a ributtare la palla di là, Luca trema al servizio che smarrisce completamente sul 5-6 e con due terribili errori gratuiti regala il parziale. Purtroppo il centralino è anche il campo più lento del circolo e per chi viene da tornei sul duro come Vanni è anche più complesso adattarsi.

Come in un copione già scritto, Luca fallisce le prime due palle break nei primi giochi del secondo set e poi perde il servizio, il che sembra l’inizio della fine. E invece sul 5-3 40-15 il belga si inceppa, regala i due match point consecutivi e alla settima palla break Luca parrebbe rientrare in partita. Perché purtroppo al cambio campo il feeling non c’è, il diritto vola via e con esso la partita.

Arnaboldi sfida invece il bosniaco Mirza Basic, numero 130 del mondo che con il nostro ha in comune la propensione per le rimonte, dato che recentemente in Davis è risalito da due set sotto contro e match point contro Jaziri. Per fortuna qui si gioca al meglio dei tre set…
Uno sciagurato game di battuta sul 5-5 gli costerà il primo set, anche qui secondo voi dov’è il problema?

Per sua fortuna in avvio di secondo set Arnaboldi inizia a manovrare con il suo diritto mancino e riesce ad issarsi sul 4-1. Si farà rimontare sul 4-4 ma con un paio di pregevoli smorzate si aggiudicherà il set. Basic però è un giocatore solido e benché il canturino lotti fino in fondo il break nel settimo gioco farà la differenza.
Come è lontana Parigi…

Abbiamo avvicinato Andrea dopo la partita (ascolta l’audio in alto) il quale ha confermato come “tra il numero 70 del mondo e il numero 180 la differenza è molto sottile, la differenza la fa la continuità”. Il suo rimpianto dopo il Roland Garros dello scorso anno è “nel non aver spinto sull’accelleratore quando ero a quel livello”. Peccato, ma imparata la lezione, si può tornare a volare alto.

Risultati:

A. De Greef b. L. Vanni 7-5 6-4
[8] M. Basic b. A. Arnaboldi 7-5 4-6 6-4


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TAGGED:Andrea ArnaboldiAtp Challenger Napoli 2016Luca Vanni
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