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07/10/2010 13:09 CEST - CIRCUITO ATP

Nuovo calendario
Ma non convince...

Adam Helfant, numero 1 dell’ATP, ha in serbo per il biennio 2012-2013 dei cambiamenti. Obiettivo: alleggerire la stagione senza accorciarla o eliminando tornei. Ma le idee annunciate non sembrano convincenti, anche perchè nessuno sembra disposto a rinunciare a un business particolarmente redditizio. Riccardo Nuziale

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Ci risiamo con l’interminabile questione calendario. Adam Helfant, amministratore delegato dell’ATP, in visita a Tokyo per il torneo in corso di svolgimento, è tornato a parlare dell’annoso problema più volte esplicitato dai giocatori: si gioca troppo. A far notizia, però, è la visione della questione di Helfant. “Secondo il nostro progetto, nessun torneo verrà tolto per creare una off-season più ampia per i nostri giocatori. Abbiamo fatto circolare tra i nostri membri un abbozzo di calendario per il 2012 e 2013 e nessun torneo verrà cancellato per raggiungere lo scopo, né la stagione verrà decurtata ad undici mesi.ha dichiarato il numero 1 dell’ATP, che vede nell’estirpazione delle partite di esibizione che i big giocano sotto laut(issim)a ricompensa, soprattutto a fine stagione in Asia, la soluzione al problema. “Se questo andrà a buon fine, creeremo due o tre settimane di riposo in più. Sono soddisfatto di questo disegno. Siamo speranzosi di trovare una soluzione per il biennio 2012-2013 entro la fine di quest’anno” ha continuato.


L’opinione di Helfant appare però semplicistica, perché non tiene conto di diversi fattori. Rimane il problema, più volte sottolineato (ma repetita iuvant), sull’entità stessa del gioco del tennis: la mole annuale di gioco a carico di un giocatore non si quantifica solamente considerando il numero di tornei giocati, ma anche delle partite e dei set (per non dire delle ore di ogni partita). La stessa questione superfici non andrebbe dimenticata o sottovalutata. Quest’instabilità e dislivello sono un fatto alquanto inusuale, dal momento che negli altri sport principali le partite si svolgono a tempo determinato, salvo poche eccezioni (come la pallavolo, dove però lo sforzo fisico è infinitamente inferiore). E’ quindi assolutamente impossibile dar vita ad un progetto democratico, perché mai sarà uguale il carico di fatica annuale per tutti i giocatori. Lascia poi sinceramente perplessi l’opinione che siano sporadiche esibizioni di nessun conto agonistico il male da debellare, quando piuttosto sarebbe da rivedere la programmazione, in pratica senza soste, che va dalla terra battuta alla massacrante parentesi estiva sul cemento americano.


E’ legittimo domandarsi, quindi, quanto questa proposta di Helfant troverà consensi all’interno del consiglio dei giocatori, che trova eccessive le imposizioni del nuovo regolamento ATP (ricordiamo che per i top 30 la partecipazione ai quattro Slam, agli otto Master 1000 e ad almeno tre tornei 500 è obbligatoria). E’ comunque vero che gli stessi giocatori non sono esenti da colpe, in quanto troppo spesso incapaci di delineare un piano stagionale accurato, che comprenda più punti, all’interno della stagione stessa, di riposo (Federer in questo è tuttora il n.1 incontrastato, la sua programmazione è sempre priva di sbavature). La pura e semplice realtà è probabilmente una sola: né ATP né giocatori sanno voler rinunciare anche in minima parte ad un giro pecuniario che diventa, di anno in anno, sempre più importante e ghiotto. La soluzione sarebbe semplicissima. Ma nessuno davvero vuole applicarla, perché nessuno è disposto a indietreggiare per primo.

Riccardo Nuziale

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker