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09/10/2010 19:18 CEST - Atp Pechino

Djokovic, la gioia
è doppia

Il numero due del ranking in grande spolvero non ha difficoltà a sbarazzarsi 7-6 6-2 di Isner. E' in finale a Pechino e si qualifica matematicamente per le Atp Finals di Londra: è il terzo dopo Nadal e Federer. Ora difenderà il titolo contro Ferrer che supera Ljubicic, idolo dei cinesi "per merito" del suo sponsor tecnico, con il punteggio di 6-4 4-6 6-4. Alberto Giorni

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C’è un buon feeling fra Novak Djokovic e Pechino. Nella capitale cinese, il numero due del mondo si è messo al collo la medaglia di bronzo nel torneo olimpico, l’anno scorso ha conquistato il China Open e ora è pronto a difendere il titolo. In semifinale un Nole in grande spolvero non ha avuto difficoltà a sbarazzarsi dell’americano John Isner, battuto 7-6 6-2 in un'ora e 26’. Dall’altra parte della rete, in finale, non troverà come nel 2009 un croato (allora fu Cilic), perché Ivan Ljubicic è stato sconfitto in tre set da David Ferrer: 6-4 4-6 6-4 in 2 ore e 26’ di battaglia. Sono 4-4 i precedenti fra Djokovic e Ferrer, ma il numero due del mondo è avanti 4-1 nei confronti disputati sulle superfici dure.

Grazie alla vittoria su Isner, Djokovic si è anche qualificato matematicamente per le Atp Finals di Londra: è il terzo a centrare l’obiettivo dopo Nadal e Federer. “Sono molto contento - ha dichiarato Nole - è la mia quarta partecipazione alle Finals: un grande risultato. Non vedo l’ora di giocare davanti al pubblico londinese”.

Djokovic b. Isner 7-6 6-2

Eppure l’inizio della partita non era stato dei migliori per il serbo. Vinto il sorteggio, Djokovic sceglie di servire per primo ma la decisione si rivela un boomerang perché cede subito la battuta. Con il servizio di cui dispone, Isner potrebbe già avere ipotecato il set, invece non riesce a fare la differenza con il suo colpo migliore. Avanti 3-1, il venticinquenne di Greensboro subisce il controbreak e da quel momento la partita gli sfugge dalle mani. Scampato il pericolo, Djokovic inizia a imprimere il suo ritmo da fondocampo, giocando con grande profondità. Sotto 4-3, Isner annulla con coraggio una delicata palla break con una volée di rovescio, ma si cominciano ad avvertire i primi scricchiolii. Man mano che la partita prosegue, il serbo legge sempre meglio il servizio dell’avversario.

In svantaggio 6-5, Isner gioca un inizio di game sciagurato e si trova 0-40; sull’orlo del precipizio, tuttavia, ritrova temporaneamente il servizio e a suon di prime vincenti infila cinque punti consecutivi issandosi al tiebreak, il suo territorio preferito. In questa stagione Isner ne ha vinti 30 e persi solo 16, mentre il bilancio di Djokovic è in parità: 10-10. Qui però si invertono le parti e lo specialista sembra il serbo. Inattaccabile al servizio, Nole risponde sempre, negli scambi è sempre lui a prevalere e si porta così sul 5-1. Isner è in confusione: commette un doppio fallo e poi subisce un vincente di dritto che determina il 7-1 definitivo.

Non si è mai visto l’americano perdere così male un tiebreak. E lo choc è tale che non si riprende più. Nel game d’apertura del secondo set, Isner commette tre errori gratuiti, poi mette in rete una volée di dritto e il break è la logica conseguenza. L’unico breve passaggio a vuoto di Djokovic arriva quando serve sul 2-1. Isner si porta sullo 0-30, ma poi sbaglia una specie di rigore in movimento; subisce quattro punti consecutivi e con la testa è già sotto la doccia. Sulle ali dell’entusiasmo, il numero due del mondo strappa ancora la battuta all’avversario e chiude con un severo 6-2. Impietosi i dati che fotografano la prestazione di Isner al servizio. Ha messo a segno solo 7 ace, commettendo 3 doppi falli (5 ace e 0 doppi falli invece per Nole), vincendo solo il 32% dei punti con la seconda. Con questi numeri, contenere un Djokovic in giornata è una montagna troppo elevata da scalare.

Ferrer b. Ljubicic 6-4 4-6 6-4

Ferrer parte forte e la prima svolta del match arriva al quarto game, quando lo spagnolo strappa a zero il servizio all’avversario. Ljubicic subisce un parziale di undici punti a zero e appare in grande difficoltà. Lo spagnolo imprime un ritmo indiavolato da fondocampo e Ljubo non sembra in grado di sostenerlo: quando lo scambio si allunga, è sempre il primo a sbagliare. Sotto gli occhi di Cristian Brandi, collaboratore di Riccardo Piatti, il croato ogni tanto sfodera il suo elegante rovescio a una mano, ma spesso si trova costretto a fare il tergicristallo da una parte all’altra del campo. Sotto 4-2, Ljubicic salva quattro palle break ritrovando continuità con il servizio in un momento difficile, ma il destino del set è segnato; lo spagnolo non concede niente nei propri turni di battuta e chiude alla grande la prima frazione, con una splendida volée di rovescio: 6-4.

Il secondo set appare più equilibrato e segue a lungo i servizi. Ferrer è sempre solido, mentre Ljubicic prova qualche variazione; rallenta lo scambio con il back di rovescio e si presenta di più a rete, spesso in controtempo per sorprendere l’avversario. Lo spagnolo però controlla la partita senza patemi e sul 4-4 la chiusura del sipario appare vicina: la palla break che si conquista il giocatore di Valencia assomiglia a un matchpoint. Ljubicic la annulla con coraggio e avanti 5-4, un po’ a sorpresa, ottiene due palle break: sono le prime della sua partita, che equivalgono a due setpoint. Il primo lo spreca sciaguratamente affossando in rete una risposta, ma il secondo è quello buono: l’approccio di Ferrer è lungo e si va così al terzo.

Entrambi i giocatori hanno speso molto e il match diventa appassionante ed incerto. Come nel primo set, Ferrer parte meglio e si porta sul 3-1. Ljubicic però è duro a morire, innalza il suo livello di gioco e strappa applausi convinti al pubblico cinese, che lo ha eletto a beniamino da quando veste Li Ning. Lo stesso Ljubo ha dichiarato che i giornalisti cinesi lo cercano in media una volta a settimana. A suon di colpi vincenti riemerge un’altra volta e raggiunge l’avversario sul 3-3. Nella stretta finale, però, il croato cala, Ferrer occupa costantemente il centro del ring e un altro break permette allo spagnolo di servire per il match sul 5-4. Con uno scatto d’orgoglio, Ljubicic ottiene una palla break per allungare la partita, ma lo spagnolo la cancella con un dritto che non ammette repliche. Le emozioni non sono finite: sul primo matchpoint il croato mette a segno una risposta vincente, sul secondo si getta a rete e induce all'errore l’avversario, ma alla fine sul terzo si deve arrendere: la standing ovation finale è il giusto premio per entrambi.

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker