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14/10/2010 16:47 CEST - IL CASO

Divorzio Piatti-Bolelli

TENNIS - (Parte 2) Il bolognese ci ha messo 15 mesi per capire di non essere abbastanza seguito. E ora va a Tirrenia ma non sa quale strada prendere. "Per Riccardo veniva sempre prima Ljubicic". Non era scontato? Tutti i curiosi ripensamenti di Simone, che forse non sa gestirsi al meglio, e le tante strane storie di Davis e di rapporti umani e professionali. Una malignità finale. Ubaldo Scanagatta

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Nota di UBS: leggete prima la prima parte di questa che rappresenta un seguito.

Simone, a capo chino, torna a Canossa e a miti consigli. Dimentica tutto. Perfino i proclami di Binaghi. Torna sotto le ali della Fit, come se non fosse mai successo nulla, come se non avesse patito alcuno sgarbo.

Anche la dirigenza Fit, d’altra parte, non è da meno. Soddisfatta del pentimento del reprobo e della cacciata del “malvagio” Pistolesi, nella Curva Nord dello Stadio Olimpico ci si gonfia il petto, si dimentica tutto quel che è stato detto, si riconvoca Bolelli in Coppa Davis come se nulla fosse mai stato detto e fatto (sì, non solo detto, fatto!).

Felicissimo capitan Barazzutti, restio a prendere qualsiasi posizione appena un po’ coraggiosa, accoglie a braccia aperte l’ex… traditore della Patria. Nella sua straripante generosità Barazzutti esagera: contro la Svizzera di Federer a Genova sacrifica il “fedelissimo patriota Starace” per far posto al ritorno del figliol prodigo.

Starace, imbattuto in Davis, e già non poco infastidito dalle pesantissime sanzioni che nel frattempo vengono agitate sul capo di un suo datore di lavoro (il presidente Russo del Capri Sports Academy…), va… nei matti, come si dice a Prato. E il buon Potito ci ha pure ragione. In pochi giorni ci rimette un posto (di titolare) e un posto di lavoro: “E’ così mi ripagate della mia fedeltà alla maglia azzurra?” sbotta l’eroe di Cervinara.

Apro un inciso: il presidente Russo si è umanamente rotto le scatole di dover litigare e pagare quattrini a dispetto dei santi (beh, oddio, santi è eccessivo), così il Capri non partecipa più al campionato vinto per 4 anni di fila, mentre i vari Starace, Seppi, Volandri e gli altri “capresi” assistono impotenti ad una fonte di guadagni che si inaridisce fino a seccarsi.

A Genova gioca anche Seppi, sì il sobillatore presunto della rivolta di Cagliari. Per l’appunto Andreas vomita l’anima e non solo quella. Perde in modo ignominioso, dopo di che sparisce dalla Coppa Davis. Quel giorno, quel weekend e non solo. Per tutto il 2010. E, a giudicare da quel che ha detto Barazzutti a Lidkoping, anche per il 2011: “Non è abile…”. Devono essere reminiscenze militari.

In Olanda, a primavera a spezzare le reni a DeBakker e Haase, vanno Starace, fedele nei secoli più dell’Arma dei Carabinieri, e va pure Bolelli. Da lassù _ e sì che sono Paesi Bassi _ Starace se la prende apertamente sulla Gazzetta dello Sport con Fognini che, preoccupato per il polso ma non troppo se ne è andato a giocare a Belgrado singolare e doppio dopo aver dato a Barazzutti una disponibilità…condizionata. Del tipo: “E se poi mi faccio male? Io te lo dico prima Corrado, tu fai come vuoi…”

Corrado, meglio aver paura che buscarne, abboccò.

Ecco allora il veemente sfogo di uno Starace senza più peli sulla lingua: “Questa squadra non è unita, è sempre stato così. Ciascuno pensa solo a se stesso.” Che lo dica Starace ci sta, ha un senso (mentre, per contrasto, il profilo dorato di Francesca, Flavia, Sara e Roberta, le ragazze ormai proverbialmente unite e strette strette nella gioia come nel dolore, si staglia sempre più luminoso nel cielo).

Ma che si unisca al coro pure Bolelli, il primo “transfuga” (secondo i federales più che transfuga un traditore), ci sta molto meno. Ma con quale coraggio parla Simone, e pure condanna, dopo tutto lo scangeo provocato un anno e mezzo prima in quel di Montecatini?

Il ragazzo non ha le idee chiare. Non è cattivo, non farebbe male a una mosca, ma dice papà Bole: “E’un venticinquenne che si fida troppo degli altri, invece qualche volta dovrebbe sbattere i pugni sul tavolo. Di Piatti ormai aveva perso la stima, Riccardo lunedì gli ha detto ‘Proviamo ancora, dai’. Ma Simone è fatto così: prima ci pensa tanto (altrochè!), ma poi…scoppia (sic!) e non torna indietro”.

Se lo dice papà Bolelli….

Mio commento lì per lì: “Ci credo, dopo 15 mesi non si può dire che non ci abbia pensato abbastanza!”.

_ Ma ora di chi si fiderà Simone? Ancora una volta le idee paiono poco chiare.

“Ora intanto va a Tirrenia, poi strada facendo troverà un coach”.

_Beh, sarà meglio che non ne faccia troppa di strada. Meglio si decida alla svelta…_ obietto.

“Beh qualche nome di coach lo ha in mente, ma non posso dire chi sia, scusami Ubaldo ma proprio non posso”.

Più che comprensibile questo, per carità. Meno comprensibile che dopo tutto ‘sto tempo Simone non abbia ancora imboccato…una strada precisa. Il tempo passa.

Tirrenia, ancorchè soluzione adottata da Francesca Schiavone, non può essere una soluzione definitiva. Se non per una scelta scaramantica. Simone in trionfo al Roland Garros 2011?

In teoria (ma solo in teoria) potrebbe pure accadere che Furlan decidesse di mollare la Federtennis. O che invece venga mollato visto che non ha ottenuto poi questi risultati straordinari dal 2004 a oggi. E a Lidkoping ho notato che fra Sergio Palmieri, il Richelieu del tennis italiano, e Umberto Rianna c’era un discreto feeling. Novità in vista?

Anche se fosse un Furlan che accetti con se stesso l’idea di tornare a viaggiare una ventina di settimane l’anno in giro per il mondo è ipotizzabile? Un coach d’un professionista non può fare a meno di farlo. Insomma a me un binomio Bolelli-Furlan mi pare poco probabile e anche, senza offesa per nessuno,un po’…lesso. Lesso era anche Tony Pickard con Stefan Edberg, ma Edberg era Edberg mica Bolelli. E per solito funzionano meglio le coppie più complementari, un tipo carico e uno da caricare.

Ripenso ad un’altra frase attribuita a Bolelli nel giorno del divorzio: “Ho bisogno di una persona che stia sempre con me. Sono comunque molto grato a Riccardo perché, dal punto di vista umano, mi ha aiutato molto a crescere. Sotto questo aspetto è stato fondamentale”.

Insomma, insomma…Simone, magari t’è scappata e non l’hai fatto apposta, ma quella sottolineatura “dal punto di vista umano” accentuata da "sotto quest'aspetto è stato fondamentale" ispira un interrogativo appena un po’ maligno.

E dal punto di vista tecnico?

Ubaldo Scanagatta

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker