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14/10/2010 15:56 CEST - PIATTI-BOLELLI

Divorzio Piatti-Bolelli

TENNIS - (Parte 1) Si interrompe il sodalizio tra Riccardo Piatti e Simone Bolelli: 15 mesi in cui il bolognese è uscito dai primi 100. Dice papà Bolelli: "Lo ha seguito in soli 5-6 tornei su 24. Piatti gli aveva chiesto di provare ancora, ma ormai aveva deciso". Ma davvero Simone sperava di avere la priorità su Ivan Ljubicic? Ripercorriamo tutti i curiosi ripensamenti di Simone. Ubaldo Scanagatta

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Quel che fa Simone Bolelli, ragazzo sul quale appuntavo molte speranze oggi un po’ deluse (seppur non del tutto abbandonate), non mi sorprende più.

Mi pare che la gestione della sua vita di professionista del tennis sia quasi sempre stata assai ondivaga. Prima di ricordare il passato comincio qui dal presente. Cioè dal suo divorzio con Riccardo Piatti dopo 15 mesi di rapporto a dir poco non esaltante. Deprimente anzi, siamo onesti.

Lo dicono i risultati, oltre che il divorzio stesso che, come quando si verifica fra due coniugi, rappresenta sempre un fallimento. Di entrambi. Anche se non è detto che le colpe debbano essere equamente suddivise.

Partiamo dunque dalle dichiarazioni ufficiali di Simone. Che, se non lo conoscessi, bravo ragazzo quanto ingenuo nonostante ormai non sia più un teenager, mi parrebbero francamente sorprendenti.

Dice Simone: “Secondo me lui (Riccardo) non poteva dedicarmi il tempo di cui avevo bisogno soprattutto nei tornei in giro per il mondo. Quest’anno sono andato in giro quasi sempre da solo…"

Il papà di Simone al telefono mi conferma: “Abbiamo constatato che Piatti lo ha seguito soltanto in 5/6 tornei su 24 _ ne ha giocati 26 nel 2010, nota di Ubs _ più il challenger di Torino dove è andato solo per un paio di giorni…A seguirlo sempre c’era invece il preparatore atletico Panichi, che infatti Simone vuole ancora accanto a sé. Ma un preparatore atletico non è mica un allenatore…” aggiunge Daniele Bolelli, bravo papà di bravo figlio.

Dice ancora Simone: “E poi per lui (Piatti) viene sempre prima Ljubo che è n.15 del mondo e quindi ha la priorità. Ma io, in questo momento, non posso essere secondo”.

Sull’ultima frase nulla da dire…Ma sul resto sì.

Caro Simone, ci hai messo 15 mesi per capire quel che dici sopra? Non era scontato? Riccardo non te l’aveva detto prima? Ma se lo intuivano e, direi, lo sapevano anche i gatti? E tu, Simone, dici ancora: “Secondo me…”…

Macchè secondo me! Era tutto evidente fin dal primo minuto. Per salvaguardare _ peraltro meritoriamente _ il suo rapporto “paterno” con Ivan Ljubicic, Riccardo Piatti ha lasciato partire un campione di sicuro avvenire, Novak Djokovic, che è pure più giovane di te, che aveva già fatto risultati migliori dei tuoi. Una gallina dalle uova d’oro il serbo.

E tu, giovanotto di belle speranze ancora in embrione, ti potevi illudere che Riccardo si dedicasse di più a te? Forse solo se Ljubicic avesse continuato a scendere in classifica. Ma è accaduto il contrario.

“Sentivo il bisogno di cambiare _ dice Simone _ ho motivazioni diverse…”.

Ci credo Simone, sei uscito dai primi 100 del mondo, tra un po’ rischi di non entrare in tabellone nei challenger!

Leggo ancora tue frasi: “In questo momento particolare della mia carriera ho bisogno di una persona che stia sempre con me”.

In questo momento particolare? Ma il tuo momento particolare è un periodo prolungato, sono 25 mesi (di cui 15 con Piatti), non un momento. Un periodo che dura da più di due anni, da quella maledetta tournee in Oriente post-Lettonia

E’ un periodo particolare che dura almeno dall’epoca del casino in cui ti sei andato a ficcare decidendo di andare a giocare a Bankgok e rifiutando di presentarti a Montecatini. Quando hai _ avete… _ ingenuamente pensato di poterti rendere indipendente dalla Federtennis, pur sapendo che in qualche modo te l’avrebbero fatta pagare. Te l’avevano detto no?

E te l’hanno fatta pagare! Altro che!

L’hanno fatto, i federales, senza capire _ tanto per cambiare _ che così facendo rischiavano di distruggere uno dei pochi giocatori italiani di talento in un panorama nazionale disgraziatamente depresso.

Il fatto che l’errore iniziale fosse tuo e di Pistolesi (peraltro tu nelle dichiarazioni ufficiali dicevi sempre che la decisione di puntare ai tornei sul veloce per migliorare la tua classifica era stata tua e non di Claudio…anche se io, per onestà, non ci ho mai creduto fino in fondo) non giustificava affatto le aberranti decisioni prese dalla FIT dopo Montecatini.

L’ho scritto allora, lo ripeto oggi. Avevi sbagliato per primo tu, ha sbagliato per seconda la FIT. Sbandierando principi poi disattesi quando è stata la volta di Seppi e poi di Fognini _ “Tre pesi e tre misure fu un mio titolo sul blog” e “Tre pesi e tre misure” fu il titolo che la Gazzetta fece in testa a una tua dichiarazione rilasciata in Olanda all’inviato Crivelli _ la Fit ha nuociuto pesantemente a te e ha nuociuto pesantemente al tennis italiano.

Per far dispetto… alla moglie il marito FIT si tirò allora una martellata sulle palle.

E poi che successe? Che la reazione FIT inasprì gli animi, che te e il tuo clan vi sentiste ancora più vittime, che la tua concentrazione andò un po’ _ un po’ parecchio peraltro _ in confusione, a carte 48. Con i brutti risultati che sono seguiti, la classifica che è precipitata. Con quella clamorosa ed errata iniziativa della maglietta con su scritto Italia sfoggiata agli Internazionali d’Italia 2009 (suggerita dallo sponsor ufficialmente, per carità, ma avallata da te e i tuoi, chè altrimenti avresti potuto certamente defilarti se tu avessi espresso parere contrario).

Un’idea poco brillante che non ti procurò alcuna simpatia _ chissà, magari se vincevi il match e il torneo…_ ed ebbe invece conseguenze nervose e risultati disastrosi. Con troppi gufi che, senza dirlo apertamente (ma l’avrebbe capito anche un bambino…), godevano ad ogni tua sconfitta. Già quel giorno stesso, caricato da un peso psicologico cui non eri abituato, desti grande soddisfazione a tanti. E tu, voi, lo sapete benissimo.

Ma poi che successe? Dopo tanta orgogliosa ed apparente fermezza nel ribellarti ai soprusi FIT _ l’impossibilità di tesserarti per il tuo vecchio Club, e addirittura di allenartici e perfino di dormire nella foresteria!, la restituzione clamorosa tua e di Pistolesi del tesserino FIT, le dichiarazioni bellicosissime del presidente Binaghi “Finchè io sarò presidente Bolelli non vestirà mai più la maglia azzurra”…con Nicola Pietrangeli che, più realista del re, buttava olio bollente sul fuoco “E’ come se Bolelli avesse sputato sulla maglia azzurra” con la Pericoli amorevolmente impegnata a fare il controcanto del suo adorato Nicola _ successe che Simone Bolelli decise di chiudere una parte della propria vita. E di aprirsi la porta per un’altra.

Così come a suo tempo, e abbastanza improvvisamente, il Bole aveva mollato per traverso il fido Ronzoni di Vavassori e Cividino (per Pistolesi), stavolta decise di mollare all’improvviso Pistolesi (per Piatti).

E fin lì ok. Succede. Matrimoni e divorzi accadono soprattutto tra tennisti e coach, una stagione sì e l’altra no.

Ma la metamorfosi di Simone, non si limita a questo. La sua…se solo fosse stata una vicenda politica… sarebbe stato come assistere al passaggio di un fascista nel partito comunista, o di un comunista che approda al partito fascista.

(Continua...)

Disabilitiamo i commenti per questa prima parte, in modo che convergano tutti nella seconda.

Ubaldo Scanagatta

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker