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04/11/2010 16:37 CEST - Tennis e scommesse

Scommesse: un male inevitabile?

TENNIS - Nei tornei minori, soprattutto a fine stagione, aumentano i match con andamenti sospetti delle quote, come il recente Tipsarevic-Zeballos a Mosca. Ma è difficile distinguere le partite "accomodate" da quelle in cui la sorpresa matura per la differenza di motivazione tra i giocatori. I problemi maggiori si creano quando i due giocatori non hanno gli stessi stimoli a vincere. Alessandro Mastroluca

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Il tennis è uno sport facile da truccare: un giocatore da solo controlla tutto”. Parola di Michael Franzese, ex capo del Clan Colombo, uno dei venti boss della mafia più potenti negli anni Ottanta secondo Fortune, assoldato dall'ATP per contattare i giocatori e dissuaderli dall’avere rapporti con il crimine organizzato che, secondo il boss, avrebbe grandi interessi (leggi fiumi di dollari investiti) nel pilotare i risultati delle partite.

Una frase che a un anno e mezzo di distanza fa suonare ancora più di qualche campanello d'allarme. I forum delle agenzie di scommesse, infatti, sono pieni di post e messaggi che parlano di partite truccate, di casi sospetti.

Quelli più eclatanti, che finiscono sotto la lente delle indagini ufficiali della Tennis Integrity Unit (come il caso di Tipsarevic-Zeballos, secondo turno del 250 di Mosca, con il serbo dato a 1.35 in avvio, salito poi a 2.10 e schizzato a 4.6 pur essendo in vantaggio 6-4 3-2 prima di perdere al terzo) hanno degli elementi comuni, quelli che potremmo definire fattori paradigmatici di rischio.

Quali sono questi fattori di rischio? C'è innanzitutto il combinato disposto di un elemento logistico e di uno mediatico. Il torneo è un ATP 250, e si parla di un match di secondo turno, che gode quindi di pochissima copertura televisiva (e questo in teoria riduce i potenziali rischi negativi in termini di immagine o reputazione che possano derivare al giocatore eventualmente scoperto a barare in un contesto simile). Ecco che chi effettua operazioni di “trading online”, ed è presente sul posto, può avere dei vantaggi notevoli se scommette su Betfair, che è un sito di betting exchange dove si gioca contro altre persone e non contro il banco: l'aggiornamento del livescore, infatti, avviene con qualche secondo di ritardo rispetto alla realtà dei fatti. E' su queste piccole discrepanze che sopravvivono quelli che delle scommesse hanno fatto ragione di vita, gli “scommettitori professionisti”, che non sempre derogano alla legge (anche se il russo Dmitry Avilov ha confessato di aver tentato di corrompere la Bychkova, che non ha accettato ma è stata comunque sospesa un mese lo scorso gennaio per non aver denunciato il fatto alla Tennis Integrity Unit) ma hanno comunque finito per imporre significative distorsioni al sistema e al competitive balance.

Fattori che però non bastano a spiegare perché gli scommettitori hanno deciso di permettere solo la scommessa secca sul vincitore, e non le 25-30 possibilità di giocate, su molte partite dei tornei russi di Mosca e San Pietroburgo.

Tornei di fine stagione, che hanno montepremi ricchi, premi golosi ma che ai giocatori di buona classifica offrono pochi punti. Tornei in cui la probabilità che un giocatore di bassa classifica batta un avversario di ranking elevato è maggiore, perché maggiore è l'asimmetria negli incentivi alla vittoria: ed è questo l'elemento che, come scrive Stefan Szymanski, il maggior studioso di economia dello sport, che ha codificato i parametri che definiscono il competitive balance, rende spesso possibile la corruzione.

Non è un caso, ad esempio, se nei forum di Betfair una delle partite più accusate di essere state “accomodate” è il secondo turno di Mosca tra Davydenko e Cuevas, con il russo, numero undici ma senza speranze di qualificarsi per il Masters di Londra, ha ceduto in due tiebreak al numero 70 del mondo.

Ma Raul Caruso, analista dell'Istituto di Politica Economica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha scritto nel paper “The economy of match-fixing” che “seppur in presenza di un'elevata asimmetria nella valutazione del valore di una vittoria, si può affermare che il limite tra match-fixing e un'ordinaria mancanza di impegno sia spesso difficile da individuare. Il giocatore che dà meno valore alla vittoria può semplicemente mettere in campo uno sforzo minore rispetto al giocatore più motivato”.

Caruso, che basa la sua analisi sul calcio, sottolinea come esistano tre possibili configurazioni del match-fixing: la mancanza di impegno, il match-fixing unilaterale e quello per interesse reciproco. Nel tennis, escluso il terzo (se non in tornei come il Masters, in cui sopravvive la formula del round robin e due giocatori potrebbero accordarsi perché l'ultima partita termini in modo tale da qualificarli entrambi), il più pericoloso è inevitabilmente il secondo.

Al di là dell'aumento dei controlli, cosa può fare il mondo del tennis per rendere meno attraente, ad un giocatore d'alta classifica, la prospettiva di perdere in uno dei primi turni da un avversario più debole in un torneo tanto munifico quanto poco prestigioso?

E' chiaro, innanzitutto, che un sistema di classifica che si basa sui migliori 18 risultati (19 per chi partecipa alle Finals) delle ultime 52 settimane non garantisca uguale significato a tutte le partite. Meglio potrebbe essere, ad esempio, una variante della Race che magari non azzeri i punteggi alla fine di ogni stagione.

Dall'altro lato, poiché è interesse anche degli organizzatori dei tornei che il livello di impegno e di equilibrio competitivo si mantenga elevato, è fondamentale l'attenta suddivisione dei premi. Molti studi, ad esempio, hanno confermato che garantire un premio a tutti i partecipanti, anche a chi esce al primo turno, è un elemento positivo che massimizza lo sforzo complessivo, cumulato. Ma crea qualche cono d'ombra, che si potrebbe illuminare con un cut-in che, nei tornei di fascia minore (250 e Challenger) impedisca ai top-player di entrare, a patto di ottenere una wild-card (che potrebbero essere limitate a una o due in stagione).

I vantaggi di avere tornei equilibrati e non corrotti avrebbero ricadute positive su tutti gli attori del “sistema tennis”. E dopo il caso Bloomfield-Rochus a Newport e i sospetti su questi match, non pensare a strategie di contenimento e contrasto metterebbe a rischio l'intero sport. “Se i tifosi” affermava Franzese l'anno scorso, “maturano la convinzione che i match sono truccati, niente potrà far loro cambiare idea velocemente. Si allontaneranno e lasceranno morire quello sport”.

Alessandro Mastroluca

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker