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08/11/2010 10:04 CEST - Finale Fed Cup

Impressioni da San Diego

TENNIS - In un'arena con tanti spazi vuoti e su una superficie veloce e decisamente abrasiva, l'Italia è ad un punto della terza Fed Cup. Vandeweghe: "Mi ha fatto giocare tante palle diverse". Pennetta.. Mattek: "Ho una sinusite, e credo che abbia influito nel farmi venire i crampi". Fernandez: "Potrebbe giocare la Oudin". In finale non ci sono mai state rimonte da 0-2. Da San Diego, Vanni Gibertini.

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Gli organizzatori di questa finale di Fed Cup avevano avuto la buona idea di ridurre la capienza della San Diego Sports Arena per raccogliere il pubblico tutto intorno al campo e creare un’atmosfera piú calda, ma dopo il forfait per infortunio di entrambe le sorelle Williams (Serena ha almeno mandato i suoi auguri al Team USA via Twitter) l’impianto avrebbe avuto bisogno di un’altra importante “cura dimagrante”: solamente 3500 spettatori hanno raccolto l’appello di Mary Joe Fernandez che durante la settimana si era prodigata ad arringare la folla per creare un’atmosfera “caliente” all’interno dello stadio.
Nonostante anche gli sforzi della mascotte statunitense ACE, che in pieno stile americano si é prodigata a lanciare magliette in mezzo al pubblico durante le interruzioni di gioco, i piú rumorosi forse alla fine sono risultati i componenti della numerosa rappresentativa italiana, corredata di magliette preparate per l’occasione, che ha attraversato l’oceano per supportare le Azzurre.

Prima che l’impianto venisse aperto agli spettatori siamo riusciti a vedere il palleggio di riscaldamento di Bethanie Mattek-Sands che ha scambiato per circa mezz’ora con Melanie Oudin. Chi fosse stato ignaro del programma della giornata avrebbe sicuramente scommesso che tra le due sarebbe scesa in campo Melanie: la bionda tennista di Atlanta era infatti tesissima e riusciva a sorridere solamente con notevole sforzo. Bethanie, invece, era invece l’immagine della tranquillitá, ed ha passato quasi tutto il tempo ridendo e scherzando con Mary Joe Fernandez, elegantissima nella sua tuta USA di ordinanza, per la quale le primavere sembrano non passare mai. Oltre al palleggio delle due americane siamo riusciti a fare qualche passo sul campo in cemento indoor allestito per questa finale: si tratta di una superficie abbastanza simile a quella utilizzata per i tornei sul duro statunitensi, applicata su un tappeto spugnoso di circa 4-5 millimetri. I rimbalzi sono piuttosto sfuggenti, ma quello che ci ha colpito maggiormente é stata l’incredibile abrasivitá della superficie: porgere una mano sul campo fornisce le stesse sensazioni della carta vetrata leggera, e le palline utilizzate da Mattek-Sands e Oudin per il riscaldamento erano davvero molto usurate. Meno male che a questi livelli palline e scarpe non si pagano!

Alla fine tutto é andato secondo pronostico, e l’unico momento di incertezza della giornata si é vissuto nel primo set del secondo singolare, quando Flavia Pennetta si é fatta infilare 5 giochi consecutivi ed ha dovuto salvare un set point prima di chiudere il set al tie-break ed involarsi poi con relativo agio verso la vittoria finale. “Mi sono un attimo irrigidita alla fine del primo set – ha confermato Flavia - poi anche lei non aveva piú nulla da perdere ed ha iniziato a rischiare di piú. E’ stato molto importante psicologicamente per me aver vinto il primo set dopo essermi fatta rimontare un vantaggio cosí importante”.
A metá del secondo parziale Bethanie Mattek-Sands ha dato segno di soffrire qualche problema fisico ad un polpaccio ed é dovuta ricorrere alle cure del medico. “Ho iniziato ad accusare crampi ad entrambe i polpacci ed anche ad uno stinco – ha spiegato dopo il match la statunitense - Normalmente a me non capita, ma le uniche volte che é capitato é stato quando ero malata. Ho una sinusite che mi disturba da qualche giorno: stamattina mi sentivo bene, ma poi durante la partita ho avuto dei problemi muscolari che secondo me dipendono dalla mio stato di salute debilitato”. Potrebbe quindi verificarsi un avvicendamento nella squadra a stelle e stricie durante la seconda giornata di gare, nel caso in cui Bethanie non fosse in condizione di difendere al meglio le proprie possibilitá contro la Schiavone. “Valuteremo la situazione domattina e decideró cosa fare” ha detto la capitana Mary Joe Fernandez.

In precedenza, nella prima partita, l’autoritá con cui Francesca Schiavone aveva imposto il proprio maggior tasso tecnico in una partita dall’elevata posta in palio nella quale aveva tutto da perdere ha confermato che la nostra n.1 si é pienamente calata nel ruolo di campionessa. Ed a quanto dice non le pesa per nulla: Sono stata per tanti anni nel ruolo di chi deve inseguire avversarie di classifica superiore. Ora é il momento di stare dalla parte di chi viene inseguito”. Un primo parziale senza sbavature, totalmente dominato nei propri turni di battuta (16 punti a 2, compreso un doppio fallo) senza concedere nulla alla giovane ed inesperta avversaria, la quale é apparsa piuttosto abbacchiata dopo il match: “Mary Joe non mi ha mandata in campo pensando che perdessi – ha spiegato – ma si é visto per quale motivo [Schiavone] é nelle prime 10: mi ha dato tantissime palle diverse, tanta varietá, e nel primo set non sono semplicemente riuscita a giocare sulla sua battuta”.  La capitana USA Mary Joe Fernandez ha comunque lodato la 19enne Vandeweghe per quanto mostrato in campo “Dopo la partita le ho detto che ero fiera di lei, ha dato quello che poteva dare, anche se purtroppo alcune cose sono al di fuori del nostro controllo”.

Nessuna formazione ha mai rimontato uno svantaggio di 0-2 in una finale di Fed Cup, e per tentare l’impossibile Mary Joe ha lasciato capire che potrebbe rimescolare le carte per gli ultimi due singolari: “Vedremo in che condizioni sará Bethanie, e poi decideremo. Oltretutto credo che Melanie [Oudin] abbia un gioco che si adatta molto bene a quello Flavia, per abbiamo diverse possibilitá qualunque siano le condizioni di Beth domattina”.

Vanni Gibertini

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker