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08/11/2010 09:37 CEST - Rassegna Stampa del 8 Novembre 2010

I grandi giornali italiani restano “aperti” fino a tarda notte per celebrare il terzo trionfo azzurro in Fed Cup (Piccardi, Zanni, Lopes Pegna, Lombardo, Semeraro, Fusani, De Martino)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

La Schiavone inciampa nella Oudin ma la Pennetta sistema i conti con gli Usa

Gaia Piccardi, il corriere della Sera del 8.11.2010

Siamo una squadra, dicono le sorelle d'Italia con le unghie conficcate dentro la terza Fed Cup in 5 anni, Francesca naufraga nel suo mare e Flavia tiene a galla la scialuppa rosa, Roberta e Sara si struggono in panchina senza mai staccare gli occhi dal campo, ed è in questa comunione di sentimenti il segreto del gineceo più forte del mondo, la confraternita che canta l'inno ad alta voce mantenendo il legame Ragazze d'acciaio Flavia batte in 2 set la Vandeweghe e chiude sul 3-1. Barazzutti: «Queste sono ragazze d'acciaio» in un abbraccio unico e ininterrotto, Francesca flavia roberta sara, quattro racchette e un cuore dentro la capanna azzurra. Squadra. Finisce 3-1 con qualche patema d'animo, la sorpresa dell'anno è la Schiavone battuta da Melanie Oudain (6-3, 6-1) numero 67 della classifica, la sconfitta più dolorosa del 2olo per nostra signora del tennis («Mi fa male per me stessa e perché in Fed Cup l'egoismo non esiste: ero pronta a giocare sennò avrei chiesto al c.t. di tenermi fuori ma poi mi sono ritrovata un po' persa, vuota, cercavo soluzioni e non le trovavo, può succedere, sono dispiaciuta ma questa sconfitta non guasta di certo tutta la stagiono»), gli Usa azzeccano il cambio lasciando in panchina le calzette rosse della Mattek, la finale sul 2-1 è riaperta ma non del tutto. E di Flavia Pennella, contro l'ispirazione discontinua di Coco Vandeweghe, la 18 enne sparafuoco a cui l'ex potenza del tennis affida un'impossibile rimonta, il match point che ci lascia in cima al mondo (6-1, 6-3), ancora una volta nazione leader alla faccia di Russia, Francia, Stati Uniti, piccole donne sono cresciute andandosene di casa bambine e scoprendosi campionesse sui playground del pianeta, l'acuto è della Schiavone a Parigi ma tutta l'Italia di Fed Cup è un cantiere aperto di esperienze al servizio, appunto, della squadra. Non saremmo squadra se la Fla non sopperisse alle lacune della Franai, se la Robi e la Saretta non tenessero insieme lo spoliatoio in attesa di rendersi utili in doppio (non è stato il caso, ieri), se da ogni trasferta non tornassero tutte con i ricordi cosi, le sensazioni condivise, il burraco con cui intrattenersi dopo cena, le foto di gruppo di chi non sta insieme solo per dovere di stato, ma per desiderio del cuore. «Queste sono dorme che hanno dentro l'acciaio, fatte di carattere, grinta e fil di ferro» ripete capitan Barazzutti nella bolgia di abbracci e baci, frastornato come la prima volta, nel 2oo6 (m Belgio), quando la saga delle italian sisters, altro che le Williams, cominciò senza immaginare che sarebbe durata così a lungo, allungandosi come un pontile dentro l'oceano Pacifico della California, dove ogni sogno è possibile. «We are the champiooooons» cantano in faccia agli Usa con allegria e senza irriverenza le nostre donne, in Belgio fu l'impresa, una prima assoluta, a Reggio Calabria la conferma, a San Diego la coppa della maturità, ottenuta con una consapevolezza da tramandare ai posteri e insegnare ai colleghi di Davis, il gineceo ormai si è saldato nei risultati di queste donne che raramente tradiscono, patrimonio da preservare con cura F, soprattutto, squadra

Italia la festa delle donne. Non solo Schiavone una squadra di ferro

Roberto Zanni, il corriere dello sport del 8.11.2010

La Fed Cup è il giardino ricco del tennis italiano: per la quarta volta in cinque anni, le azzurre sono approdate alla finale della Davis al femminile, stavolta contro gli Usa a San Diego, dove però ieri Francesca Schiavone ha fallito il primo "Fed Cup point", perdendo a sorpresa in due set contro Melanie Oudin. Una notte di passione insomma con la Pennetta che nella notte ha cercato il successo decisivo, con il doppio eventuale ultimo match per assegnare la Coppa. ASCESA - Le nostre quattro moschettiere tra le, prime 42 al mondo. È solo uno dei tanti aspetti che possono sottolineare l'attuale periodo d'oro dell'Italtennis rosa. Ma se la Pennetta l'anno scorso è stata la prima italiana a sbarcare tra le Top Ten della racchetta mondiale, il 2010 non può che essere l'anno della Schiavone, arrivata fino al numero 6, ora scesa appena di appena una posizione: non si potrà mai dimenticare lo straordinario successo di Parigi, la bandiera italiana sul gradino più alto del Roland Garros grazie alle forza, tenacia, tecnica, coraggio, e gli aggettivi potrebbero continuare, della "Leonessa", che appunto quel soprannome non ce l'ha addosso per caso. A trent'anni, quando il tennis brucia in fretta, a parte poche eccezioni, Francesca ha trovato il meglio di sè, culminato appunto con la vittoria sulla Stosur nella finale francese, uno Slam finalmente anche per gli italiani. E i quattro tornei vinti in carriera, oltre al Roland Garros, Barcellona, sempre quest'anno, poi andando indietro Bad Gastein nel 2007 e Mosca nel 2009, non dicono tutta la verità sulla nostra number 1. Con la Schiavone ovviamente anche Pennetta, che a differenza della sua compagna di squadra di tornei ne ha vinti nove (2004 Sopot; 2005 Bogotà, Acapulco; 2007 Bangkok; 2008 Vina del Mar, Acapulco; 2009 Palermo, Los Angeles; 2010 Marbella) e anche se ora si è un po' allontanata dal vertice della classifica, attualmente è la numero 23, è diventata un po' la stakanovista del tennis con le 137 partite giocate nel 2010. Sono stati calcolati anche i chilometri percorsi in questo anno, addirittura 137.000, come dire 1.000 a incontro. Ma Flavia si è anche scoperta doppista di altissimo livello, il successo più importante l'ha ottenuto al Masters di Doha in coppia con Gisela Dulko. E nonostante una ovvia stanchezza ha saputo reagire alla grande al disperato assalto della MattekSands, sabato, regalando il secondo punto, fondamentale, al team Italia. Alle spalle delle due punte anche Roberta Vinci, pugliese come la Pennetta, è di Taranto, mentre Flavia è nata a Brindisi, numero 38 al mondo. E ancora Sara Errani (numero 42), a formare il doppio della squadra capitanata da Corrado Barazzutti. DAL 2006 - Nella prima, storica vittoria dell'Italia nel 2006, del nostro quartetto mancava solo la Errani (allora c'era Mara Santangelo), ma da quel momento i colori azzurri sono arrivati in finale quattro volte in cinque anni, centrando la seconda vittoria in Fed Cup l'anno scorso, successo che segnò anche la fine del predominio americano nei confronti delle italiane (a Reggio Calabria il team a stelle e strisce arrivò con un 9-0)

Follia Schiavone Ma la Pennetta vince la Fed Cup

Massimo Lopes Pegna, la gazzetta dello sport del 8.11.2010

La terza vittoria è ancora più bella, perché arriva con un filo di suspance: è il terzo trionfo in Fed Cup, nella quarta finale negli ultimi cinque anni. Il punto decisivo lo porta Flavia Pennetta che si libera dell'americanona Coco Vandeweghe senza grosse difficoltà per 6-1, 6-2. Ma a complicare la giornata ci aveva pensato Francesca Schiavone che, un po' a sorpresa, cedeva a Melanie Oudin, schierata al posto della Mattek leggermente acciaccata. La milanese sembrava priva di energie. Spiegava l'azzurra: «Ero pronta, se no avrei detto di no al mio capitano. Ma nel corso del match mi sono sentita un po' vuota, diciamo persa. Nel senso che non riuscivo a trovare le giuste soluzioni che in altre occasioni mi vengono naturalmente». Brivido Lo si capisce quasi subito che la giornata non sarà di quelle più felici. Così, la yankee alta come un soldo di cacio, che le sta dietro di 60 posizioni in classifica, ne approfitta e le gioca un imprevisto scherzetto. Pochi lo avevano preventivato alla vigilia. Ma Melanie, che agli U.S. Open del 2009 si era spinta fino ai quarti di finale facendo sperare la critica Usa di aver trovato la nuova Tracy Austin, batte l'azzurra per 6-3, 6-1 in 1h14' e riapre la sfida. Coraggio Il match, in verità, rimane in discussione solo nel primo set, quando le due ragazze si scambiano il servizio ben sei volte. La Schiavone sparacchia fuori misura palline che in altre circostanze giocherebbe sulle righe. E non per particolari meriti della Oudin, che dopo aver intascato la prima partita diventa più intraprendente. Il secondo set, infatti, npn ha storia. L'americana, incoraggiata dalla capitana Mary Joe Fernandez, forse pentita di non averla schierata già sabato, si porta sul 3-0 e chiude con pochi patemi: 6-1. Dice Francesca: «Non ho giocato bene, ma lei ha fatto vedere del buon tennis. Non sono delusa, mi sento triste per la squadra. Ci stadi perdere qualche partita, ne ho vinte tante quest'anno e non puoi pretendere di essere sempre al 100 per cento. Sapevo di avere sulla racchetta un punto importante, ma questa gara è diversa e ci sono sempre le compagne». ACCIAIO Nonostante lo scivolone, Capitan Corrado Barazzutti lo dice prima in inglese, lo ripete in italiano e lo ribadisce pure in spagnolo: «Il segreto del nostro successo è molto semplice: ho una squadra di tenniste eccezionali. Sono brave quando giocano i tornei, sono grandiose quando mettono la maglia azzurra per la Fed Cup. Insomma, sono le migliori al mondo. Sono fatte d'acciaio». A prescindere da San Diego. Tensione Ma c'è Flavia che si carica la squadra sulle spalle e, approfittando anche di un'avversaria molto morbida (la capitana Fernandez forse si pentirà di averla schierata nei due singolari), fa centrare lo storico risultato. Anche se la brindisina inizia nel peggiore dei modi: cedendo il servizio nel primo game. E' quando i suoi lineamenti di bella ragazza si sfigurano e il volto si trasforma in una maschera di tensione. Ma la Vandeweghe le dà una mano commettendo una serie di grossolani errori, come nella prima giornata.

Trionfo azzurro nella coppa senza rivali

Marco Lombardo, il giornale del 8.11.2010

Nel tennis, come nella vita, le dorme sanno fare gruppo. E questa insomma la solita morale impartita a noi maschietti dalla Fed Cup, la coppa Davis in gonnella che non ha fatto altro che sbatterci in faccia la verità. E soprattutto lo ha fatto ai nostri tennisti. A San Diego Schiavone e Pennetta hanno praticamente confezionato già nella prima giornata della sfida contro gli Usa il terzo trionfo in cinque anni, secondo consecutivo contro le americane. Che per il secondo anno consecutivo sono arrivate senza le sorelle Williams e dunque hanno fatto praticamente da spettatrici, finendo per cominciare la domenica decisiva con la sconfitta già in tasca. Dunque se vittoria contro le minori Vandenweghe e Mattek-Sands è stata, come doveva essere (non erano previsti tracolli nella tarda serata di ieri, ma ci mettiamo comunque il «se» perché il tennis a volte sa essere diabolico), è giusto che sia celebrata come merita, con la felicità di una stagione che ha messo in mano alla Schiavone la coppa del Roland Garros ed è culminata appunto nell'ennesimo successo di squadra. Dopodiché, discorsi di prammatica a parte, è altrettanto doveroso rilevare che l'abbonamento nazionale alla Fed Cup (nei due anni in cui non hanno vinto, le nostre sono arrivate in finale) non sposta più di tanto iter-mini del discorso che riguarda il nostro tennis. Ovvero: le ragazze restano fantastiche, i tennisti nella norma (tendente al basso). In pratica: facciamo un monumento a Francesca e Flavia (e anche alle compagne di squadra Vinci e Er-rani), che hanno saputo sfruttare il buco generazionale delle donne con le racchette per arrivare là dove nessuno era mai giunto prima. Se pensiamo che la numero uno al mondo, la danese Caroline Wozniacld, non ha maivinto un titolo dello Slam, la fotografia è fatta Brave ragazze, in pratica, che con sacrificio e passione hanno sfruttato il momento e meritano la copertina. Però - bisogna dirlo - la Fed Cup resta una gara asole otto squadre che di solito, tranne noi, schierano formazioni di serie B. Così come la Coppa Davis resta la competizione simbolo del nostro tennis maschile, e infatti lì in serie B ci siamo da tempo. Soluzioni? Godiamoci le nostre tenniste in attesa magari che compaiano all'orizzonte degli Schiavone dei Pennetta. O anche un ct stile Barazzutti Fed Cup: quello di Coppa Davis - non si offenda ma è la realtà - ha le stesse sembianze ma non gli è pari. Forse perché la vera impresa sarebbe riuscire a fare squadra anche con gli uomini.

Ragazze irresistibili Fed Cup trono azzurro

Stefano Semeraro, la stampa del 8.11.2010

Un sorso di paura, una coppa di felicità. L'Italia a San Diego si è presa la terza Fed Cup in cinque anni, la seconda in trasferta dopo quella 'strappata nel 2006 a Charleroi contro il Belgio. Ha dovuto però sudarsela fino al quarto singolare, vinto da Flavia Pennetta dopo la folle serata di Francesca Schiavone. La Leonessa che per una volta non ha ruggito, che sognava di griffare la sua prima Fed Cup da match winner in singolare e invece si è liquefatta in due set contro Melanie Oudin. Lo scricciolo Melanie -19 anni, n 67 Wta, capace l'anno scorso di raggiungere i quarti agli Us Open - ha sostituito all'ultimo Bethanie Mattek, uscita sabato dal campo con le gambe cementate dai crampi, ed è riuscita a fare il miracolo. A scrostare una irriconoscibile "Schiavo", di- Timore per il ko della Schiavone contro la Oudin, poi Flavia asfalta la Vandeweghe disordinata e quasi assente in campo, vincendo 6-3 6-1 in 1 ora e 13' e portando gli Usa sull'1-2. «Colpa mia», ha ammesso Francesca senza nascondersi dietro la stanchezza di un anno vissuto intensamente, di un Masters giocato pochi giorni fa 10 ore di fuso orario più a est. «Volevo questa partita, ma sono entrata in campo scarica». Così a portare il sospirato punto decisivo, esorcizzando il tabu del doppio di spareggio, è stata ancora una volta Flavia Pen-netta, proprio come un anno fa a Reggio Calabria. Allora sulla terra battuta di casa Flavia fece secca la Oudin, stavolta sul cemento indoor di San Diego si è liberata in due set, 6-1 6-2, della molta potenza e della poca mobilità della 18enne e inadeguata debuttante Coco Vandeweghe, n.114 del mondo, preferita (coraggiosamente ma poco felicemente) alla Oudin come titolare alla vigilia dalla capitana Usa Mary Joe Fernandez. Due game di tensione e poi Flavia la stakanovista, al 142esimo match stagionale fra singolare e doppio, ha staccato la biondona ed estratto l'Italia dall'incubo. Gaudeamus, dunque, siamo ancora campioni del Inondo a squadre, capaci di costringere gli Usa alla prima sconfitta casalinga in una finale di Fed Cup dal 1964. Certo, gli Usa dei sixties erano ben altro squadrone. Il disinteresse delle Williams, che snobbano da anni la gara, e una crisi di talenti verdi che da tempo piaga gli States non sono però una colpa delle nostre, che la Coppa l'hanno sempre amata e interpretata al meglio, miscelando nell'ultimo quinquennio imprese di squadra e acuti personali. Battere gli Stati Uniti a casa loro in una grande finale fa sempre impresa, in qualsiasi sport. Nel tennis le ragazze hanno ora anche il merito di aver vendicato l'umiliante 5-0 che nel '79 McEnroe & Co. rifilarono nella finale di Davis all'Italia di Panatta e Barazzutti. Nel frattempo Barazzutti si è spostato dal campo alla panchina, e le delusioni rimediate in 10 anni di batoste in Davis se le è ripagate ampiamente con le gioie che gli hanno regalato le ragazze di Fed Cup, da ieri candidate al ruolo di miglior squadra italiana femminile di tutti i tempi. E non parliamo solo di tennis.

Francesca, Flavia e le altre sempre più in alto

Claudia Fusani, l’unità del 8.11.2010

Si chiama Italia. Si declina alla voce tennis. Si articola con quattro nomi, Francesca, Flavia, Sara, Roberta. Non è un miracolo. E semplicemente una squadra che ha molto da insegnare a parecchi e non solo nello sport, metodo, sacrifici, umiltà, rispetto, equilibrio, passione, fattore M che sta per maglia azzurra. Le quattro moschettiere della racchetta portano a casa per la terza volta in cinque anni l'insalatiera del tennis femminile, Belgio 2006, Reggio Calabria 2009, San Diego (Usa) 2010, una tema che, con la quarta finale disputata Mosca (2007), batte per sempre anche gli uomini, gli altri moschettieri, Panatta, Bertolucci, Barazzutti protagonisti di quattro finali di Davis in cinque anni (1976,'77,'79.'80) ma vincitori una volta sola. Ufficialmente la Coppa viene alzata a tarda notte. Il trionfo accade prima, quando Francesca (il match comincia alle 22 ora italiana) conclude la stagione perfetta: lo slam di Parigi, sei mesi tra le top ten, la partecipazione al master di Doha, la terza Fed Cup e questa volta giocata da numero uno. Schiavone scende in campo contro Melanie Oudin che prende il posto della numero 1 americana Bethanie Mattek-Sands, la ragazza con le braccia tatuate e che gioca con i calzini tirati su fino al ginocchio infortunata dopo il match perso sabato sera contro Flavia Pen-netta. Melania è sicuramente un'avversaria più "facile" e più leggera per la n 1 azzurra. I precedenti tra le due giocatrici vedono Schiavone in testa per due incontri a zero. Con l'ennesimo forfait delle sorellone Williams le azzurre hanno affrontato anche quest'anno la finale da favorite. Capitano Mary Joe Fernandez aveva provato il colpo di teatro schierando la diciottenne Coco Vandeweghe, figlia e nipote di olimpionici di nuoto e di basket. Ma l'effetto sorpresa si è sbriciolato sabato sera sotto le luci della San Diego Sports Arena nél giro di pochi game contro la solidità e le variazioni di Francesca dimostrazione plastica di come il tennis sia più una faccenda di angoli e traiettorie che di potenza (62-64 per l'azzurra in un'ora e 22 minuti). Restava, ultima chance americana per tentare l'impossibile, la variabile Bethanie che in aprile era riuscita quasi da sola a sconfiggere lo squadrone russo. E in effetti la ragazza che tiene la bandiera la posto del cuore e indossa gonnellino blu, t-shirt bianca e calza e polsini rossi per ricordarne i colori, ha portato in delirio il pubblico dell'Arena rimontando da 1-5 al set point sul 6-5. Flavia, stanca dopo una stagione che l'ha vista giocare 134 partite in undici mesi tra cui molte di doppio, era sembrata andare un po' in confusione davanti alle invezioni dell'americana. Poi s'è messa una mano sul cuore, ha pescato da qualche parte forza ed energia e ha chiuso la pratica in due ore (76-62). Sul due a zero le mani erano già sulla Coppa. Ma guai a dirlo. Piedi in terra, basso profilo, vietato distrarsi sono stati gli altri ingredienti, in questi anni, di questo viaggio meraviglioso che è stato la Fed Cup. Capitan Barazzutti - meno sofferente del solito, forse ha fatto l'abitudine a vincere -, il presidente Angelo Binaghi, le ragazze hanno voluto aspettare il terzo punto per esultare. L'Italia del tennis ha cominciato prima

Dominio Fed Cup, il Trofeo è azzurro per la terza volta

Marco De Martino, il messaggero del 8.11.2010

Tutti si aspettavano l'indomita Francesca, i1 regalo finale di un anno record. Invece c'è voluta la dolce, tenera e un po' trascurata Flavia per conquistare il punto decisivo e il terzo titolo mondiale di Fed Cup dentro le curve pericolose di una notte italiana prima tenebrosa e poi azzurrissima. Italia batte Usa 3-1. Paura? Un po'. Dopo il 2-0 di sabato doveva essere una formalità, fare presto e poi andare tutti a festeggiare a San Diego in spiaggia. Invece il fantasma di Francesca Schiavone IL PUNTO DEL 3-1 DELLA PENNETTA Imprevisto ko della Schiavone con la Oudin, poi Flavia batte Vanderweghe vaga per il campo e viene travolta m000lto a sorpresa 6-3, 6-1 dal diciannovenne robottino yankee Melanie Oudin, la sostituta dell'ammaccata Mattek-Sandek, con il risultato che le responsabilità passano di colpo sulle spalle levigate di miss Pennella. Flavia in genere sente la pressione, ma stavolta sa che tocca a lei. Ha passato tutto il 2010 oscurata dal monumento della Schiavone, campionessa a Parigi e poi numero 6, e ora rivuole indietro il ruolo di leader, tutto orgoglio. La notte apparentemente complicata diventerà magica. Nel match decisivo Flavia comincia male, la baby Coco Vanderweghe scatta a 1-0 e cinque palle del 2-0, poi Flavia si scrolla di dosso la tensione (quel game sarà decisivo) e di esperienza, maturità, solidità, prende le misure all'avversaria e la manda in tilt chiudendo il set 6-1 e salendo addirittura 2-0 nel secondo set per una striscia di 8 game consecutivi che scaveranno una voragine fino al 6-2 finale. Diventerà una passeggiata, fino alle urla di felicità finali. Quello di ieri è stato il suo 143 match dell'anno, è stremata, ma l'occasione era decisamente troppo importante. Trionfo, dunque. Contro le Williams sisters avremmo perso, contro gli Stati Uniti B invece vinciamo con merito, chiudendo un anno storico per il tennis femminile azzurro, il titolo della Schiavone al Roland Garros, Franci record al numero 6, due italiane insieme per la prima volta nella top ten, sette azzurre tra le prime cento, e ora questa terza Fed Cup in cinque anni di successi incredibili. Forse non siamo la squadra più forte del mondo (Russia? Belgio? Usa al completo?) ma siamo i campioni del mondo. Cambia niente?

 

 

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker