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22/12/2010 17:43 CEST - RETROSCENA

"A casa Rafa non è il numero 1"

TENNIS - Parla mamma Nadal, intervistata da "Marca" in una delle rare uscite pubbliche, si può capire perchè Rafa è quello che è. Ana Maria Parera racconta gustosi retroscena: "A casa lo mando a fare compere e a gettare la spazzatura. Non gli ho fatto giocare Wimbledon e Roland Garros junior perchè doveva studiare. Ma non ho mai dovuto dirgli di tornare con i piedi per terra". Olga Viza, Traduzione a cura di Tino Cianciotti

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Ana Maria Parera Femenias parla con un leggero accento maiorchino. E lo fa spesso a voce bassa, quasi a voler evitare che la conversazione venga ascoltata. Non nasconde il suo disagio nel rapporto con i media ma adesso la madre di Rafa Nadal fa un passo avanti e mette insieme suo figlio e Roger Federer in un evento che ha organizzato con la sua Fondazione.

D.: Questa è una delle sue rare interviste...
Desideravo solo lavorare per la Rafa Nadal Foundation, che è composta da una squadra straordinaria, ma adesso sento di dover affrontare il pubblico. Ho vissuto tutta la mia vita in modo discreto limitandomi a veder giocare mio figlio. Ho detto tanti no, non ho mai voluto esplorare nuovi ambienti. Oggi è forse giunto il momento di accettare che l'attenzione si concentri su di me in alcune circostanze specifiche e per un progetto meritevole.

D.: I match benefici in programma saranno un'occasione speciale per i fan di Roger e Rafa. Lo saranno anche per lei?
R.: Sarà speciale perchè sarà il primo evento pubblico organizzato dalla mia Fondazione. Il risultato dei match non avrà importanza. Inizialmente non prevedevamo un tale successo di pubblico, invece il numero delle richieste è stato impressionante.

D.: E' stato difficile convincere Federer a partecipare?
R.: No, si tratta di un tandem: giocheranno prima a Zurigo, poi a Madrid. Federer ha una Fondazione che lavora da tanti anni per l'Africa e fa un lavoro straordinario.

D.: Cosa ci dice della sua Fondazione?
R.: L'abbiamo costituita 3 anni fa ma non abbiamo prodotto alcunchè fino a che le cose non ci sono parse più chiare. Lavoreremo per dei Giochi Olimpici riservati a 250 giovani disabili; miglioreremo gli impianti sportivi destinati a bambini con problemi di inserimento nella società.

D.: Suo figlio ha una vita agiata che avrebbe potuto esporlo a dei rischi: è stata una madre severa?
R.: E' un ambiente difficile, ma noi abbiamo avuto successo perchè a casa nostra Rafa ha avuto sempre una vita normale. Io non gli ho mai chiesto particolari impegni.  Le faccio degli esempi: quando avrebbe voluto partecipare al Roland Garros e Wimbledon Juniors non gli fu consentito e gli dissi: “Prima viene lo studio”, e lui: “Ma mamma, è importante!”. Gli spiegai che invece sarebbe stato più importante concludere gli studi anziché tentare una strada che non gli avrebbe dato alcuna garanzia di successo. Ne ho viste tante in questo ambiente: genitori che hanno voluto fare dei propri figli ciò che non riuscì loro di diventare.

D.: Intende dire che Rafa non è mai stato posto su un piedistallo?
R.: Mai. Voglio che i suoi lettori lo sappiano: non ho mai dovuto dirgli “Rafa, torna con i piedi per terra”.

D.: Ciò che i fan amano in Rafa è il suo tennis come il suo carattere...
R.: E' chiaro che la chiave del suo successo sia stata la normalità. Quanto al tennis, siamo stati fortunati perchè ad occuparsene è stato zio Toni. Noi stessi parliamo spesso dei loro allenamenti. E siamo stati noi ad occuparci della sua educazione con molta naturalezza e normalità.

D.: Lei sarà una madre invidiata...
R.: E' una cosa che non mi piace. La gente spesso mi dice: “Quanto è fortunata lei, sarà orgogliosa di suo figlio...”. Io rispondo che sono fortunata ad avere due figli che sono brave persone e che si tengono alla larga dai guai. In più Rafa fa molto bene ciò che ama fare. In casa nostra non si parla molto di tennis perchè desidero che nostro figlio viva in un ambiente disteso. In casa si parla d'altro.

D.: Quindi in casa Rafa non è il numero 1?
R.: Ovviamente no! Quando è in casa lo mando a fare compere o a gettare la spazzatura!

D.: Cosa vedremmo se visitassimo la stanza di Rafa?
R.: L'unica cosa in ordine sono i suoi trofei. Ci sono, inoltre, molti animali di peluche. Rafa ama molto gli animali: dopo la vittoria agli U.S. Open un amico gli regalò una giraffa. Quando la vidi pensai: “lo ammazzo!!”. Adesso è lì, con i suoi trofei.

D.: Quando ha davvero realizzato che suo figlio sarebbe diventato qualcuno?
R.: Non ho mai pensato potesse diventare così bravo. Vedevo che era migliore degli altri, che vinceva molto, ma mentirei se dicessi che sapevo dove sarebbe arrivato. Quando aveva 12 anni gli dissi che avrebbe dovuto concludere gli studi e poi scegliere se giocare a calcio o a tennis. Scelse per conto suo, io e suo padre non lo influenzammo.

D.: Scelse il tennis e la sua vita cambiò. Come è cambiata la vostra vita?
R.: Sono un'insegnante di musica. Insegnavo pianoforte ma non sono una grande musicista, me la cavo meglio con l'insegnamento. Prima la mia vita era più metodica, mi occupavo solo della mia famiglia. Adesso continuo ad occuparmi dei miei figli, ma Rafa va e viene e mia figlia è in college.

D.: Nessuno ha ereditato la sua passione per la musica?
R.: No. I miei figli sono entrambi sportivi. Mia figlia ha 19 anni e studia Educazione Fisica e ama tutti gli sport da sempre, indipendentemente dalla carriera di suo fratello. Non ricordo abbiano mai litigato e so che è una rarità. Sono entrambi fan del Real Madrid e se la squadra gioca si sentono al telefono anche se Rafa è in Australia e lei a Barcellona.

D.: Cosa prova quando suo figlio le dedica una vittoria?
R.: Molta emozione. Trattengo a stento le lacrime. Dopo l'infortunio seguo ogni match con la speranza che finisca presto, soprattutto se noto che ha qualche problema. Non riesco a vederlo soffrire. Una volta, mentre seguivo un suo match, sentii qualcuno dire: “Forza, un ultimo sforzo!!”. Mi voltai e dissi: “Un ultimo sforzo? Non vedi che è sfinito? Si fermi!”. Quando vince un gran match sono felice perchè so quanto si allena. Dall'esterno si gode solo dello show, noncuranti di quante difficoltà e quanto lavoro c'è dietro. E' un ambiente duro e pieno di ostacoli.

D.: Lei stessa gioca a tennis: mai giocato con Rafa?
R.: No, soccomberei! (ride).

D.: Cosa pensa Rafa della Fondazione da lei presieduta?
R.: Credo sia felice del mio impegno. Mi suggerisce come fare il discorso ufficiale: “Mamma, nel discorso devi rispettare degli standard, devi parlare chiaramente e mai mentire”, e io: “Hey, parli come se tu non mentissi tante volte!!” (ride).

D.: Cosa pensa di quel gesto che Rafa fa prima di servire....sa a cosa mi riferisco...
R.: Non ne parliamo! Non sa quanta biancheria intima la gente gli dà credendo abbia bisogno del misura giusta. Qualcuno mi ha perfino inviato una lettera con dei consigli...Il fatto è che si tratta di un tic nervoso che ha da sempre. Credo comunque che abbia un sedere piuttosto grande! (ride)

D.: E' vero che Rafa ha paura del buio?
R.: Le dico una cosa: adesso condivide l'appartamento con Lopez e ne hanno entrambi paura. L'altra notte mi chiamò a mezzanotte e mi disse: “Mamma, le luci non funzionano e sono spaventato a morte!” Gli dissi in quale cassetto si trovavano le lampade portatili.

D.: Natale è alle porte: cosa regalerà a Rafa?
R.: A Rafa niente di materiale, non è una persona a cui piacciano cose materiali. Per anni gli ho regalato libri di inglese, affinchè lo migliorasse. Sono rimasti chiusi. Comunque ho deciso cosa regalargli ma sarà una sorpresa.

L'ARTICOLO ORIGINALE
 

Olga Viza, Traduzione di Tino Cianciotti

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