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18/12/2010 18:35 CEST - Profili

La leggenda di mister Hopman

TENNIS- Tra un paio di settimane ricomincia la stagione tennistica. L'appuntamento è con la classica Hopman Cup, torneo riservato alle squadre nazionali miste. Ma chi era il sig. Hopman a cui il trofeo è dedicato? Chiedete a Laver, Rosewall, Hoad, Newcombe, Alexander, Dent....Clerici lo ha battezzato Geppetto, creatore di campioni...come per Pinocchio. Profilo di una leggenda del tennis australiano e mondiale, innovatore nel suo genere, eccelso stratega, grande scopritore di talenti. Stefano Tarantino

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Finalmente ci siamo, ancora una quindicina di giorni di pazienza e riparte la stagione tennistica. Il primo impegno sarà rappresentato per una buona parte di giocatori e giocatrici dal tradizionale appuntamento con la Hopman Cup, che potremmo definire come il campionato del mondo per rappresentative nazionali miste. Infatti, otto squadre si affrontano in due gironi da quattro squadre ognuno, con formula all'italiana. Le prime di ogni girone si affrontano in finale. Le squadre sono composte da un giocatore ed una giocatrice, in ogni incontro scendono prima in campo le donne, poi vi è il singolare maschile, ed infine il doppio misto. Tutti gli incontri sono al meglio dei tre sets, eccezion fatta per il doppio misto, dove seguendo la regola che si applica in tutti i tornei (eccezion fatta per gli Slam) se si va al terzo si gioca il super tie break, cioè vince chi per primo arriva a 10 o ha almeno due punti di vantaggio sull'avversario dal 9 pari in poi.

Ma da cosa deriva il nome Hopman, o per meglio dire, a chi è dedicato questo trofeo? Partiamo dall'origine.

Henry Christian (per tutti Harry) Hopman nasce nel 1906 in Australia. Come lo definisce Gianni Clerici (nel suo libro “500 anni di tennis”), Hopman era stato nel mondo del tennis un campione a metà. Fu infatti singolarista di un certo livello, arrivando in finale agli Australian Open per 3 anni consecutivi (dal '30 al '32), membro della squadra di Coppa Davis nel 1928, nel 1930 (in entrambe le occasioni fermato dall'Italia) e nel 1932 (quando arrivò in finale battuto dagli Stati Uniti).

Ma le più grosse soddisfazioni le raccolse nelle specialità del doppio e del doppio misto.

Nel doppio fu vincitore nel '29 e nel '30 agli Australian Open (in entrambe le occasioni con Crawford), fu finalista nella stessa competizione anche negli anni '30 e '32, ma anche al Roland Garros (1930 e 1938) e Us Open (1939). Inoltre vinse il doppio misto in quattro edizioni dello slam australiano (nel '30, '36,'37 e '39 sempre con Nelly Hall, che poi divenne sua moglie) e nel 1939 agli Us Open (in quell'occasione in compagnia di Alice Marble), oltre ad arrivare in finale nella stessa specialità nel 1932 e 1935 a Wimbledon e nel 1940 ancora in Australia.

Nel 1938 “Hop” come lo chiamavano in patria (ma anche “The Fox”, cioè la volpe) assunse la carica di capitano non giocatore del team australiano in Coppa Davis. Fu l'inizio di un periodo trionfale per il suo paese e gran parte del merito fu sicuramente il suo. Sotto la sua egida si svilupparono e si affermarono campioni impareggiabili, da Sedgman a McGregor, da Rosewall a Hoad, da Fraser a Emerson, da Laver a Newcombe, a Roche, sino addirittura ad arrivare ad Alexander e Dent. Con questa nidiata di campioni (ce ne saremo sicuramente dimenticato qualcuno) era inevitabile che l'Australia dominasse lo scenario mondiale del tennis e così fu.

Da capitano Hopman portò il suo team in finale nel '38, ma Bromwich e Quist furono fermati in finale dagli Usa di Budge e Riggs. Poco male,l'impresa riuscì l'anno dopo sempre in America e fu storica, anche perché a tutt'oggi quella rimane l'unica finale nella quale chi vinse rimontò da 0-2 dopo i primi due singolari. Gli eroi furono ancora una volta Bromwich e Quist, ma naturalmente lo stratega fu lui, Harry Hopman, che riportò la Coppa in patria dopo 18 anni.

Hop” fu un innovatore nel suo ruolo di coach e capitano, aveva la capacità di individuare talenti e giocatori potenzialmente forti ed attraverso un lavoro maniacale fatto di preparazione fisica e mentale, fu capace di portare molti di essi a livelli di primo ordine. Fu il primo ad introdurre una sorta di comportamento etico ai suoi giocatori, durante i giorni dei match di Davis o dei tornei gli australiani dormivano moltissimo, non fumavano, non bevevano, insomma attuavano un comportamento da veri sportivi, rivoluzionario per quell'epoca.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale Hopman si dedicò al giornalismo sportivo (rinunciando al ruolo di capitano) e così riusciva a dedicare gran parte del suo tempo a seguire il tennis e soprattutto i giovani più promettenti del suo paese. Nel frattempo la Coppa Davis era tornata negli Stati Uniti nel 1946 e per i successivi tre anni l'Australia fu costretta sempre a fermarsi in finale.

A quel punto l'opinione pubblica chiese a gran voce il ritorno di Mr. Hopman sulla panchina australiana ed Harry non si fece pregare. Da quel momento in poi e cioè dal 1950 al 1968, l'Australia o vinse la Davis (furono alla fine 16 i successi con Hopman come capitano) o arrivò in finale (facilitata anche dalla formula del challenge round). Da precisare che tutto ciò avvenne nonostante si fosse sviluppato in quegli anni il circuito dei professionisti che di volta in volta sottraeva pedine importanti a Hopman (che inizialmente aveva osteggiato anche come giornalista l'avvento del professionismo).

Ma era tale il vivaio “aussie” che i ricambi non mancarono mai e la striscia di vittorie fu incredibile. Basti pensare che al momento delle sue dimissioni da capitano nel 1969 dopo una sconfitta in Messico, Hopman aveva raccolto un bilancio di 38 vittorie e 6 sconfitte. In quegli anni gli australiani avevano praticamente respinto al mittente tutte quelle squadre che rappresentavano quanto di meglio ci potesse essere in giro per il mondo. Dalla Spagna di Orantes e Gisbert all'Italia di Pietrangeli, Gardini e Sirola, dall'India di Krishnan al Messico di Palafox e Osuna, per non parlare degli americani, con i quali gli scontri furono mitici. Vittorie che hanno portato Hopman a entrare nella Hall of Fame del Tennis nel 1978.

Ma come abbiamo detto l'abilità di Hopman era anche quella di conoscere a fondo i suoi uomini, così da capire sempre come migliorarli tecnicamente e come spronarli dal punto di vista umano. Ad esempio Sedgman da juniores era abbastanza gracile ed esile, Hopman lo formò e di conseguenza irrobustì fisicamente con continui esercizi fisici e lavoro in palestra. Laver aveva delle grandissime potenzialità, Hopman ne perfezionò il rovescio costringendolo a portare sempre nell'altra mano durante il gioco una vecchia pallina che Rod (dallo stesso Hopman soprannominato “Rocket”, cioè razzo) stringeva forte ogni qualvolta giocasse il colpo ed impedendogli così di farlo a due mani come inizialmente avveniva. Insomma un grande stratega, un grandissimo conoscitore di tennis.

Basti pensare che una volta emigrato negli Stati Uniti, Hopman iniziò a collaborare con l'Academy Tennis di Washington dove scoprì Gerulaitis e McEnroe. Insieme alla sua seconda moglie Lucy aprì poi in Florida la Hopman Tennis Academy, ultimo gesto di grande amore verso quello sport nel quale prima da giocatore e poi da allenatore, capitano, coach aveva lasciato un segno indelebile.


Tutto questo fece sì che già prima della sua dipartita (avvenuta nel Dicembre del 1985), Paul McNamee (grande doppista australiano), Charlie Fancutt e Pat Cash iniziarono a pensare ad un torneo riservato alle squadre miste nazionali, che si basava su tre incontri e che si concludeva con il doppio misto (specialità cara ad Hopman) da intitolare proprio al grande Harry. Nel 1988 McNamee si ritirò dal tennis giocato e con l'aiuto di Fancutt che ebbe l'autorizzazione della vedova di Hopman e con quello di Cash che iniziò a pubblicizzare l'evento nel circuito, la manifestazione prese piede. La prima edizione prese il via proprio a dicembre di quell'anno e da allora è diventato uno degli appuntamenti fissi per la maggior parte dei giocatori e delle giocatrici che affilano le loro armi prima di affrontare la loro nuova stagione.

Stefano Tarantino

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