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23/12/2010 10:51 CEST - Bilanci 2010

Dieci giornate da veri Re

TENNIS - Anche chi è abituato ad essere un re del tennis, ogni tanto trova giornate in cui è più Re del solito. Ultimo appuntamento con le "dieci migliori" versante atp. Oggi parliamo di quelle partite in cui contro il vincitore si poteva fare poco o niente, ma anche di quelle partite che non ti aspettavi finissero così: Federer, certo... Nadal, sicuro... ma anche Lu e Gulbis Gianluca Comuniello e Nicola Gennai

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Federer Djokovic, Master Londra

NICOLA: Lo score finale dice 6-1 6-4. In realtà si tratta in pratica di un 6-1 6-1. Quei tre giochi che Roger perde di fila ad inizio secondo set sono frutto di una leggera distrazione, tale è la facilità con la quale lo svizzero poi riacchiappa e supera di slancio Nole. Tutto ciò in poco più di un’ora. Tutto ciò con una disinvoltura disarmante. Tutto ciò facendo sembrare quella che è la semifinale delle Atp finals tra il numero 2 e il numero 3 del mondo un allenamento tra un campione e un degnissimo sparring partner. Sì, perché Djokovic, pur giocando bene (specie nel secondo parziale), viene ridotto ad attore passivo. Viene costretto, come fa appunto uno sparring, a vedere filare via da tutte le parti i colpi di chi sta di là dalla rete, senza alcuna possibilità di replica. “Il miglior Federer dell’anno” dichiara alla fine il serbo. Uno dei più impressionanti Federer di sempre, aggiunge il sottoscritto.
GIANLUCA: Totalmente padrone del campo, i piedi sulla riga. Nessuna fatica a correre sia sul lato destro che su quello sinistro. La pulizia dei colpi... beh quella c'è sempre stata. Djokovic è un buon benchmark per Federer. Se lo batte così, di solito vuol dire che non ce n'è per nessuno, come puntualmente confermerà poi la finale del giorno dopo. Dopo la sconfitta di New York Federer ha incontrato il serbo tre volte vincendone sempre. Delle tre vittorie questa è quella più cristallina. Hai ragione Nicola, fa impressione vedere questa partita e pensare che era una sfida tra il numero 2 e il numero 3 del mondo.

Lu Roddick, Wimbledon

NICOLA: Sfido a trovare qualcuno che quel giorno aveva creduto in un risultato del genere. Che il cittadino di Taiwan (che l’Atp, per non irritare i cinesi, definisce “Taipei cinese”) potesse sconfiggere Andy Roddick sulla sua superficie preferita, venendo poi in conferenza stampa a disquisire di polli. Ebbene è successo. In un match a suo modo epico. Con le gambette del piccolo Yen-Hsun Lu a girare a mille fino all’ultimo quindici e i tic di Roddick a moltiplicarsi in modo esponenziale col passare dei games. E con Enrico Riva sempre più in procinto di chiedere qualcosa di forte mentre l’uomo di Omaha si avvicinava ad una delle sue peggiori sconfitte in carriera.
GIANLUCA: Io? Nel senso: facile fare il profeta del giorno dopo, però quando avevo visto dove avevano sbattuto a giocare Roddick dopo una prima (buona) settimana passata sul Centrale e sull'1, un piccolo dubbio mi aveva attraversato. Poi, durante il match, A-Rod aveva perso progressivamente tutti i pochi pezzi del suo puzzle tennistico. Questo non deve sminuire l'impresa di Lu: fra battere un tre volte finalista del torneo in teoria e poi farlo praticamente ci corre un abisso. Finita la partita, inizia la conferenza stampa scritta dai fratelli Cohen, con Lu a disquisire di polli e di come rincorrerli, i giornalisti americani a chiedere che tipo di polli e cosa intendeva per polli (“Polli. Quelli che si mangiano. Però li rincorrevo da vivi ovviamente”) e Scanagatta a scavare nel passato extra-pollistico di questo tennista poco conosciuto.

Nadal Murray, Wimbledon

NICOLA: Pareva essere la volta buona. Murray in finale a Wimbledon e con ottime possibilità di vittoria. Di là, in fondo, avrebbe trovato Berdych. Un’opportunità mica da ridere. E invece no. Quel Rafa che per tutto il torneo aveva scricchiolato (ma che con Soderling aveva mostrato già netti segnali di miglioramento) si rivela un ostacolo insormontabile. Il modo in cui lo spagnolo gioca questa semifinale è impressionante. Un match fondamentale per il proseguo della stagione di Nadal. Che potesse rivincere Parigi anche dopo i problemi alle ginocchia era nelle cose. Che potesse di nuovo alzare la coppa di Wimbledon era già più difficile da prevedere. Il trattore di Maiorca, battendo Andy in tre set, smentisce invece tutti i dubbiosi ed ipoteca il suo secondo trionfo ai Championshisp. Da applausi, come sempre.
GIANLUCA: potevano andare avanti tre giorni, Murray non avrebbe mai trovato il modo di vincere quella partita. Pur con un punteggio meno netto, è l'equivalente della semifinale del Master fra Federer e Djokovic. Murray aveva esaurito la dose di fortuna contro Tsonga, quando quel mattacchione aveva deciso di lasciare un importantissimo passante di Murray che era finito dentro ed aveva cambiato la storia del match. Ma quello era già un Murray difensivo, che contro un Nadal finalmente rodato (soprattutto da Petzschner e Soderling, ma anche da Haase) non riesce mai a farci credere nell'esistenza di una partita. Al di là del risultato netto, la vera finale era comunque questa.

Murray Federer, Shanghai

NICOLA: Il miglior Murray dell’anno. Un muro di gomma. Per come Federer aveva maltrattato Soderling e brillantemente battuto Djokovic, il figlio di cotanta madre sembrava destinato al ruolo di vittima sacrificale. Ruolo toccato invece in sorte all’ex numero 1 del mondo, davvero bistrattato in questa partita.

GIANLUCA: Mamma mia. Piccolo alibi per Federer: la superficie “lenta in maniera ridicola”. Ma è veramente piccolo, di fronte alla prestazione dello scozzese. Venivi avanti e ti infilzava, stavi dietro e ti tirava scemo con i suoi angoli. E come se per un giorno avesse preso Nadal e Nalbandian e se li fosse introiettati. Questa è la partita in cui già dal primo game i due si scambiano carinerie. La partita in cui Federer dà di matto per una bad call su uno smash. La partita in cui Murray cerca di pareggiare il conto con quanto raccontiamo più sotto...

Federer Murray, Australian Open

NICOLA: Ancora Roger ed Andy, ma stavolta a parti invertite. Fino alla semifinale del Master di Londra il miglior Federer dell’anno si era visto qua. Per due set irride il suo avversario, trova angoli impossibili anche col rovescio, si permette di fallire un sacco di chances per infliggere a Murray un parziale ancora più duro. Poi nel terzo il match diviene una battaglia, che si conclude con uno splendido tie break. E’ il sedicesimo titolo dello Slam per Federer. Meglio non poteva conquistarselo.

GIANLUCA: Insieme allo splendido Master, il miglior torneo di Federer. Anzi l'ultimo grande torneo giocato dal Federer pre-Annacone, quello meno voglioso di attaccare la rete. Pessimo in partenza contro Andreev, poi via via meglio, spaventato a morte ma tatticamente intelligente contro Davydenko, Roger trova poi due giornate di rara grazia per chiudere il conto contro Tsonga e Murray. Questa finale è un calvario per lo scozzese. Federer scende in campo e gli dice: “dunque, qual è il tuo colpo migliore? Ok, giochiamo su quella diagonale lì”. E lo fa impazzire. Nel terzo Andy prova a ribellarsi e ne esce un set vibrante. E poi, da tradizione australiana lacrime a volontà per tutti i presenti.

Melzer Djokovic, Roland Garros

NICOLA: Una rimonta incredibile. Sotto due set e un break. Sovrastato nel gioco. Solo un matto ci avrebbe creduto. E difatti, almeno in campo, tanto schietto Melzer non lo è. E ci crede, appunto, regalandoci tre set di divertimento puro, tra discese a rete, smorzate e dritti al fulmicotone. E regalandosi la sua prima storica (e meritata) semifinale in un torneo del Grande Slam.

GIANLUCA: Il giorno in cui la carriera di Melzer ha trovato un suo significato più pieno. E' come se l'austriaco quel giorno avesse trovato la porticina in fondo allo schema nel quale era solito schiantarsi, e avesse finalmente trovato il modo di passare al livello successivo. Tutto ciò anche grazie alla gentile collaborazione di Nole. Il numero 3 del mondo non può buttare un vantaggio di due set a zero e un break in un match di tale importanza. O forse sì: se davanti si trova un artista.

Melzer Nadal, Shanghai

NICOLA: Dalla terra al cemento, altra prestazione maiuscola di Melzer. E contro che avversario. E con che stile. Nadal ci capisce poco o nulla, riesce a vincere un set proprio perché è Nadal e non si arrende neanche dopo essere stato suonato durante tutto il primo parziale.
Il giorno dopo però (a proposito della schiettezza di cui sopra) Jurgen torna in sé. E riesce a perdere in modo obbrobrioso contro Juan Monaco.

GIANLUCA: Questa prestazione di Melzer la preferisco anche a quella del Roland Garros. Grandioso, sempre all'attacco, fosse attacco da fondo o a rete. Sempre con il coltello tra i denti. Soprattutto, non si disunisce nel momento in cui i giocatori sono soliti disunirsi contro Nadal: quando dopo aver cioè giocato alla grande ed aver intravisto La Possibilità, si sfaldano sotto il ritorno del maiorchino. No, Jurgen è matto abbastanza per non sfaldarsi. Jurgen è matto abbastanza per non trovare nemmeno un minimo di energia mentale da opporre a Monaco, il giorno dopo.

Llodra Djokovic, Parigi Bercy

NICOLA: Quest’anno Llodra di grandi prestazioni ne ha sfoggiate parecchie. Con Verdasco e Monaco in Coppa Davis, con Berdych agli Us Open. In questa occasione, però, Mika si supera, e riesce a sconfiggere (grazie anche ad una superficie finalmente davvero veloce) uno dei migliori ribattitori del circuito. Da spellarsi le mani. Per gli amanti del gioco di volo il migliore degli afrodisiaci.

GIANLUCA: Lo spettacolo, per molto tempo latitante nel 2010 tennistico (specialmente nel periodo post-Australian Open e fino a Roma) viene offerto in grande stile in quello che negli ultimi anni era diventato, complice il calendario, la gamba zoppa del circuito Master 1000. Una superficie finalmente veloce, qualche giocatore di casa (e più di casa di Llodra non si può) che si esalta davanti al proprio pubblico ed ecco che un torneo spettacolare è servito. La partita in oggetto è poi di quelle capaci di farti tornare bambino, quando per presentare la partita Rino Tommasi o Ubaldo Scanagatta dicevano “questa partita dovrebbe essere divertente perchè c'è un confronto di stili”... e poi la partita divertente lo era davvero.

Gulbis Federer, Roma

NICOLA: Il match che ricorda al mondo del tennis che ci sarebbe anche un lettone miliardario dal ricciolo ribelle a potere lottare coi primi della classe. Essendo Gulbis, ovviamente, non si fa mancare nulla, compresi una manciata di match point gettati alle ortiche nel decimo gioco del terzo set, tra doppi falli ed errori di chilometri. Ma essendo Gulbis, però, non mancano neanche una serie di punti fantastici, compresa una volèe pallonetto da incorniciare.

GIANLUCA: la volée pallonetto è proprio il colpo che ha mandato ai matti Federer. Ricordo le seguenti cose di quel match (ero a Roma): l'umido che piombò sulla città, Commentucci che dopo quella volée si gira verso di me e Nizzero e dice “ora rosica e si disunisce”, Gulbis che in conferenza stampa dice tranquillamente di essersi ca..to addosso durante i matchpoint sprecati. Ah, e poi mi ricordo anche il servizio di Gulbis, che batteva sempre sugli spot più difficili a non meno di 210 chilometri all'ora.

Wawrinka Murray, Us Open

NICOLA: Murray ci metterà anche del suo e probabilmente non è un caso che negli Slam trovi spesso qualcuno che lo batte giocando in modo divino. Però, appunto, anche quest’anno, in tutte e quattro i Major, è stato stoppato da quattro prestazioni monstre (tre delle quali sono infatti trattate qua, e la quarta, Berdych a Parigi, è stata in lizza fino all’ultimo per la top ten). A New York è il turno di Wawrinka, che tra un “allez” e l’altro porta Andy al quinto e lo prende per sfinimento e nervi. Ancora una volta Murray deve rimandare l’appuntamento col suo primo Slam. E ancora una volta, alla vigilia, era considerato uno dei grandi favoriti.

GIANLUCA: Sole e vento nella domenica che estromette Murray dal torneo che più di tutti sente essere nel suo destino. Ma anche per quest'anno deve rinviare l'appuntamento: è ancora uno svizzero che gli dice di no, uno svizzero che gioca un rovescio ad una mano ma non è Federer. Uno svizzero che si porta dietro una gamba vistosamente fasciata ma anche uno stato di grazie come poche volte gli capita in un match tre su cinque. La tensione è talmente alta che Lundgren, nell'angolo di Wawrinka, quasi dimagrisce (quasi...)


 

Gianluca Comuniello e Nicola Gennai

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