Italiano English Français
HOMEPAGE > > Mats Wilander: resistenza e tattica

30/12/2010 23:26 CEST - Profili

Mats Wilander: resistenza e tattica

TENNIS - Riviviamo la carriera di un grande campione, un vero mostro di intensità e acume tattico. Dai tempi del primo Roland Garros fino alle accuse di doping; tutto questo ascoltando l’opinione di alcuni dei più grandi giornalisti sportivi . Oggi Mats fa l’opinionista, ma alcune sue “previsioni azzardate” fanno pensare che fosse meglio quando calcava i campi da gioco. Danilo Princiotto

| | condividi

Nota d’inizio
Questo articolo tenderà a dividere le due vite di Mats Wilander: da una parte il giocatore, dall’altra il cronista sportivo. Si, perché non è il caso si confondere le imprese di un grande campione con le idee di un opinionista che spesso ha elargito alcuni giudizi un po’ troppo frettolosi su alcuni giocatori (nei confronti di Federer quest’anno disse “Non vincerà più nulla di importante…”, mentre a fine 2008 confessò: “Roger non ritornerà più sul tetto del mondo…”), finendo per essere smentito in diverse occasioni (su Nadal, a fine 2009, invece sentenziò che “per ritornare numero uno del mondo lo spagnolo dovrebbe giocare molto e solo sulla terra battuta, un giocatore come lui non può più vincere sul cemento…”). Il Wilander cronista è uno di quelli che di solito sbaglia pronostico (i tifosi di Roger, prima della Masters Cup avranno fatto i dovuti scongiuri dopo aver saputo che Mats aveva pronosticato Federer come vincitore), uno di quelli che quando incrocia Seppi, Bolelli o Fognini li definisce “italians” e dunque “clay courters” capace solo di poderosi top spin e di qualche risultato degno di nota, solo su terra rossa. Un opinionista anche simpatico, specie se si utilizza un’alta dose di senso dell’umorismo, ma noi preferiamo ricordarvi le gesta della sua gloriosa carriera in cui Mats ha anche sfiorato il Grande Slam, fermato solo a Wimbledon da un Miroslav Mecir in grande forma.

La carriera di Mats

Forza e resistenza, volontà e concentrazione, polmoni e tattica. Anche così si diventa campioni; senza dare spettacolo senza incantare, perche il tennis è anche lavoro, fatica, applicazione; agli altri i lustrini, i giochi di prestigio: per Mats Wilander quello che conta è sempre il risultato (cit. “I grandi del tennis”). Concreto, solido ed essenziale. Ecco tre aggettivi per definire lo svedese Mats Wilander, vincitore di 7 prove dello slam ed ex numero uno del mondo. Nell’82 la Svezia, dopo essere rimasta orfana di Borg, si chiedeva se mai un giocatore come l’Orso avrebbe calcato i campi da gioco. Fu lo stesso Borg, dopo un intervista rilasciata a Rino Tommasi ad indicare il suo successore” Mats Wilander, perché è un campione di concentrazione”. Bjorn aveva dunque capito che la possibilità di competere ad alti livelli stava soprattutto nella mentalità del giocatore e su questo egli stesso fece scuola. Mats Wilander era il primo della classe.

Nel primo Roland Garros senza il plurivincitore svedese, molti si chiedevano chi sarebbe stato il vincitore ma pochi immaginavano una vera e propria impresa di un ragazzino poco più che diciassettenne, il quale arrivò in finale con decisione e personalità. Lendl, Gerulaitis, ma molti ricordano anche la semifinale con Clerc che fu memorabile per un gesto che Mats fece dopo che l’arbitro lo dichiarò vincitore: lo svedese contestò la decisione dell’arbitro al quale disse di non aver vinto il match perché la palla dell’avversario aveva toccato la riga: un gesto fatto in una situazione di punteggio molto delicata per entrambi, in un contesto in cui nessuno, Clerc compreso si era accorto che la sua palla fosse buona e su un match point. Un episodio che ha dimostrato grande sportività ma anche sicurezza e determinazione da parte dello svedese nonostante la sua giovanissima età. In finale dall’altra parte della rete il giovane Mats si comportò da “formichina laboriosa” (cit. Ubaldo) contro il trentenne Guillermo Vilas: una prova di grande intelligenza tattica, perché Wilander aveva capito che il punto debole dell’avversario era sfiancarlo con lunghi scambi (nonostante fosse Vilas) vista la differenza d’età. Ma anche un match molto noioso, con il pubblico francese che ad ampie riprese dimostrò la sua disapprovazione fischiando durante quindici lunghissimi fatti di palle liftate, 3 metri sopra la rete: 4 ore e 42 minuti per quattro set, a dimostrazione che l’argentino non era così facile da stancare. Aveva anche una certa personalità il nostro svedese, che alla vigilia della finale del Roland Garros dell’83, persa poi da Noah, dichiarò di essere stanco di ricevere dai giornalisti e dagli addetti ai lavori complimenti del tipo “Abbiamo il secondo Borg, siamo di fronte a Borg numero due”; questa la risposta di Mats ogni volta “Non sono il secondo Borg, sono Mats Wilander e basta. Il tennis che vivo è quello di oggi ed è per questo tennis che voglio essere giudicato e voglio primeggiare. E’ giunto il momento che la gente la finisca di chiamarmi con il nome di qualcun’altro”. Eppure non avrebbe senso negare che i due svedesi si assomigliassero sul piano del gioco: gioco da fondo, concentrazione sempre ai massimi livelli e ottimo rovescio bimane. Ecco l’analisi del grande Roberto Lombardi sullo stile di gioco di Wilander:” Lo svedese è stato un numero uno assolutamente nobile, senza peraltro eccelse qualità tecniche. Non troviamo infatti, nulla di eccezionale in quello che sapeva fare, al di fuori forse, del suo rovescio lungolinea. Ricordiamo di lui le sue grandi qualità motorie e soprattutto la capacità di colpire la palla sempre al momento giusto. Un giocatore tutto sommato completo che ha saputo migliorarsi con il passare del tempo”. Nessuno si sarebbe mai aspettato infatti, di vedere Wilander trionfare sull’erba e di sconfiggere avversari del calibro di McEnroe e Lendl con copiose discese a rete. Il colpo che lo svedese migliorò di più infatti è stato il rovescio di approccio alla rete, utilizzando un taglio all’indietro che risultò fondamentale per le vittorie sulle superfici veloci.

Il suo secondo slam infatti, arriva proprio sull’erba degli Australian Open nel 1983, giocatosi a fine anno. Sull’erba di Kooyong, lo svedese mise in riga uno dopo l’altro avversari importanti come McEnroe in semifinale (una partita da mostrare agli allievi delle scuole tennis) e Lendl in finale (6-1 6-4 6-4). Molti furono sorpresi da quell’impresa e ritennero che si trattasse solo di un caso fortuito ma in futurò Mats sarà in grado di dimostrare “che un successo sull’erba può essere un caso ma due no!” (cit.). Nel 1984 lo svedese non riuscì a brillare per tutta la stagione, Roland Garros compreso (fu Lendl a trionfare nella storica partita con McEnroe). Wilander però si riprese sul finire dell’anno e fu in grado di ripetere il successo dell’83 sui prati dell’Australian Open, battendo in 4 set (6-7 6-4 7-6 6-2) uno specialista del servizio e volèe come Kevin Curren.

Dopo un 1984 in penombra, il cinismo e l’intelligenza di Wilander ebbero il loro maggior utilizzo soprattutto nella rivalità dello svedese con Ivan Lendl. Agli inizi del 1985, il ceco era sempre più padrone dei campi, soprattutto di quelli in terra battuta: dopo il trionfo di Ivan a Montecarlo proprio contro Wilander in finale, e un’altra vittoria a Dusseldorf sullo svedese, Mats capì che era ora di cambiare tattica in vista del Roland Garros. Dopo essere arrivati in finale battendo McEnroe e Connors, i due diedero vita ad una partita interessante in cui Wilander sorprese nettamente il ceco e vinse in 4 set, attaccando per l’intera durata del match. Una strategia che Mats utilizzerà anche in futuro. Nello stesso anno agli Us Open, lo svedese portò al quinto set, in semifinale, l’idolo di casa McEnroe ed uscì dal campo, pur sconfitto, a testa alta dopo una grandissima prestazione; mentre in Australia fu sconfitto solo da Stefan Edberg in finale.

Mats però, non si è mai fatto mancare niente ed è stato un giocatore che nel corso della sua carriera ha attraversato momenti difficili sul piano del gioco che lo hanno tenuto lontano dalle grandi occasioni per mesi, cosa che invece non capitava mai al rivale Lendl. A proposito sembra corretta l’analisi di Emilio Sanchez Vicario sul diverso attaccamento dei due al tennis: “ Mats era una persona più estroversa, non come Lendl che viveva solo per il tennis; a lui piaceva fare diverse cose nella vita, e questa sua dedizione lo portò spesso lontano dia campi più importanti”. A sostegno della tesi dello spagnolo, arriva un anno per Mats, al di sotto delle aspettative, in cui lo svedese manca sempre agli appuntamenti chiave della stagione: il 1986, anno che sembra sancire il verdetto secondo cui lo svedese non avrebbe mai raggiunto la cima del tennis mondiale. Wilander riesce però a riprendersi nell’anno successivo e conclude la stagione in crescendo, dopo le vittorie a Roma, Montecarlo e in Coppa Davis e le finale agli Us Open, al Roland Garros e al Master di fine anno (sconfitto sempre da Lendl): è solo l’antipasto di ciò che sarà in grado di fare nel 1988.

La migliore stagione per Wilander inizia nel migliore dei modi, con una vittoria agli Australian Open dal sapore un po’ speciale: il primo anno sul cemento di Melbourne e il trionfo dopo due partite al cardiopalmo con Edberg in semi (6-0, 6-7, 6-3, 3-6, 6-1) e con Cash (6-3, 6-7, 3-6, 6-1, 8-6)
in finale. Il secondo successo dell’anno (e il quinto in totale) in uno slam arriva al Roland Garros in finale su Henri Leconte. Questa volta l’esperienza dello svedese fu tale da non permettersi nessun calo di concentrazione (come invece accade nell’83 con Noah) durante il match. Il pubblico francese, desideroso di un’altra impresa, fischiò a lungo il povero Leconte durante la premiazione. Ecco però che poche settimane dopo arriva la doccia fredda per lo svedese, forse i tre set più duri di tutta la carriera contro uno dei giocatori che più lo hanno messo in difficoltà: Miroslav Mecir (7-4 per lo slovacco negli h2h). Nei quarti di finale a Londra Mats subisce una dura lezione di tennis (6-3 6-1 6-3) e manda il fumo il sogno dello Slam. Il tempo dei successi però, non è ancora finito.

A Flushing Meadows in finale sono sempre loro: Mats Wilander e Ivan Lendl. I due danno vita ad una delle partite più entusiasmanti di sempre: 5 set di puro agonismo e di trasformazione tattica per lo svedese che sbalordisce in primis Lendl (come già fece qualche anno prima), in secundis il pubblico newyorkese scendendo a rete con una frequenza che mai aveva usato: “ Una partita incredibile perché Mats Wilander andò a rete 131 volte. Io credo che non ci sia andato, in certi anni della sua carriera durante tutta la stagione. Lo svedese dimostro una freddezza e una capacità di concentrazione mostruosa” questo il parere del nostro Ubaldo. 6-4, 4-6, 6-3, 5-7, 6-4 il punteggio finale che regala a Wilander il trono del tennis mondiale per la prima volta in carriera.

Dopo un anno del genere ha inizio il declino dello svedese; un declino inevitabile per un giocatore che, non dotato di un grandissimo talento tennistico, ha dovuto chiedere troppo al suo fisico, spendendo eccessive energie. Dopo soli 4 mesi (e un solo titolo a Palermo), Wilander cede lo scettro a Lendl a causa di una prematura uscita al secondo turno agli Open d’Australia. Un altro segno di inevitabile declino è rappresentato dalla sconfitta subita da Mats a Wimbledon 89 da un altro ex grande: John McEnroe. Uno degli ultimi acuti dello scandinavo arriverà sempre in Australia nel 1990, dove raggiungerà la semifinale dopo aver avuto la meglio su Becker: poi più nulla. Nel giro di un anno e mezzo l’ex numero uno del mondo sprofondò in classifica oltre la settantesima posizione e qualche tempo dopo ammise “Dopo la mia vittoria agli Us Open pensai di poter prendere un periodo di riposo mentale e tornare poi, come se nulla fosse stato”. Di fatti così non fu e già nel 1992 la classifica Atp quasi non registrava più il suo nome. Wilander decise allora di staccare col tennis e dedicarsi alla moglie Sonia. Insieme i due diedero vita a tre bambini e fu proprio allora che lo svedese ritrovò una serenità tale da tornare sui campi da gioco. I risultati non furono così esaltanti ma Mats si prese il lusso di fare qualche scalpo eccellente tra i top ten, rientrando tra i primi 50. Il 1996 fu l’ultima stagione di una carriera macchiata anche dall’ombra della droga e dell’alcool. Nel ’96 infatti molti giornali sparsero la voce secondo cui Wilander (insieme al collega Novecek) avesse assunto della cocaina prima del Roland Garros ‘95; successivamente i test dell’antidoping rilevarono anche tracce di hashish nel sangue di Mats che non si preoccupò più di tanto per una situazione che oramai non lo toccava più così da vicino in seguito alla decisione di un ritiro definitivo. Ritiro che ufficiosamente avvenne proprio al Roland Garros, lo stadio in cui Wilander, 14 anni prima aveva compiuto un impresa.
 

Danilo Princiotto

comments powered by Disqus
Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti
La vittoria di Francesca Schiavone a Parigi

Fotogallery a cura di Giacomo Fazio

Ubi TV

Pennetta pizzaiola

Quote del giorno

"Non ci si dovrebbe mai lamentare di un infortunio. Se giochi, significa che non sei infortunato. Punto.".

Roy Emerson

Accadde oggi...

    26 Dicembre 1972

Il numero uno del mondo Ken Rosewall perde al primo turno dell'Australian Open, cedendo a Karl Meyer della Germania dell'Ovest 6-2 6-3 6-2. Dice Rosewall dopo il match: “Non ho mai sentito parlare di Meiler. Non sono nemmeno certo di quale sia il suo nome”.

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker